Un sabato un po’ così

Che non fosse un sabato straordinario si era capito subito in fondo, quando il 105 mi è passato affianco dieci metri prima della fermata lasciandomi a terra in attesa del successivo. Anyway, in compenso ho avuto modo di comprare il biglietto e di sedermi vicino a tre testimoni di Geova di una certa età che parlavano fra di loro aspettando un autobus. La signora mi ha chiesto se volevo la loro rivista, io molto cortesemente le ho risposto e abbiamo scambiato due parole, le ho domandato se l’ultimo forte attacco dell’ONU al Vaticano potesse essere in qualche modo catalogato come un primo sintomo di Armageddon e lei mi ha detto “Potrebbe essere…” alzando le mani. Nel frattempo arrivava il 105 e ho dovuto congedarmi, con un sorriso educato e rispettoso, augurando loro buona giornata. Che non fosse un sabato perfetto l’ho capito visto che mi sono fatto tutto il tragitto in piedi fino a Termini, un’ora appoggiato ad un corrimano a guardare il nulla. Poi però capita che a Via L’Aquila un signore distinto sulla sessantina parli con il conducente e alzando la voce gridi “Se ero ‘na fregna era mejo pe tte…”, un lampo di volgarità, un squarcio di essenza popolaresca. Tralasciando l’eroe imprevisto, il sabato prendeva una piega alquanto negativa quando l’ingorgo a Via Napoleone III, ormai vicino al traguardo, mi bloccava senza opzioni alternative.

Poi però c’era il Catto ad aspettarmi, un sorriso ad accogliermi, un amico che si aggirava per il Nike Store in mia attesa.

Due passi, il Teatro Marcello, il quartiere ebraico, una cagata di uccello sul mio cappotto a ricordarmi che il sabato non era positivo, altri due passi e un’altra cagata addosso a me su Via Arenula, un assedio ingiustificato al sottoscritto. Pensi che questo sabato non sia meraviglioso ma pure che l’anno sia un po’ di merda e le due strisciate addosso di sterco non siano casuali.

Ironizzi, che altri devi fà? Dici che mancano 324 giorni alla fine di questo anno di merda in tutti i sensi. Piove. Ci mancava solo quello. Mangi una pizza e torni indietro, incontri tua cugina, ti fermi a Via Magnanapoli e mostri al Gallo che Marco il “Laziale” forse è diventato papà e ti interroghi su Marco il “Sardo”. Saluti il ragazzo di Fiuggi e ti incammini verso casa, poi però ti fermi all’IBS e cerchi una versione economica della Divina Commedia. Non la trovi, la chiedi alla commessa e ti dice che ne hanno solo in cantiche separate, ma visto che sei un diffidente nato, torni alla scaffale da solo e la trovi anche tutta in un volume e capisci che nel “sabato no” era previsto anche lo zampino di una che non voleva venderti ciò che cercavi. Compri la tua Divina Commedia, svolti il sabato e inizi a leggere. Metropolitana, nessun posto per sedersi, leggi uguale, tu hai il primo canto davanti e una affianco smanetta con Facebook sullo smartphone, tu ti domandi “Ma chi sta mejo?” Io di certo e pensi a Sgarbi e lo vorresti emulare gridando “Leggi Dante, leggi Manzoni, capra!!!”. Sei troppo preso, troppo assorto, troppo fomento, troppo roba. Rientri a casa. In mezz’ora vieni mandato affanculo via telefono e bloccato su tutti i dispositivi del mondo (tranne un cercapersone della SIP del 1991) da parte della stessa persona. Ceni, parli, ascolti, un sacco di argomenti, un menù ricco, intendo di discussioni. Mangi, poi ti allunghi e ti leggi anche il secondo canto, ti fai un sorso di liquore al mandarino che ti hanno portato per Natale. C’è Napoli – Milan ma non mi interessa, mi metto a lavare i piatti per tutti, la lavastoviglie non funziona, è una penitenza che ti infliggi ricordando che in fondo era un sabato un po’ di merda. Vince il Napoli, perde il Milan, ma non riesci a essere felice. Capita. Guardi l’orologio, manca poco a mezzanotte, dai che sto sabato è finito, presto sarà domenica e sai che ti attende un compleanno, i cannelloni, qualche brindisi con il derby in sottofondo. Magari ti leggi il terzo canto per distrarti, dai su, peggio di questo sabato non potrà andà, dai dai, mancano quasi 323 giorni al 2015. Sta qui, dietro l’angolo. Buonanotte.