Moltiplicato per 50

Anche se mi impegno e cerco di pescare nella mia fantasia non riesco a trovare un motivo valido per scrivere, non trovo una cosa al mondo, e dico una, di cui parlare. Non ho veramente nulla da dire. In realtà, forse, avrei talmente tanto di cui scrivere che non mi va di imbarcarmi in interminabili filippiche, in mostruosi mega monologhi. Non mi va, non ne ho voglia e non lo farò. Farei prima a pubblicare qui, tutta d’un fiato, la mail che tre settimane fa ho scritto a David, la mail più lunga di tutti i tempi, sei pagine in cui ho vomitato il possibile, l’impossibile e oltre. Peccato non poterla pubblicare ma troppi vincoli morali, di rispetto e privacy mi blindano. Se la mettessi qui on-line poi potrei stare in silenzio per mesi, tanto non avrei più nient’altro da aggiungere. Ecco, si Dà, il pensiero sul quale ormai mi sono incaponito è il seguente: pensa tu che tutto questo va moltiplicato per i prossimi 50 anni, i quali a occhio e croce il destino ci ha assegnato d’ufficio. Oh, altri 50 anni così, sai che significa? Ho fatto due conti e la traduzione è 600 mesi, 2600 settimane e 18262 giorni. Impossibile sopravvivere, invece sarà così. Ti pongo questa riflessione, pensaci bene e vedrai che lo scenario è profondamente drammatico. Diciamo che io spero sempre nella profezia di Alfredo, quella secondo la quale io farò la fine di Van Basten, ma magari fosse Dà, altri due anni, risparmierei 48 anni, magnifico.

Che poi anche la bella stagione sta per arrivare, una volta si aspettava perché finiva scuola e si andava in vacanza, oggi invece no, anzi. Guarda, mi angoscia pensare all’estate, tutti che si divertono, quel senso di allegria che serpeggia, l’obbligo di dover essere in un certo modo, con un po’ di abbronzatura e tutto il guardaroba pieno di vestiti bianchi. A me il fatto che l’estate si stia avvicinando mi intristisce mortalmente, semplicemente perché ripenso a quando era una stagione vissuta e entusiasmante: al mare, il beach volley, gli esami, le cene da Teoria, alla Festa dell’Unità, la Stella “Brivido”, le gite fuori porta e i viaggi. Considerando che ora non c’è più nulla di tutto ciò, al massimo solo il caldo e l’afa, a che serve l’estate e quell’implicito senso di frustrante fomento? Dimmi tu.

Oh, sia chiaro, che era finita lo dicevo da un pezzo, da anni, che finisse così non me lo sarei mai immaginato però. Giuro. E comunque, in fondo, ci trovo anche un gusto piacevolmente perverso in tutto ciò, cioè che tutto vada storto, o che ogni cosa vada per un senso contrario, come se ci fosse un sortilegio. Tanto è così, sia chiaro. Non succederà più niente in eterno, e se succederà qualcosa, come è facile e ovvio da immaginare, sarà qualcosa di negativo, è il corso della vita.

Per cui che dire, mi rintano nel Grande Fratello il lunedì, le coppe il martedì e il mercoledì, la palestra i giorni pari, la corsa la domenica. Oh, parliamo di corsa dai, confermo quello che hai detto: dovesse succedere qualcosa mi dispiacerebbe solo non poter più andare a correre. Giusto, hai ragione. Ma te lo dico proprio spassionatamente.

Il punto però io lo so qual è, peccato non poterlo dire. Ma prima o poi lo scriverò, un giorno, così, quando mi andrà, l’ho capito domenica 23 marzo verso le 17 al gol di Bonaventura definitivamente, anche se è tutto in gran parte in quella mail.

Io la vedo nera, ma nera che più nera non si può. Prepariamoci al peggio, vedrai tu. Altro che, altro che Lisbona, puntiamo a Pasqua. Dammi retta. Altri 50 anni così, altri 50 anni di nulla, mezzo secolo in cui non capiterà più niente, anche perché, che deve succedere? Ma ci pensi? Tutto questo, moltiplicato per 50.