Chiudete le valigie, si va a New York!

Una delle ultime sere a New York, uscendo da casa di Tania e Pierluigi, quest’ultimo disse a me e ai miei genitori, che finita la scuola sarei dovuto andare lì, nella Grande Mela, per studiare, per aprirmi a nuovi orizzonti ed immergermi in un mondo di opportunità e dinamiche completamente diverse dalle nostre. Risposi sorridendo e con una battuta,  dissi infatti che un giorno sarei tornato a New York, magari per lavorare al NY Times.

C’è un qualcosa di ricorrente in episodi che avvengono nella mia vita, non so se chiamarlo fil rouge sia corretto, eppure mi capitano cose strane, altre invece un po’ scritte, come se in fondo dovessero succedere.

Sto tornando a New York undici anni dopo quella fugace conversazione sulla soglia della porta di casa e lo sto facendo perché sono effettivamente sbarcato da questa parte di mondo per fare quel mestiere. Certo, non starò al NY Times e nemmeno a Manhattan, ma sto al di qua della frontiera a lavorare in una tv. L’avevo sparata volutamente grossa, ma se poi vai a scavare, sotto sotto, lontanissimo non sono andato, almeno nei contenuti specifici.

Domani vado a New York, e già questo basta e avanza. Il post potrebbe finire qui, con un punto successivo alla parola numero 211. Torno in uno dei due posti in cui volevo tornare in vita mia e penso che farlo dopo più di un decennio sia una porzione di tempo giusta.

Era il giugno del 2005 quando insieme ai miei genitori attraversammo l’oceano per la prima volta, il 17 giugno, il giorno prima ero tornato da Milano stravolto ma contento, avevamo vinto la prima coppa Italia con Mancini, quel successo che inaugurò un periodo incredibile, e a quell’entusiasmo se ne sommava un altro ugualmente potente, il primo viaggio con destinazione la terra a stelle e strisce.

Ho diversi ricordi di NY ma molti meno di quanti potrei averne. Non so come mai ma la mia memoria scivola inspiegabilmente su quei giorni, ci sono dettagli e luoghi che ad esempio ricordano con molta più precisione i miei genitori di me. Ignoro completamente il motivo, forse ero troppo dentro, troppo coinvolto che non sono riuscito a scattare molte immagini mentali durature. Ricordo, ma non troppo, e per me è una notizia sconcertante.

Dare una bella mano di tinta a certe memorie potrebbe aiutare anche se non farà caldo ma freddo, e sarò da solo e non in compagnia.

Questo viaggio è nato per caso, all’improvviso. Ci ho pensato una domenica pomeriggio ed il giorno dopo avevo fatto tutto. Mentre mi domandavo se Toronto avesse almeno una cosa positiva, ho trovato la risposta: sì, è ad un’ora e mezza di volo da NYC, ecco, andiamoci allora.

Cinque giorni non sono troppi ma bastano, soprattutto se sei al secondo giro, e sarà interessante vedere la Grande Mela vestita di inverno, così come fare quello che non era stato possibile 11 anni fa, come ad esempio vedere il Guggenheim.

Da quando c’è questo blog, e ho iniziato a scrivere anche sui miei viaggi, mancava un post. Avrei voluto avere il blog nel 2005 per scrivere “Chiudete le valigie, si va a New York!”. Ho dovuto aspettare invece parecchio tempo, ma spesso la vita una seconda chance te la dà e ora, finalmente, fra i tanti racconti di viaggio ci sarà anche questo.

E sì, perché domani si va nella City, nella capitale del mondo, in quel posto in cui ti senti al centro e tutto il resto è periferia. Domani è NYC.

E allora, chiudete le valigie, si va a New York!

Hey there, Delilah

What’s it like in New York City?

I’m a thousand miles away

But girl, tonight you look so pretty

Yes you do

Times Square can’t shine as bright as you

I swear it’s true

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Chiudete le valigie, si va a New York!ultima modifica: 2016-02-02T22:12:52+01:00da matteociofi
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