La gita a Montalcino

“Certo che la Toscana è proprio bella, vero Svè?”

Diverse volte ho reinterpretato una frase di Federico di Ritals rivolgendomi a Gabriele, per esprimere il mio entusiasmo e cercare la sua approvazione retorica nei due giorni a Montalcino.

È bella la Toscana, così come sono meravigliose le vigne e i colli senesi, mentre il vino rosso, i pinci al pomodoro, il pane e i salumi sono deliziosi. Montalcino ha il suo fascino di borgo, le bandiere dei quattro quartieri esposti a richiamare l’aria del Palio, e ogni angolo, ogni strada che sbuca fuori da due case, ti apre al verde. La Toscana è questa.

La regione in cui, a mio avviso, si condensa alla perfezione tutto ciò che abbiamo di bello e attraente: la storia, l’arte, la cultura, l’identità, il cibo, il vino, la natura, senza dimenticare il mare e la montagna. L’eccellenza alla fine paga sempre e attira, pensavo questo mentre contavo turisti stranieri in giro per le vie di Montalcino o dialogavo con gli americani durante il secondo Wine Tasting.

E proprio sulla qualità, sulla alta qualità, dovremmo costruire un turismo diverso, in grado di accogliere i visitatori, trattarli in modo impeccabile e regalare loro una esperienza indimenticabile, al di là di quello che possono sperimentare già transitando per il nostro paese.

C’è un fascino difficile da spiegare nel camminare in una vigna e vedere un grappolo di uva e pensare che quest’ultimo presto sarà trasformato in vino, esportato ovunque e finalizzato a un prodotto unico e di altissima qualità. C’è ancora un senso di poesia, di tempo che si ferma e di tradizione che fortunatamente non vuole terminare.

È bella la Toscana, ma è proprio bella l’Italia, anzi, è ineguagliabile, e tralasciando tutti i discorsi retorici e tendenti al populismo o alla critica sterile,  lo capisci quando vedi che se vogliamo, sappiamo fare le cose bene, sappiamo affascinare e fornire standard per cui gli stranieri impazziscono. E allora comprendi che si può fare ma poi ti incagli nel capire perché non si può fare sempre e dappertutto.

I due giorni a Montalcino sono stati scanditi dal vino, dai colori di paesaggi frustati dal caldo torrido di questi mesi, e da quella sensazione che però apparteniamo a qualcosa di davvero grande e non possiamo non esserne felici. Per questo, nel viaggio di ritorno, all’autogrill di Giove, con Gabriele ci siamo fatti una foto davanti al cartellone con scritto “Sei in un paese meraviglioso” uno slogan delle Autostrade.

È vero, e lo sappiamo, ne abbiamo avuto una conferma ulteriore che ha reso la gita a Montalcino ancora più unica, una di quelle breve esperienze che fra tanti anni ricorderemo con enorme entusiasmo e molti sorrisi.

Il giorno dopo del testimone

Anni fa, alla vigilia della seconda laurea, mi ricordo che dissi una frase che più o meno suonava così: “Non mi vorrei mai sposare per non vivere il senso di vuoto del giorno dopo”.

Era una frase che prendeva spunto dalla sensazione strana che si percepisce dopo aver discusso una laurea, ancora di più quella magistrale che non solo chiude un percorso ma archivia proprio un pezzo di vita.

Ovviamente il riferimento era alle tante cose da preparare e finalizzare in attesa dell’evento, così come l’aver avuto per mesi, se non anni, quel pensiero in testa che a un punto, dopo una giornata, sparisce e lascia sensazioni alquanto uncomfortable.

Mi è tornata in mente quella frase ieri, mentre tornavo a casa dopo l’ultima delle celebrazioni e feste per il matrimonio di Antonio e La Bionda ed ovviamente ho avvertito quel senso di “E ora che si fa da domani?” Cioè, a che cosa si pensa dopo che per mesi, soprattutto gli ultimi, ogni cosa era indirizzata a questo evento?

Non lo so, o meglio, lo so bene perché ci sono migliaia di cose che devo fare fortunatamente, ma di certo non vorrei essere gli sposi che invece saranno anche felici di aver messo un punto a tutta questa avventura di preparazione. O magari no, perché forse anche loro, stamattina, o nelle prossime ore, potrebbero avvertire quella percezione di avere un vuoto visto che il grande pensiero ormai non c’è più. Sono curioso di questo e presto glielo chiederò.

Visto che mi immalinconisco per ogni fine, ieri, nell’ultima celebrazione di questo sposalizio, riflettevo sul fatto che dopo due anni esatti tutto si stava chiudendo, in un posto, oltretutto, che 7 anni fa ci aveva già visti in qualche modo protagonisti proprio per la laurea triennale della Bionda. Una serata che per me ebbe un valore ancora più grande a livello personale.

Era settembre del 2015 quando Antonio e La Bionda vennero a trovarmi a casa qualche giorno dopo essermi operato, ed in quella occasione mi dissero che io sarei stato il testimone, dando così il via a questa maratona che solo ieri ha visto la sua fine.

Due anni a pensare a questo momento e ora è alle spalle e fortunatamente è un ricordo bello. Ma bello per davvero. Aver avuto il privilegio di essere testimone, ancor più della sposa, mi ha fatto vivere questo matrimonio con una panoramica speciale, da vero insider e non a caso sono stato l’unico a partecipare al doppio addio (celibato e nubilato), al matrimonio e al rinfresco finale di ieri sera.

Tutto questo con l’esclusiva di accompagnare gli sposi nel luogo della cerimonia e dopo al ristorante, sempre insieme, su un mezzo fantastico con affianco a me l’altro grande testimone, l’irraggiungibile Signor Catto.

Un matrimonio di questo tipo non lo rivivrò più per una serie di condizioni oggettive, anche solo se penso al rapporto e alla conoscenza che ho con entrambi gli sposi e quindi, oggi, al piacere del ricordo si va anche a sommare la sensazione di aver vissuto qualcosa che non sarà più ripetibile. Un unicum.

È stata una festa sobria, con due sposi belli e vestiti a mio avviso in maniera inappuntabile, molto meglio di tanti personaggi pacchiani che si vedono in giro oggi. Bella la location del grande sì, curato e accogliente il posto del rinfresco, di qualità il cibo e originale il giro sul pullmino, difficile trovare qualcosa su cui recriminare in questo matrimonio, forse il Mojito poco “zuccherino”.

Va in archivio un momento dall’alto valore simbolico, una festa che mi ha coinvolto e divertito, e se questa è stata in qualche modo la puntata finale di quella famosa e fantasiosa serie universitaria, direi che un finale migliore e più degno non poteva proprio esserci.