Che anno sarà

Dopo aver risposto alla domanda: «Che anno è stato?», devo ora cimentarmi in una ancora più complicata: «Che anno sarà?». Non è mai facile prevedere un anno, soprattutto quando non c’è nulla di pianificato e non hai nemmeno mezzo programma in testa. Parlare senza presupposti è quasi impossibile, posso dire tutto e il contrario di tutto. Era facile negli anni passati quando sapevo esattamente che corsi avrei seguito e quando avrei sostenuto certi esami, era comodo, bello, nemmeno iniziavi l’anno e avevi già scadenze e date. Dei binari che ti conducevano verso una destinazione, dipendeva poi da te imprimere la velocità alla corsa. Non è più cosi da due anni ormai, e questa volta ho veramente zero idee. Dodici mesi fa la volontà di un’avventura all’estero mi balenava per la testa, volevo farlo e cominciai a orientarmi in quella direzione, quest’anno non è cosi, non può essere ancora così.

Non so che anno sarà, non ne ho idea. Posso dire che al momento ci sono due sbiadite situazioni che potenzialmente potrebbero essere importanti e regalare qualcosa ma non dipende molto da me. Non a caso non sto facendo troppo affidamento a queste due cose, non so cosa accadrà nelle prossime settimane, o comunque entro fine gennaio quasi certamente avrò le idee più chiare. Tralasciando questi due spiragli, per il resto direi buio totale. Non mi stupirei se nel giro di un paio di mesi mi ritrovassi a fare qualcosa di inutile o del tutto lontano dai miei interessi, sottopagato da qualche parte. Non è il massimo della vita, è vero, ma è una soluzione, o una prospettiva reale che potrebbe accadere. Il 2014 non è partito benissimo, mi pare evidente, ma voglio sforzarmi ad essere ottimista anche se non ho particolari motivi e non mi piace dover fare l’allegro e il fiducioso a prescindere.

Quanto invece al lato rosa, o quello sentimentale, credo che il 2014 sarà il primo anno di una lunga pausa almeno decennale. Insomma non fanno per me certe cose, o meglio, io non faccio per loro. La sensazione, ed in parte la mia volontà, sarà quella di intrattenere relazioni al massimo con mia madre e le mie nonne. Uno strappo alla regola lo faccio per La Bionda con la quale è sempre un piacere conversare. Spero di non viaggiare più come lo scorso anno, di non fare le valigie e se devo augurarmi qualcosa mi concedo un 4 giorni con David da qualche parte. Niente di più.

Tornerò a fare attività fisica, il mio corpo lo richiede a gran voce, lo sta urlando. Sono dieci mesi che ho mollato la palestra, tre invece che non corro. È tempo di tornare a faticare e di riconsegnare un certo benessere al mio fisico, va bene la pausa del 2013 ma ora basta, ho una gran voglia di rimettermi in movimento. Ad aprile finirò i miei due anni con 2duerighe.com e avrei tutte le carte in regole per diventare pubblicista e nel frattempo speriamo che spunti fuori qualcosa.

Che anno sarà allora? Non lo so. A febbraio forse capiremo in parte la natura di questo 2014, ma le sensazioni, per quanto io voglia essere ottimista a tutti i costi e senza una vera ragione, non sono delle migliori.

Un anno dai due volti (Parte seconda)

 

Il proverbio dice “Anno bisesto, anno funesto”, e discutere una tesi nel giorno bisestile, ossia il 29 febbraio, è una curiosa coincidenza. Con tutta la mia sfrontatezza ho ridicolizzato il detto e ho preso la lode smontando l’assioma: anno bisestile, anno difficile. In realtà è stato proprio così, un’annata molto complicata e negli ultimi mesi sono passato alla cassa a pagare il conto.

Il primo momento veramente complesso è arrivato a ridosso della discussione di laurea, quando ho capito che si stava chiudendo un periodo meraviglioso della mia vita, lì ho realizzato che stavo uscendo da un universo tanto incantato quanto di fondo ovattato. Una persona mi ha visto piangere prima di andare alla festa di laurea e sa i motivi, il distacco con la mia facoltà non è stato facile, un cordone che forse non è stato ancora del tutto tagliato, ma quando stai divinamente in un posto è dura accettare che sia finita. Fortunatamente ho avuto lo stage in tv due mesi dopo che mi ha riacceso, ma la separazione da Tor Vergata rimane per me un momento carico di significato e non del tutto indolore.

Riavvolgendo il nastro torno come anticipato a fine settembre, alla beffa del colloquio al Ministero, sembrava fatta e poi è sfumato clamorosamente. Da lì in poi mio cugino, compagno di giochi estivi d’infanzia, è rimasto su una sedia a rotelle dopo essere caduto a lavoro. Questa notizia mi ha sconvolto nel profondo dell’anima perché pensi immediatamente “Potevo esserci io” e dopo ti immagini cosa significhi ritrovarsi a 27 anni su una carrozzella. Poco dopo ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro e questo è stato il secondo distacco dell’anno in seguito a quello dell’Università.

Sbalordito, stravolto e addolorato mi sono ritrovato ad affrontare i tre ricoveri e l’operazione di mio padre, uno stage interessante come occasione ma insostenibile in quel momento dell’anno per milioni di motivi e anche l’intervento chirurgico di mia madre. A tutto questo va aggiunta la morte di mia zia a metà novembre, in seguito ad una lunga malattia.

Termina l’anno funesto, e posso dire che sulla mia pelle ho provato la crudeltà di certe cose, mi sono sentito dopo tanto tempo vulnerabile, piccolo ed incapace. Non ricorderò questo 2012 con particolare piacere, mi porto dietro le cose migliori e le emozioni, quelle che non ti toglie nessuno, quelle che non sbiadisce nemmeno il tempo che vola. Mi porto dietro i momenti duri e gli insegnamenti che inevitabilmente vengono generati da tali situazioni. Mi affaccio al 2013 con meno entusiasmo degli ultimi 5-6 anni ma è una logica conseguenza anche se so perfettamente da dove ripartire, so quale è la mia priorità ed il mio obiettivo principale.

Combatterò sempre e comunque per quello, ovunque, a modo mio.

Buon anno a tutti voi.                       

 

 

FOTO DELL’ANNO

 

2012, anno, bilancio, resoconto

 

(20/07/2012)

 

 

 

CANZONE DELL’ANNO

 

 

“…Come un fesso vorrei farti innamorare,

no ti prego non andare,

se puoi rimani

fino a domani..

 

qui, vestita da bambina,

prigioniera, vuoi scappare

da una perfida regina,

col tuo principe immortale.

 

E l’occhio ride ma ti piange il cuore,

sei così bella ma vorresti morire…”

 

Un anno dai due volti (Parte prima)

 

È arrivato il momento di fare il classico resoconto di fine anno e come sempre, l’avvinarsi della notte di San Silvestro, diventa l’occasione per tirare una linea, guardarsi indietro, stilare un bilancio, vedere quello che si è fatto, dove si sono commessi degli errori e scrutare le esperienze.

Parlare di questo 2012 per me in realtà è molto facile, paradossalmente è l’anno più semplice da ripercorrere, basta dividerlo in due parti nette: da gennaio al 21 settembre e da lì fino alla fine.

Due tronconi, il primo bello, intenso, ricco di emozioni e formativo; il secondo triste, doloroso, vuoto di sorrisi, appeso ad un perenne stato di angoscia.

È stato l’anno della laurea magistrale, il 29 febbraio ho chiuso la mia fantastica avventura all’università dopo 5 anni e mezzo, discutendo la tesi che sognavo, quella in cui mi sono immerso e che mi ha fatto sentire veramente orgoglioso di ciò che stavo facendo. Sono arrivato al traguardo come volevo, il voto, la lode, sono state cose secondarie. Per me, quella tesi aveva un valore talmente profondo che nient’altro poteva avere un significato maggiore.

È stato l’anno del tirocinio in tv, un’esperienza unica, meravigliosa, in cui ho imparato decine di cose nuove ogni giorno. Mi sono ritrovato improvvisamente nel veicolo d’informazione per antonomasia, sono stato catapultato nella dimensione che ho sempre desiderato. È stato tutto bello, ma molto naturale, ritrovarmi in onda, con il mio volto a riempire la tv è stata un’emozione che mi porterò dietro a lungo. È stato uno stage che mi ha fatto capire tanto, soprattutto dove mi piacerebbe arrivare e cosa vorrei fare di mestiere.

Calcisticamente, c’è poco da ricordare se non i tre derby vinti nell’anno solare, una soddisfazione che ha mitigato una stagione avara di successi, e che ha toccato in questo finale di 2012 il suo apice nel successo a inizio novembre a Torino contro la Juventus.

Dopo il tirocinio e l’estate è stato il turno dei due viaggi europei con mio padre a settembre: Parigi e Budapest. Queste due città rimarranno nel mio cuore per tante ragioni e non solo per la loro indubbia bellezza. Tornato da Budapest mio padre ha iniziato ad avere tutti quei problemi che ancora oggi si porta dietro e che sembra non riuscire a superare definitivamente. Parigi e Budapest sono le ultime due cartoline di un certo periodo caratterizzato da sorrisi e spensieratezza, tornato dall’Ungheria è cambiato tutto e nel giro di 10 giorni sono iniziate ad arrivare le brutte notizie, è cominciata la seconda parte dell’anno quella tetra, quella delle lacrime, quella di cui parlerò nel prossimo post, l’ultimo di questo 2012 dal doppio volto…(continua).

 

 

FRASE DELL’ANNO

 

Gabriele: “Il fomento tornerà, la tua forza è il tuo cuore e quello viaggia sempre con te, non te lo ha dato nessun posto…”.

(3/03/2012)

 

 

 

 

Un anno in un video

 

 

Un 2012 rosso

 

Se c’è un colore in grado di riassumere o identificare questo mio 2012 è certamente il rosso. Devo dire che negli ultimi anni questa tonalità mi piace sempre di più, un colore che per tante ragioni ha macchiato i miei ultimi 12 mesi, nel bene e nel male.

Rosso laurea: è il colore della discussione di una tesi, la laurea è rossa. Lo era nel 2009 quando Francesca preparò per tutti dei fiori rossi di cartapesta da attaccarsi prima della festa, lo è stato anche nel 2012. Rosso come la copertina che ho scelto per il mio lavoro, rosso passione come quella che senti dentro quanto ti svegli la mattina e sai di dover vivere un momento comunque indimenticabile, rosso cravatta come quella che ho indossato il 29 febbraio.

Rosso Liverpool: la mia tesi verteva sulla Tragedia di Hillsborough e quindi, inevitabilmente, sul Liverpool e sulla città del Merseyside. Il rosso è da sempre il colore che contraddistingue questa squadra, e nel mio 2012 ha avuto un peso notevole.

Rosso sangue: se parli di Hillsborough ti viene in mente il dolore ed il sangue, quello ritrovato sui gradoni della Leppings Lane dopo quel maledetto Liverpool-Nottingham Forest in cui persero la vita 96 persone. La morte non sempre si può identificare con il sangue o con una perdita di quest’ultimo, nel caso che io ho raccontato c’è anche questo.

Rosso TV: terminata la laurea mi sono ritrovato a fare uno stage in una televisione privata di Roma che ha come simbolo un piccolo Colosseo completamente rosso.

Rosso cuore: il cuore è convenzionalmente identificato con le tonalità del rosso. Il mio ultimamente ha sanguinato parecchio. Un cuore che perde sangue è rosso su rosso, un cuore straziato dal dolore e dalla fine di qualcosa è ancor più rosso. Non batte come prima, ma arde sempre, potrebbe essere rosso di rabbia ma non lo è, al massimo è rosso di sentimento, un concetto astratto che non può essere di colore diverso dal rosso.