Campione del mondo di organizzazione 2011

Ogni volta che devo recarmi all’emeroteca della Biblioteca Nazionale mi incupisco sempre un po’. Credo che sia la naturale conseguenza di quando torni in un luogo che rappresenta problemi, fastidi e malesseri, per questa ragione non mi soffermo troppo a pensare sul perché sono rabbuiato, prendo la metropolitana, mi carico di pazienza e vado. Anche oggi ho vissuto queste sensazioni, come sempre ho ripensato a quando andavo al liceo e percorrevo questo tragitto, tutte le volte mi rendo conto di quanto non rimpianga quei tempi. Come accadde due anni fa, anche la tesi della magistrale mi ha spinto all’emeroteca a caccia di articoli di giornale sempre a sfondo sportivo. Gli obiettivi della giornata erano chiari: raccogliere un paio di pezzi della Gazzetta dello Sport sui fatti di Hillsborough datati aprile 1989 e cercare la rivista che mi aveva suggerito il professore mercoledì scorso. Alle ore 9 sono entrato nella sala e ho prenotato entrambe le cose con la consegna fissata circa un’ora dopo, al bancone dell’emeroteca. A quel punto è scattato un piano che mi ha visto grande protagonista, uno stratagemma che mi ha definitivamente consacrato campione del mondo di tempi e organizzazione per l’annata 2011. Questa mattina alle ore 10 iniziava infatti la vendita dei biglietti del concerto di Noel Gallagher per la data di Roma prevista il 13 marzo prossimo, considerando che i tagliandi nelle precedenti tappe europee sono stati polverizzati nell’arco di 6-7 minuti mi sono dovuto organizzare per bene, incastrando a meraviglia l’appuntamento con i biglietti con le bobine dell’emeroteca. Prenotati i giornali alla Biblioteca Nazionale sono scattato verso Via Solferino 6 dove c’è una biglietteria TicketOne che avevo individuato ieri sera, alle 10 ero lì pronto, davanti alla postazione per gli eventi e alle 10.13 ottenevo il mio biglietto dopo alcuni momenti di panico. Dopo essermi messo in tasca il ticket mi sono fiondato in Biblioteca, ma prima di entrare nell’emeroteca mi sono concesso anche uno spuntino di metà mattina. Ad un certo punto mi sono ritrovato al bancone del bar con un tramezzino in mano mentre avevo ai miei lati due tipi imbarazzanti: sulla sinistra un uomo sulla quarantina che alle 10.30 si stava scolando amabilmente un Tuborg da mezzo litro, alla mia destra una ragazza della mia età che dopo un paio di richieste bizzarre si è bevuta una bottiglietta di acqua sempre da mezzo litro con due sorsate senza prendere fiato. Scioccato dalla compagnia, mi sono rifugiato nella mia postazione, ho montato la bobina relativa alla Gazzetta dello Sport e ho cominciato il mio lavoro. Peccato per la rivista che avevo ordinato, pare che sia nelle mani di qualcuno da giorni e non si sa che fine abbia fatto, il timore di dover tornare lo avverto ma potrebbe anche essere la mia prima ed ultima apparizione alla Biblioteca Nazionale. Alle ore 13.40 uscivo dal cancello di Viale Castro Pretorio moderatamente soddisfatto: con l’umore tendente al miglioramento, con l’ambito tagliando del concerto di Noel Gallagher in tasca e la medaglia d’oro di campione del mondo di organizzazione e gestione dei tempi sul petto.  

 

 

Forever we’d be free
Free to spend our whole lives running
From people who would be
The death of you and me

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Ritorno all’orrore

Ieri mattina si è tenuta una visita guidata dal nostro professore di filologia della letteratura italiana alla Biblioteca Nazionale, un’uscita programmata la scorsa settimana e che ha visto coinvolti i ragazzi della magistrale. Tutti noi eravamo convinti che la visita alla biblioteca avesse un significato anche didattico, credevamo che in questa situazione si lavorasse magari su alcuni testi oppure sul reperimento di alcuni manuali. I nostri pensieri si sono rivelati ben presto infondati e del tutto sbagliati, il giro in biblioteca è stato solo ed esclusivamente un tour, una visita non così utile per chi come noi della magistrale almeno una volta era stato in questo luogo, crocevia quasi obbligatorio quando ci si ritrova a scrivere una tesi. Per quanto mi riguarda, la mia ultima apparizione in biblioteca, risaliva a sabato 12 dicembre 2009, quando a pochi giorni dalla mia discussione di laurea, accompagnai Teoria per aiutarla nella ricerca dei quotidiani e per spiegarle l’utilizzo dei macchinari specifici per riprodurre i microfilm. Quella è stata la mia ultima presenza, ma anche ieri, mentre mi ritrovavo lì, o subito prima di entrare, ho avvertito una strana sensazione, un malessere legato ai ricordi decisamente negativi che per me continuano a vivere all’interno della Biblioteca Nazionale. La seconda parte dello scorso anno, quella tortuosa e a tratti drammatica, ha vissuto diverse puntate fra le mura di questo edificio, qui ho iniziato a detestare la tesi che stavo scrivendo, qui la situazione laurea diventò complicata. I tempi lunghissimi per reperire i giornali, il cd che avevo richiesto e che venne scambiato con quello di un altro da parte di una impiegata incompetente, i giri burocratici esasperati ed obbligatori per reperire del materiale hanno reso questa biblioteca uno dei luoghi che detesto maggiormente. La mia parentesi-tesi in quel di Castro Pretorio è stata abbastanza lunga, ma soprattutto l’estate e settembre mi hanno visto grande protagonista, in particolare proprio sabato 12 settembre, dopo che il professore mi aveva ordinato di reperire almeno 40 articoli della Gazzetta dello Sport del periodo fascista: una mole di lavoro folle e che richiedeva una quantità di tempo smisurato. Un ricordo che ho ancora vivo dentro di me è il malessere, inteso come nausea e giramento di testa, che ebbi mentre ero seduto alla mia posizione e scandagliavo il giornale riprodotto. Quella mattina fui costretto ad uscire fuori nel piazzale perché mi stavo sentendo male: il caldo, l’ansia, la stanchezza, gli occhi affaticati da una lettura certamente non agevole mi obbligarono ad uscire. Quella fu anche la mia ultima gita alla biblioteca per la tesi, il punto di non ritorno di quel giorno segnò il capolinea della mia avventura con il mio relatore, anche perché quello sforzo non fu minimamente compreso, il lavoro fu rigettato dopo che il professore cambiò nuovamente le sue pretese e le carte in tavola, prendendomi anche in giro e insultandomi di fronte a diverse persone. Queste traumatiche esperienze hanno dipinto nella mia testa la Biblioteca Nazionale come luogo di sofferenza, come fonte di malessere e  di guai interminabili. Il ritorno al passato, o meglio all’orrore, l’ho vissuto ieri dopo quasi un anno, con una laurea in più in tasca ma con lo stesso disgusto che mi accompagnò in quei mesi del 2009.

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