Ritorno all’orrore

Ieri mattina si è tenuta una visita guidata dal nostro professore di filologia della letteratura italiana alla Biblioteca Nazionale, un’uscita programmata la scorsa settimana e che ha visto coinvolti i ragazzi della magistrale. Tutti noi eravamo convinti che la visita alla biblioteca avesse un significato anche didattico, credevamo che in questa situazione si lavorasse magari su alcuni testi oppure sul reperimento di alcuni manuali. I nostri pensieri si sono rivelati ben presto infondati e del tutto sbagliati, il giro in biblioteca è stato solo ed esclusivamente un tour, una visita non così utile per chi come noi della magistrale almeno una volta era stato in questo luogo, crocevia quasi obbligatorio quando ci si ritrova a scrivere una tesi. Per quanto mi riguarda, la mia ultima apparizione in biblioteca, risaliva a sabato 12 dicembre 2009, quando a pochi giorni dalla mia discussione di laurea, accompagnai Teoria per aiutarla nella ricerca dei quotidiani e per spiegarle l’utilizzo dei macchinari specifici per riprodurre i microfilm. Quella è stata la mia ultima presenza, ma anche ieri, mentre mi ritrovavo lì, o subito prima di entrare, ho avvertito una strana sensazione, un malessere legato ai ricordi decisamente negativi che per me continuano a vivere all’interno della Biblioteca Nazionale. La seconda parte dello scorso anno, quella tortuosa e a tratti drammatica, ha vissuto diverse puntate fra le mura di questo edificio, qui ho iniziato a detestare la tesi che stavo scrivendo, qui la situazione laurea diventò complicata. I tempi lunghissimi per reperire i giornali, il cd che avevo richiesto e che venne scambiato con quello di un altro da parte di una impiegata incompetente, i giri burocratici esasperati ed obbligatori per reperire del materiale hanno reso questa biblioteca uno dei luoghi che detesto maggiormente. La mia parentesi-tesi in quel di Castro Pretorio è stata abbastanza lunga, ma soprattutto l’estate e settembre mi hanno visto grande protagonista, in particolare proprio sabato 12 settembre, dopo che il professore mi aveva ordinato di reperire almeno 40 articoli della Gazzetta dello Sport del periodo fascista: una mole di lavoro folle e che richiedeva una quantità di tempo smisurato. Un ricordo che ho ancora vivo dentro di me è il malessere, inteso come nausea e giramento di testa, che ebbi mentre ero seduto alla mia posizione e scandagliavo il giornale riprodotto. Quella mattina fui costretto ad uscire fuori nel piazzale perché mi stavo sentendo male: il caldo, l’ansia, la stanchezza, gli occhi affaticati da una lettura certamente non agevole mi obbligarono ad uscire. Quella fu anche la mia ultima gita alla biblioteca per la tesi, il punto di non ritorno di quel giorno segnò il capolinea della mia avventura con il mio relatore, anche perché quello sforzo non fu minimamente compreso, il lavoro fu rigettato dopo che il professore cambiò nuovamente le sue pretese e le carte in tavola, prendendomi anche in giro e insultandomi di fronte a diverse persone. Queste traumatiche esperienze hanno dipinto nella mia testa la Biblioteca Nazionale come luogo di sofferenza, come fonte di malessere e  di guai interminabili. Il ritorno al passato, o meglio all’orrore, l’ho vissuto ieri dopo quasi un anno, con una laurea in più in tasca ma con lo stesso disgusto che mi accompagnò in quei mesi del 2009.

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Ritorno all’orroreultima modifica: 2010-10-19T16:06:15+02:00da matteociofi
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