Remarkable

I would say remarkable. Questa è la definizione che mi girava in testa ieri mentre tornavo a casa dall’aeroporto dopo aver salutato mia madre in partenza verso Roma.

Remarkable, e quindi notevole e degna di nota è stata l’ultima settimana, o meglio gli ultimi 8 giorni per essere precisi. Tanti eventi e avvenimenti che si sono concentrati ed hanno reso questo scorcio finale di maggio intenso sotto molti aspetti.

Come spesso accade, le settimane piene e insolite volano via, le giornate sembrano sempre lunghissime ma poi, quando ti guardi indietro, dopo che il segmento è finito, tutto sembra essersi polverizzato in un attimo.

Così è stata la settimana di mia madre qui, con un tempo mai clemente e mille cose da fare, fra giorni off, cene, serate di Gala, pellegrinaggi fuori porta e gite.

Otto giorni in cui non c’è stata una pausa, ma quello che più conta e che fra un mese, un anno o dieci, avremo dei bei ricordi. Di certo mia madre ha avuto una esperienza molto più completa e coinvolgente rispetto a quella di mio padre quando venne e a trovarmi a fine settembre.

Ha avuto infatti l’opportunità di vedere il nuovo ufficio, di conoscere tutti i miei colleghi e l’onore di incontrare Padre Lombardi, ospite illustre della serata di giovedì quando la nostra nuova sede è stata inaugurata in grande stile.

Ci rimarranno negli occhi le Cascate del Niagara e il villaggio primitivo di Midland, le cene a casa e quelle come ospiti, ma anche il maltempo, la sensazione di essere a inizio novembre e tanti momenti simbolici.

È stata una settimana remarkable perché segna anche l’inizio del mio personale penultimo scorcio, quello che mi conduce di fatto al 28 giugno e alla partenza della Ragazza del Venezuela. Dopo invece, inizierà la discesa finale, o forse salita, verso il 16 luglio, giorno in cui chiuderò un paio di bagagli e tornerò a Roma.

Questa però, è veramente tutta un’altra vicenda, sviluppatasi a inizio maggio, e forse remarkable, e quindi notevole e degno di nota, è la definizione da estendere a tutto il mese che sta per concludersi e non solo a questa ultima, grande e intensa settimana.

Un altro 16 dicembre nella “Matteo-Story”

Ciascuno di noi credo abbia una specie di intermedio, un momento in cui si ferma e magari fa parallelismi e confronti. Può essere la fine dell’anno, può essere magari a conclusione dell’annata lavorativa prima delle ferie estive, dipende insomma, per quanto mi riguarda invece il mio sbarramento è il 16 dicembre. La data non l’ho scelta io, è stata voluta dal destino e dagli eventi, perché bene o male in questo giorno qualcosa è sempre successo.

E’ così dal dicembre 2008, il famoso esonero di Storia delle dottrine politiche, con Alfredo, Antonio, PF e Plenti, il giorno del 30 e lode e dell’inchino, ma anche quello di Fermata che mi chiama dall’aeroporto in attesa del volo per Pantelleria. È stato un giorno straordinario nel 2009 con la discussione della prima laurea, nel 2010 mi aggiravo con la polo bianca a maniche corte per Dubai in attesa di rientrare ad Abu Dhabi per issarmi sul mondo colorato di nerazzurro. Fu interlocutorio nel 2011, ero infatti immerso nella stesura della seconda tesi e affaccendato all’ufficio eventi, fu un autentico giorno di merda nel 2012, una domenica pessima in un periodo drammatico. Andammo con mia madre a Viterbo visto che lì era ricoverato mio padre in attesa di un intervento. Se il 2009 rimane l’apice dei miei 16 dicembre, quello del 2012 è il punto più basso. Di certo è stato notevole l’ultimo in ordine cronologico: quello di dodici mesi fa, in redazione a Dublino, a tre giorni dal mio ritorno a Roma. Lì pronosticai che il 16 dicembre 2014 sarei stato a casa mia, e ora, mentre scrivo questo post, mi pare di aver avuto ragione.

Oggi è una giornata in cui non c’è nulla di speciale (o di triste fortunatamente) da vivere, è un 16 dicembre cupo e piovoso, invernale nella sua essenza. Con l’albero fatto e il presepe incantato, un martedì di passaggio, di attesa per quel che sarà.

Ieri sera prima di addormentarmi ho mandato un messaggio a David e ricordando la data gli ho scritto che il 16 dicembre a cui sono più legato rimane in assoluto quello del 2009. Quei momenti che poi ti ricordi in eterno perché segnano un passaggio, ma soprattutto perché un mix di emozioni e sensazioni come quelle capitano raramente, nel febbraio del 2012 non fu la stessa cosa per tanti motivi.

Sì, il mio 16 dicembre preferito rimane quello, senza dubbio, poi ci metto quello dell’anno dopo a Dubai, quanto al prossimo che dire? Io pronostico che starò a Roma comunque, ho questa sensazione, ma la differenza consisterà in quello che sarà successo nel frattempo.  

Schematico

Che fossi un tipo schematico lo sapevamo un po’ tutti, chi mi conosce un minimo lo percepisce rapidamente, ma che fossi schematico anche nell’ammalarmi era una novità alla quale non ero ancora abituato.

Lunedì sera, tornato dall’evento di Brignano, ero veramente stanco e così in seguito ad un sonno agitato mi sono alzato la mattina e 15 anni dopo l’ultima volta, ho clamorosamente vomitato. Immediatamente si è accesa la mia personale spia d’emergenza, verso l’ora di pranzo avevo 38.5 di febbre.

Quest’anno ho avuto l’influenza tre volte: a marzo, a luglio e ora a fine novembre, praticamente ogni 4 mesi, preciso e puntuale, non manco nemmeno gli appuntamenti con i malanni. Sono esperto di raffreddori a fine maggio e fine settembre quando ricambia il clima, ma ancora non mi ero specializzato in influenza quadrimestrale, un traguardo che mi rende decisamente orgoglioso.

I conti parlano chiaro, questo significa che mi riammalerò a marzo prossimo, fra altri 4 mesi, con la speranza che l’avvenimento capiti dopo il mio compleanno proprio come in questo 2011.

Oggi è andata meglio, spero che la notte passi nel modo più sereno con il desiderio che domani sia una giornata di riassestamento per riprendermi discretamente in vista dell’evento di venerdì sera, in cui dovrò lavorare e dove sarò pagato profumatamente.

Nel frattempo il lavoro sulla tesi si è drasticamente bloccato, fra lavoro e febbre tutto si è rallentato, domani magari riprenderò in mano la situazione prima di perdere altro tempo perché gli ultimi giorni insegnano che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo.

Con la speranza che non ci sia più bisogno di Tachipirina 1000 vi saluto con la promessa dell’anno: se la dirigenza della juve dichiarerà che in caso di vittoria dello scudetto si cuciranno sulla maglia comunque la terza stella, io tiferò per loro.

Voglio vederli ricoprirsi di ridicolo anche in un momento del genere.