La Ricetta del Giorno

 

Una domenica pomeriggio di fine settembre 2010, il giorno prima di partire per Madrid con David, andai a correre con Alfredo e terminata la corsa, mentre stava calando il buio, tirò fuori una delle sue geniali idee. Mi parlò di aprire un blog, un sito, uno spazio per scrivere gestito da noi, da qualche amico avvezzo alla penna, serio nel portare a termine l’impegno e soprattutto con fantasia. Ipotizzando il taglio di questo blog, mi spiegò la sua volontà di mescolare le carte e di far lavorare ciascuno su campi insoliti, per imparare e conoscere qualcosa di nuovo. Nella fantaredazione, a me fu assegnato uno spazio settimanale sulla cucina, sulle ricette.

La grande idea non andò in porto, ma questa storia del sottoscritto a combattere con fornelli, pentole e sughi di vario tipo è rimasta. Nel commento al mio ultimo post, infatti, c’è questo riferimento: “…Certo che ogni tanto potresti buttare lì qualche ricetta di cucina…”.

Prendo la palla al balzo e allora vado di ricetta, così “Duomo”, ti regalo questa piccola grande soddisfazione.

Bene, premesso che non sono il re della cucina, ma nemmeno l’ultimo dei pirla, qualcosa posso fare, di fame non morirò mai e non sono nemmeno uno di quelli che per una settimana vive di cibi precotti, take away, junk food o pizza.

Essendo allergico però a quelle 700-750 cose alimentari, ho una dieta abbastanza basica, quindi il gusto per la cucina ce l’ho ma sempre piuttosto mitigato dai miei problemi.

Sono nato e cresciuto in una famiglia di persone che cucinano, che amano stare ai fornelli, in particolare mia madre e mia nonna che da giovane è stata anche cuoca. La tradizione e la cultura del mangiare esiste nel mio mondo e considerando le mie origini liguri, genovesi, la ricetta del giorno non poteva essere che il Pesto.

Io, l’ho mangiato per l’ultima volta nel settembre del 1995 a Genova, quel giorno scoprii di essere allergico ai pinoli e quindi pure il Pesto venne bannato dal mio scarno menù. Detto questo, ho il mortaio sempre a portata di mano e così, in seguito ad un consulto con mia madre, vi posto la ricetta. Buon Appetito…

 

Ingredienti per 4 persone:

 

          1 manciata di foglie di basilico di Prà.

          2 spicchi di aglio.

          30 gr. di pinoli.

          3/4 di bicchiere di olio extravergine d’oliva.

          30 gr. di burro.

          2 cucchiai di formaggio pecorino grattugiato.

          4 cucchiai di formaggio parmigiano grattugiato.

          Sale grosso.

 

 

Lavare le foglie di basilico con cura sotto l’acqua fredda e farle asciugare, subito dopo metterle nel mortaio insieme all’aglio, ai pinoli e pestate il tutto.Quando il basilico stilla il liquido verde si aggiungono i formaggi già grattati in precedenza e si amalgama tutto.

Infine si mette l’olio di oliva, prima del burro, la raccomandazione è quella di terminare la lavorazione nel minor tempo possibile per scongiurare l’ossidazione degli ingredienti.

Prima di utilizzarlo come condimento, il pesto va allungato con un paio di cucchiai dell’acqua della cottura.

A questo punto è pronto per condire la pasta, possibilmente trofie, trofiette, trenette avvantaggiae, i mandilli di saea.

 

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Il Matrimonio

Tornando da Genova mi interrogavo sul matrimonio, non tanto su quello di mia cugina ma in maniera più ampia, più concettuale.  È stata una bella cerimonia sicuramente: molto rapida la predica del prete che mi ha visto protagonista avendo recitato un salmo sul podio, buono e non troppo lento il pranzo, il posto invece non mi entusiasmato troppo. Gli sposi, emozionati e tesi, si sono sciolti solo dopo l’aperitivo, e mentre mia cugina puliva il pavimento con il suo velo lunghissimo, io mi gustavo quelle scena tipiche di un matrimonio. Gente che si rivede dopo tempo e occupa un paio di ore a parlare di amici in comune e di lavoro, bambini impazienti, le persone anziane ferme sulle sedie come fossero finte ma che si scatenano quando arriva il cameriere con il vassoio a servire. Il tempo non è stato molto bello, cielo grigio e coperto, mai uno spiraglio di sole, poco vento ed una temperatura che ci ha permesso di mantenere il nodo della cravatta stretto fino alla fine. Non ci sarà stata la luce adatta per le foto degli sposi ma il meteo in questo modo non ci ha straziati. Sono stato naturalmente molto contento di aver rivisto mio cugino, lontani per 13 anni di fila, nel giro di 5 mesi ci siamo visti due volte. Durante il pranzo c’è stato spazio per una figuraccia di un cameriere al quale sono caduti almeno 10 piatti di mano mentre tornava in cucina. Al malcapitato è successo tutto ciò al centro del salone, in un momento di silenzio: la più grande figuraccia del mondo. Ero talmente imbarazzato per lui che sarei corso ad abbracciarlo e a dargli una mano. Poco dopo sono partite un paio di canzoni di Ligabue, Vasco Rossi, Amy Winehouse e Doria olè, l’inno della Samp di cui è tifosissima mia cugina. Verso le 6 abbiamo ripreso le auto e ci siamo diretti in Piemonte, con destinazione Ovada (AL). Il giorno dopo sono ripartito per Roma con mio zio, e durante il viaggio ripensavo al matrimonio del giorno prima. Sono un tipo tradizionalista, ma negli ultimi anni ho leggermente cambiato la mia opinione sul matrimonio. Ci credo sempre meno, credo nei sentimenti ma non più in questo passo come consacrazione o lucchetto ideale. Ormai si separano tutti, sembra una moda e a me non piace questo trend, anzi, mi intristisce. In maniera cinica ragionavo sulla convivenza fuori dal matrimonio, mi pare ad oggi la cosa più sensata, risparmi una decina abbondante di mila euro, eviti cerimonie, e soprattutto puoi continuare ad amare chi è al tuo fianco tranquillamente, l’altare  non certifica nulla, se ti sposi, oggi, non sei più innamorato del tuo partner. Nel 2012 questo è il quadro, auguro a mia cugina tutto il bene del mondo ed il futuro più roseo, se lo merita, tanto lei quanto lo sposo, il quale tifa Milan, ma per una volta facciamo finta di nulla.

 

Chiudete le valigie, si va a Genova!

È arrivato il momento di scrivere l’ultimo post dell’anno, quello che chiude questo mese di dicembre e il blog per il 2011. È un post di auguri, di buoni propositi per il 2012 ma anche l’introduzione al mio personale capodanno in trasferta. Domani mattina l’aeroporto di Ciampino mi attende così come un volo Ryanair che mi condurrà a Genova dai miei parenti per tornare la sera del primo gennaio. Chiudo l’anno con un viaggio: dopo Stoccolma, Siena e Pechino è la volta della Liguria, la terra di mia madre, un luogo che come ho avuto modo di scrivere tempo fa in occasione dell’alluvione è un posto al quale sono molto legato. Parto per diverse ragioni: mia zia non sta bene, anzi sta molto male e potrebbe essere l’ultimo capodanno insieme; non vedo mia nonna da 6 mesi considerando che si è trasferita lì da mia zia per assisterla in qualche modo e soprattutto avrò l’opportunità di riabbracciare mio cugino tornato da Seattle in Italia dopo ben 12 anni calcolando lo stato di salute di sua madre. Ci siamo un po’ tutti quindi, il pretesto non è dei più esaltanti ma è giusto stare insieme, festeggiare insieme e stringerci come si deve fare in momenti così. Parto con mia madre, mio padre resta a Roma non essendo al 100% come capita puntualmente a dicembre. Sarà un capodanno insolito, senza botti, con un sorriso attenuato da un’atmosfera che non può essere straordinaria e soprattutto in famiglia. Dopo 3 anni consecutivi non trascorrere la sera di San Silvestro con David e Antonio mi fa un effetto strano, ma gli imprevisti sono sempre pronti a far saltare le tradizioni, l’appuntamento magari è rimandato al 2012 quando saremo tutti molto probabilmente non più studenti universitari. La valigia è già pronta, il passaporto è sulla scrivania e quella dose di entusiasmo prima delle partenze la sento comunque.

 

Tanti auguri di Buon Anno, che possa essere un felice 2012 per tutti voi…

chiudete le valigie, si va a Genova!

 

 

 

P.S. A Dà, pure st’anno pare che je l’avemo fatta…

Genova per me

“Ma quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che abbiamo noi mentre guardiamo Genova”… cantava così Paolo Conte in una sua celebre canzone, parlava di Genova in questo modo e raccontava di una città che oggi drammaticamente è tornata attuale per le esondazioni, per la distruzione ed anche per le vittime.

Genova per quanto mi riguarda è la mia seconda città. Sono nato e cresciuto a Roma ma mia madre, mio zio, mia nonna, tutta la parte materna della mia famiglia è di Genova e inevitabilmente sono molto legato a questa città.

Per me è il posto dell’infanzia, il luogo in cui andavo con mia nonna d’estate e dove rimanevo per settimane ospite dai parenti.

Ho tanti ricordi che mi riportano a Genova: i pomeriggi trascorsi a giocare in Villa Rossi, i viaggi in autobus con mia nonna la mattina per andare al mare e quelli con mio zio in scooter per andare ad Arenzano, così come il sapore unico della focaccia, quella di Voltri comprata da Priano.

È nitido nella mia mente il ricordo della passeggiate verso il porto, o quelle in Via XX settembre, ma anche il momento in cui arrivavamo alla stazione di Principe e mia zia ci aspettava con la sua Uno grigio scuro che aveva all’interno un adesivo della Fossa dei Grifoni del Genoa attaccato da mio cugino.

Mi piace Genova ma forse è la logica conseguenza di chi ha dentro di sé una città per motivi intimi e personali. Molte persone che l’hanno vista da forestieri mi dicono che non ne hanno avuto una grande impressione, lo stesso discorso l’ho sentito tante volte anche riguardo le persone, sui genovesi.

Sono di parte, ma sono consapevole che io sono semplicemente come loro, persone caratterizzate da quell’indifferenza e chiusura iniziale, da un’ironia particolare e da quel modo di vivere che a volte sfiora il nostalgico come gran parte della gente del nord che vive in riva al mare.

Vedere questa città trafitta al suo interno, massacrata da una bomba infinita di acqua è tuttora crudele, negli ultimi giorni il mio pensiero è stato lì, idealmente vicino ai miei parenti e a tutta quella gente che sta soffrendo e che mi sembra sempre così vicina.

Non mi interessa troppo ora puntare il dito contro qualcuno: sindaco, amministrazione comunale, governo, fatalità, so soltanto che qualcosa in più si poteva fare, ed evitare un’altra strage come quella di quaranta anni fa era più che fattibile.

Il qualunquismo mi porterebbe a dire che in Italia va così, prima si contano i morti e poi si corre ai ripari, in fondo è vero, però ieri pomeriggio il mio sguardo si è soffermato sulla gente di Genova, tutti insieme per le strade a lavorare.

Stivali e cappotti, uno vicino all’altro a spalare fango e a raccogliere macerie, con disperazione ma molta dignità e soprattutto con una straordinaria forza di volontà.

Ho visto queste immagini e sono stato orgoglioso, fiero di sapere che nelle mie vene scorre un po’ di sangue di quella gente lì.