La Via Dolorosa – Gerusalemme

Sarà anche un po’ questione di tempo, o forse questione di lavoro inteso come l’attività specifica che faccio ogni giorno – scrivere –  ma di certo mi rendo conto di aver sempre meno cose di cui parlare. Tutto ho tranne che una vita monotona, ma a volte ho come la sensazione che tempo fa, qualche anno addietro, avessi più da dire, più spunti da condividere.

Sto mondo americano mi avrà reso anche meno idealista per certi versi e molto più pragmatico e cinico per altri, di certo ho meno pensieri di cui parlare quando invece, apparentemente, dovrei averne di più. Ma non tutto a volte è spiegabile o si può sviscerare in maniera sensata, tuttavia, alle parole a volte è meglio lasciare spazio a video ed immagini, come quelle di Gerusalemme, e la sua Via Dolorosa, la Via crucis percorsa da Cristo quasi 2000 anni fa.

Il Venerdì Santo, la Passione, la storia della salvezza all’interno di una città unica e fantastica dove ho avuto la fortuna e il privilegio di sostare per un po’ 13 mesi fa.

Ecco il mio video e la mia riflessione su una delle cose (non mi viene un termine più adatto a quest’ora, abbiate pietà) più caratteristiche ed importanti di Gerusalemme.

Chiudete le valigie, si va in Israele!

Mentre il Drastico continua a depennare dalla lista dei propositi del 2016 una voce dopo l’altra, io dichiaro fin da ora di avere fallito ampiamente uno dei miei punti: viaggiare meno.

Dopo questi primi 46 giorni del nuovo anno, domani prenderò il quinto aereo, e soprattutto mi farò il secondo volo intercontinentale, una tratta che per poco non batterà il record di volo diretto più lungo. Molto probabilmente il Roma – Pechino dell’11 settembre 2011 resisterà, se ci sarà qualche ritardo in corso d’opera, mentre attraverseremo il mondo, Toronto – Tel Aviv potrebbe balzare in testa nella classifica All-Times.

E quindi, dopo New York, febbraio regala anche il viaggio in Israele, un appuntamento che da tempo era stato già segnato con il pennarellone rosso sul calendario. Dieci giorni attraversando tanti luoghi che ora non sto qui ad elencare anche perché non ricordo bene, fra questi ci saranno Tiberiade, Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Petra ed infine Amman, infatti il volo di ritorno sarà della Giordania con scalo a Francoforte.

La Terra Santa è luogo che non ha bisogno di spiegazioni e racconti, andarci per lavoro ma con la possibilità di visitare e scoprire tanti posti dall’infinito valore storico e religioso ha un suo indubbio fascino. È sicuramente uno di quei viaggi che speravo di fare prima o poi nella mia vita, il destino mi ha regalato la grande possibilità e l’enorme privilegio di andarci con uno status speciale.

Nei documentari che gireremo, il mio si terrà a Gerusalemme, partendo dalla vecchia Fortezza Antonia e percorrendo tutta la Via Dolorosa con le sue 14 stazioni che segnano il percorso di Cristo fino al Golgota. Io ho scelto questo tema per diverse ragioni, in primis, perché la Fortezza era la sede della guarnigione romana.

Siamo 14 dell’ufficio con compiti e responsabilità precise, i 34 pellegrini che si aggregano faranno colore ma indubbiamente ci sarà uno spirito ben diverso nell’affrontare e vivere questa avventura. Chi è stato da quelle parti me ne ha sempre parlato molto bene e con entusiasmo, io sono convinto che sarà un meraviglioso ricordo al netto di fuso orario, impegni, stanchezza, voli ed escursione termina Canada/Israele.

Si parte domani, si torna il 6 marzo, giorno del mio compleanno e questo aspetto un po’ mi infastidisce onestamente, un momento che capita di domenica come nel 2011, quando ci sbarazzammo facilmente 5-1 del Genoa e la speranza è che succeda lo stesso con il Palermo, o come capitò anche nel 2005 ai miei 18 anni, con il Lecce di Zeman.

Parto con 28 anni sul groppone e rientrerò ancora più vicino ai 30, nel frattempo chissà cosa succederà. E sì, perché il 29 febbraio mi ricorderà dell’altro ad esempio, mi farà tornare in mente l’ultimo anno bisestile e così potrò celebrare esattamente l’anniversario della mia laurea per una volta con la data corretta. Certo, se mentre alzavo la coppa a Tor Vergata mi avessero detto che 4 anni dopo, il 29 febbraio del 2016, sarei stato per lavoro in giro per Israele, ci avrei creduto?

Dico di no, al massimo ci avrei sperato.

E allora, chiudete le valigie, si va in Israele!

Il 1° maggio a San Pietro

I cattolici sono persone che mi stanno simpatiche soprattutto per un motivo: è gente che ai grandi appuntamenti si fomenta come nessun altro al mondo. Credo che sia l’unica religione esistente che ammetta per così dire una frase insensata come “credo ma non pratico” oppure “credo ma non ho tempo per praticare”, concetti che per altre religioni sono enormi barzellette mentre per l’universo cristiano cattolico vanno più o meno bene. Ieri sera pensavo che alcuni cattolici sono un po’ come i tifosotti occasionali, quelli che vanno allo stadio solo quando le cose vanno bene, alle finali di coppa e in piazza a festeggiare quando si vince qualcosa, ma spariscono con altrettanta puntualità quando le cose girano male. Ecco, i cattolici per me sono un po’ così, e le frasi citate inizialmente lo testimoniano per certi versi, anche se quando c’è il mega evento non manca nessuno, sono tutti presenti e riscoprono una fede magari sopita. Questo modo di essere non mi infastidisce anche perché non sono nessuno per giudicare gli altri e la fede magari ad intermittenza dei miei “fratelli”, ma non posso non annotare aspetti così evidenti. La giornata di oggi era uno di quegli appuntamenti che richiamava un po’ tutti: credenti e fedeli dell’ultima mezz’ora, gente comune e amanti del Papa e pertanto ho deciso di accodarmi al gruppone e recarmi a San Pietro. L’ho fatto perché alla morte di Giovanni Paolo II ero rimasto a casa mentre la città si riempiva ora dopo ora. Stavolta ho preferito esserci, anche perché la mia coscienza mi diceva di andare abitando a Roma e considerando che c’erano decine di migliaia di persone che venivano da tutta Europa e mezzo mondo per questa beatificazione. Alle 10 ero nei pressi del Vaticano, ovviamente la folla aveva già riempito la piazza di San Pietro e via della Conciliazione così come le strade che portavano a quest’ultima. Ho cercato di farmi strada, di andare sulla via principale per seguire magari dai mega schermi ma non c’è stato nulla fare. Poco dopo ho circumnavigato Castel Sant’Angelo passando dall’altra parte ma anche qui sono riuscito a scorgere soltanto il Cuppolone e poco altro se non gente, tantissima gente e migliaia di bandiere in prevalenza polacche ma con una buona percentuale anche di vessilli spagnoli. Dopo un’ora circa mi sono incamminato verso via di Tor di Nona, e poi giù a P.za Navona mentre il sole aveva conquistato ormai tutto il cielo e stava iniziando a riscaldare la città come non capitava da molti giorni. Tornando a casa ripercorrevo le immagini della giornata ricordando comunque con piacere e tenerezza le facce di alcune persone che avevo incrociato durante la mia gita vaticana, gente che malgrado tutto si era sobbarcata viaggi e spese senza vedere nulla, restando a quasi un km da San Pietro, gente che ha una fede incrollabile, un qualcosa che tante volte invidio a questi veri cattolici.

 

Frase della giornata

Volontario: “No, qui la strada è chiusa, devono passà i capoccioni” .

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