Come torno?

“Era ossessionato da tre cose: fare il suo lavoro, la sua squadra e la sua ex ragazza. Però era una brava persona, uno vero.”

Dovessi morire, presumo che mi ricorderebbero così, ci pensavo oggi e credo che sarebbe la definizione più corretta e calzante, ma mentre riflettevo su tutto questo mi sono domandato cosa rimarrà di questi sei mesi, come torno a casa ora e con quali regali in tasca.

Ogni esperienza è diversa e Toronto è stata differente dalla doppia Dublino ma sono consapevole che senza il duplice passaggio irlandese oggi non sarei qui e questo periodo non sarebbe stato così.

È stata un’avventura troppo diversa per poterla paragonare. Più tempo, un altro continente, un lavoro vero, un distacco fisico ed in parte emotivo maggiore e più duro. È stata tutta un’altra storia ed ovviamente torno a casa diverso, semplicemente con una evoluzione più sostanziosa.

Rientro più strutturato, non rendo l’idea ma a me è chiarissima. Torno di fondo con una superbia, una spocchia e una arroganza fastidiosa, e in questo il Canada ha fatto dei danni enormi sul sottoscritto, perché la consapevolezza è una cosa, la superbia meno, è solo che ce l’ho sempre avuta ma per motivi oggettivi ho dovuto mascherarla costantemente dal settembre del 2012.

Rientro con una capacità di adattarmi ancora più spiccata, con un bagaglio di pazienza aumentato così come quello delle conoscenze in generale. Torno con il serbatoio di vita più pieno.

E mentre i giorni corrono, continuo a tirare il freno, affidandomi ad uno dei pochi pregi che mi riconosco, ossia l’abilità di mettere al mio totale servizio la mia mente, perché solo così sto evitando di farmi trascinare dalle sensazioni del ritorno. Sono ancora qui con testa, corpo e cuore, non potrebbe essere diversamente perché i mille impegni e le tante cose da sistemare mi stanno tenendo bloccato ed è solo un bene, sapevo che sarebbe successo e so che in fondo è una fortuna.

Soltanto sabato mattina entrerò in clima partenza, quando inizierò a ripiegare i miei vestiti nei due bagagli. Lì sarà il momento di lasciarsi andare alla grandezza emotiva che impone un rientro così e questo, stavolta, è totalmente diverso. La grande differenza risiede nel fatto che da domenica mattina saprò quello che andrò a fare per quanto ci saranno decine di cose pratiche da capire e fissare.

Anzi, so che da lunedì 13, inizierà un’altra storia, un altro segmento, e chiusa la parentesi emozionale la testa sarà già rivolta al prossimo passaggio che sarà un punto di svolta all’interno di un punto di svolta.

Mancano tre giorni, dicono, ma non ci penso.

 

 

Non credere alle favole,

ma neanche alla realtà,

a tutti quegli scrupoli

che non ti fanno vivere.

 

Non perderti mai niente

che tenga in vita questo fuoco,

illuditi, convinciti che no:

tu non ti brucerai!

 

Aveva ragione Francesca

 

Non so se qualcuno in questi giorni sia rimasto un pochino “spiazzato” dal fatto che non scrivessi più. Alcuni avranno giustificato il tutto pensando agli inevitabili impegni che si hanno appena tornati dopo tre mesi di assenza e alla conseguente mancanza di tempo nell’aggiornare il blog.

La realtà però è ben diversa, non c’è nessun motivo particolare se non il fatto di aver preso già una decisione da alcune settimane, da prima che tornassi.

Ho deciso di prendere le distanze, di non scrivere più. Almeno, per un periodo sarà così, lungo o breve non lo so, sinceramente non mi importa. Ci sono diversi motivi dietro a questa scelta, ultimamente ho scritto tanto, uno sforzo fatto per fissare da qualche parte tutti i miei pensieri sull’avventura irlandese. Prima di rientrare avevo già deciso che per un po’ avremmo rifiatato, io e il blog.

A questo si aggiunge un altro aspetto notevole, quello di non avere più molto da dire, un fattore che facilità questa decisione.

Negli ultimi tempi il blog è diventato oltretutto ciò che non avrei mai voluto, da spazio di svago e racconto si è tramutato in altro.

Come detto, non ho più molte cose interessanti da raccontare, questo blog sarà sempre uno scrigno pieno di ricordi, di momenti indimenticabili, di una lunga favola iniziata nell’autunno del 2007.

Dicevo che non ho cose interessanti da dire, forse perché in fondo non sono molto interessante io. Mi è venuta in mente questa frase giorni fa, una considerazione che feci a David tornando da Verona nel 2009: “Vedi Dà, io credo che Francesca mi consideri di fondo uno stupido, o di certo una persona tutt’altro che interessante, il punto è che io non so mai come smentirla…”.

Magari lei aveva visto giusto, meglio degli altri, prima di tutti.

Già nell’agosto del 2009 mi presi una breve pausa, una scelta dietro alle quale c’erano altri motivi: un profondo periodo di scoramento, ma dopo due settimane ricominciai a scrivere, a raccontare la risalita e la rincorsa affannosa verso la laurea triennale di dicembre, verso il prologo dell’Annus Mirabilis.

Non ho più voglia di scrivere, non ho nulla da dire e tanto meno voglia di condividere qualcosa con quel tot di visitatori quotidiani. Mi piace poter offrire qualcosa di interessante, qualcosa che sia ogni tanto spunto di riflessione o motivo di un sorriso strappato, altrimenti non ha senso.

Oggi è cosi, domani pure, dopodomani chissà.

 

(31 maggio)

 

Low lie the fields of Athenry

Where once we watched the small free birds fly

Our love was on the wing

We had dreams and songs to sing

It’s so lonely round the fields of Athenry.

 

 

 

blog, irlanda, dublino, rientro

(Io ad Anfield Road che lascio la mia tesi sotto l’Hillsborough Memorial)

 

Ad Imperitura Memoria

Il rientro

 

Forse non interessa a nessuno, ma due parole sul mio rientro credo sia opportuno spenderle.

Temo di deludervi ma non è stato un ritorno troppo esaltante. Sono stato ben felice di vedere i miei genitori, di salutare i miei parenti più cari e di aver riabbracciato già alcuni amici.

In tutto questo però l’impatto con Roma non è stato così bello. Tornato a casa ho avuto una sensazione stranissima, un qualcosa che con il passar delle ore è aumentato: mi sembra di essere stato catapultato indietro con la macchina del tempo.

Ho come la sensazione di essere tornato indietro di mesi, a gennaio o dicembre, prima di Dublino, e la cosa negativa è che sento anche quello stato d’animo che mi ha accompagnato per quattro mesi prima dell’Irlanda. Sarà che probabilmente mio padre non sta bene, sarà che casa mia mi ha ricondotto immediatamente a pensare a certe cose, non lo so, ma di certo è come se non fossi mai partito.

Mi sembra di rivivere quei momenti difficili e stagnanti. È come se l’effetto anestetizzante di Dublino fosse evaporato nel giro di una notte per risentire tutto ciò che per alcuni mesi mi aveva tartassato.

Anche il clima non mi ha regalato particolari gioie, non si sa che stagione sia, non ricordo una fine di maggio in cui giravo senza polo a maniche corte.

A proposito di questo, mio padre ieri ha citato Via Monte Caprino e a me è tornato in mente subito quando sono andato lì, esattamente un anno fa, per fare un servizio su Gianna Nannini premiata in Campidgolio. Ricordo quella giornata, infinita, lunghissima, intensa, in cui macinai km per Roma ma allo stesso tempo ricordo il piacere di quei momenti, e di quella giornata precisa conclusasi dopo tante altre cose alle 2 di notte con un articolo sui Play-off della Serie B.

Penso che molte cose che ho ritrovato e rivisto a Roma abbiano un enorme valore evocativo, per questo mi sembra di essere tornato indietro, è come se verso la fine del Gioco dell’Oca fossi stato retrocesso improvvisamente più o meno intorno alla casella 10.

Dublino è già un ricordo, ora c’è da rimboccarsi le maniche per la quarta volta in 15 mesi, ossia da quando ho terminato l’università. Eccomi qui di nuovo a cercare lavoro, spulciare siti, leggere avvisi. Quattro volte in 15 mesi: viva la precarietà, viva questo incastro ciclico e avvilente con il quale tocca a fare i conti in continuazione.

Non è una bellissima cosa, ve lo assicuro, così come non è meraviglioso percepire di essere tornato ai primi di dicembre.

 

 

Sguardi persi oltre i vetri, oltre di noi,…

il ritorno porta addosso mal di testa e mal d’anima,

nei silenzi ognuno piano fruga dentro di se…

 

(Negrita – Gioia Infinita, 2008)