Lunedì mattina

La sveglia impostata sull’I-pod alle 6.50 suona riproducendo delle campane, mi alzo e prendo contatto con la realtà, vado verso la cucina e saluto mia madre. In pochi minuti faccio colazione e subito dopo mi affaccio sulla veranda per scrutare il tempo, piove e fa freddo. Il cielo scuro per l’orario e per le nuvole pronte e riempirlo completamente promettono di tutto, capisco che dopo tanto tempo sarà una giornata quasi invernale e quindi anche l’abbigliamento dovrà essere adatto, soprattutto per la temperatura. Mi lavo e mi vesto, sento la tv in sottofondo, la sigla del telegiornale e controllo la borsa per vedere se ho tutto. Alle 7.35 esco da casa insieme a mia madre, vinciamo “la sfida all’ascensore” bruciando sul tempo gli inquilini del quarto piano e usciamo fuori. Dopo diversi mesi vedo la città in questo momento della giornata, quando tutto riparte lentamente fra mille sbadigli ed il fine settimana successivo sembra lontano una vita. Era tanto tempo che non vivevo un giorno dal suo principio. Mi infilo rapidamente in macchina e parto verso la mia destinazione, pochi minuti e raggiungo l’università. Durante il tragitto, incontro tanti ragazzi per strada diretti verso scuola, soli oppure in compagnia, ma tutti con le stesse facce: volti tanto giovani quanto desiderosi di un letto. Vengo accolto da un parcheggio semi deserto, poche lezioni iniziano alle 8 e nel piazzale vuoto posso contare non più di trenta macchine. È giorno ma sembra ancora sera, il sole è incatenato non si sa dove e molto probabilmente oggi non lo vedremo. Qualche luce della facoltà è accesa, esco dalla macchina, la chiudo e varco la porta scorrevole.

Un’altra settimana sta per cominciare, è lunedì mattina.