Schematico

Che fossi un tipo schematico lo sapevamo un po’ tutti, chi mi conosce un minimo lo percepisce rapidamente, ma che fossi schematico anche nell’ammalarmi era una novità alla quale non ero ancora abituato.

Lunedì sera, tornato dall’evento di Brignano, ero veramente stanco e così in seguito ad un sonno agitato mi sono alzato la mattina e 15 anni dopo l’ultima volta, ho clamorosamente vomitato. Immediatamente si è accesa la mia personale spia d’emergenza, verso l’ora di pranzo avevo 38.5 di febbre.

Quest’anno ho avuto l’influenza tre volte: a marzo, a luglio e ora a fine novembre, praticamente ogni 4 mesi, preciso e puntuale, non manco nemmeno gli appuntamenti con i malanni. Sono esperto di raffreddori a fine maggio e fine settembre quando ricambia il clima, ma ancora non mi ero specializzato in influenza quadrimestrale, un traguardo che mi rende decisamente orgoglioso.

I conti parlano chiaro, questo significa che mi riammalerò a marzo prossimo, fra altri 4 mesi, con la speranza che l’avvenimento capiti dopo il mio compleanno proprio come in questo 2011.

Oggi è andata meglio, spero che la notte passi nel modo più sereno con il desiderio che domani sia una giornata di riassestamento per riprendermi discretamente in vista dell’evento di venerdì sera, in cui dovrò lavorare e dove sarò pagato profumatamente.

Nel frattempo il lavoro sulla tesi si è drasticamente bloccato, fra lavoro e febbre tutto si è rallentato, domani magari riprenderò in mano la situazione prima di perdere altro tempo perché gli ultimi giorni insegnano che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo.

Con la speranza che non ci sia più bisogno di Tachipirina 1000 vi saluto con la promessa dell’anno: se la dirigenza della juve dichiarerà che in caso di vittoria dello scudetto si cuciranno sulla maglia comunque la terza stella, io tiferò per loro.

Voglio vederli ricoprirsi di ridicolo anche in un momento del genere.

Sabato mattina

Questa mattina ho accompagnato mio padre a fare una visita medica al Santo Spirito, un impegno che ha reso il sabato decisamente insolito per la sveglia all’alba e per la passeggiata lungo le vie del centro che in seguito è scaturita mentre attendevo il ritorno di mio papà.

Ho parcheggiato la macchina nei pressi di Lungotevere vicino il carcere di Regina Coeli e dopo mi sono incamminato verso Via della Lungara. Alle 9.15 faceva ancora freddo, ho tirato su il cappuccio della felpa e ho deciso di fare la prima sosta della mia passeggiata. Considerando la sveglia alle 6.30 avevo fame e così mi sono fermato in una drogheria dove mi sono fatto preparare una rosetta col prosciutto crudo. Mi sono seduto su una transenna e ho fatto colazione mentre il sole si alzava oltre gli alberi che costeggiano il fiume. Ho proseguito e mi sono ritrovato davanti Palazzo Corsini e subito dopo vicino l’Accademia dei Lincei dove c’era un gruppo di persone pronte ad entrare per una visita. La città si stava svegliando ed il traffico aumentava gradualmente mentre osservavo una porta che dava sul retro di un panificio, un ingresso varcato da un uomo sulla sessantina che stava scaricando da un furgone ceste di pane.

Ho superato la John Cabot University e mi sono addentrato nei meravigliosi vicoli di Trastevere. Ho deciso di entrare al Bar della Malva, mi sono preso un caffè e l’ho sorseggiato fuori, vicino ad un gruppo di turisti che facevano una ricca colazione. I locali nelle vicinanze del bar riprendevano nel frattempo le operazioni di tutti giorni: pulire il cortile, risistemare i tavoli, portare via la spazzatura della sera prima. Taverne e osterie iniziano così le loro giornate da una vita. Ho finito il caffè e ho dato uno sguardo al giornale mentre il bar si affollava di gente, persone che sembravano clienti abitudinari, quelli che passano da anni ogni mattina. Ho respirato un po’ l’aria di uno scorcio magico di Roma, dove senti l’odore di una città che forse non c’è più ma che in alcuni angoli sembra non invecchiare mai. Ho percorso la strada al senso contrario per tornare verso la macchina, il Tevere riprendeva intanto quel suo colore sporco di acqua macchiata, un fiume che brillava di luce riflessa mentre alle spalle risaltava Castel Sant’Angelo. Doveva essere una mattina insolita e lo è stata, aspettavo mio padre e vivevo una Roma diversa, addormentata ma affascinante per quei suoi squarci di luminosità unici, ancora non del tutto frenetica ma irrimediabilmente magnetica

Al momento giusto

Tornato da Pechino riflettevo su come sarebbe stato questo periodo, tra tesi e lavoro ma senza lezioni, gli ultimi cinque mesi da universitario prima della tesi.

Avevo un obiettivo principale: gustarmi appieno questo tempo, senza ansie, con il piacere di lavorare per la tesi e quello di andare in ufficio un paio di volte a settimane alternando il tutto in maniera armoniosa e rilassante.

Sono trascorsi due mesi ormai e devo dire che sono contento di come stia trascorrendo questo periodo, lo avevo immaginato così e si sta rivelando esattamente come lo avevo architettato.

Ho molto tempo per me e mi riesco ad organizzare benissimo portando avanti quei 3-4 impegni nel modo migliore.

La tesi procede: ho terminato il secondo capitolo ed ora sto leggendo le quasi duecento pagine del rapporto Taylor, l’inchiesta governativa sulla tragedia di Hillsborough, materiale fondamentale per il capitolo 3.

Nel frattempo a lavoro cresce il fermento per l’evento di lunedì prossimo quando avremo come ospite Brignano, la macchina organizzativa sta lavorando a pieno regime e senza pause già da diversi giorni per rendere l’evento un bel momento di condivisione per tutti.

Questi due mesi sono passati rapidamente, sto vivendo l’università come sempre al 100% e in tutti i suoi aspetti anche se mi mancano alcune cose, o meglio, avverto la mancanza di alcune persone come Antonio che ormai ha iniziato a lavorare da un mese abbondante e che non riesco a vedere dal 30 settembre.

Questa è certamente la nota negativa di questo scorcio di stagione, non avere più nei paraggi un mio amico, l’unico con il quale ho condiviso quotidianamente triennale e magistrale. Il gruppo di amici si è disgregato ma di questo ne ho parlato tante volte, l’atmosfera di qualche anno fa si è dispersa rapidamente ed in modo inequivocabile.

Credo che i momenti più belli all’interno di Via Columbia ci siano già stati, almeno per me. In questi anni ho visto una facoltà perdersi, a livello funzionale e strutturale, corsi saltati, fondi spariti, borse di studio tagliate, rate in costante aumento con tanto di anticipo su quella successiva.

Sto vedendo brutte cose, diciamo così, i momenti brillanti a Tor Vergata sono pienamente consapevole di averli assaporati fino in fondo e per questo posso fare un confronto con la triste situazione attuale.

Resterà il periodo più felice e divertente della mia vita, di questo ne sono convinto, ora mi godo la mia “posizione” e i miei ultimi mesi, ma considerando il contorno a 360 gradi e calcolando come si stano evolvendo certe cose, credo proprio che me ne andrò al momento giusto.

This is England

Sabato scorso Alfredo mi ha suggerito un film da vedere, mi ha consigliato This is England e da laureato in Storia della Gran Bretagna e da laureando sempre nella stessa disciplina non potevo non dare un’occhiata a questo film.

Sono riuscito a reperirlo rapidamente su MegaVideo e me lo sono guardato l’altra sera aspettando anche che passasse il blocco dopo i 72 minuti, per vedere assolutamente la fine dato che la trama mi aveva coinvolto decisamente. Mi è piaciuto come film e ho apprezzato i riferimenti agli anni 80, interessante l’intreccio e lo sfondo della guerra delle Falkland. L’unica nota negativa, se così si può chiamare, è l’età del bambino, ossia il protagonista della storia, un dodicenne che entra in un gruppo dei skinheads più grandi di lui e presto si cimenta nelle azioni dei suoi compagni tra cui una storia francamente assurda con una ragazza di 16 anni. Questo dettaglio mi è sembrato molto poco credibile ma non cambia certamente il giudizio estremamente positivo sul film.

Ho sentito anche chi se ne intende molto più di me ed il commento è stato entusiasta, addirittura qualcuno lo considera uno degli apici del cinema inglese del nuovo millennio.

This is England 86 è invece il sequel trasmesso da Channel 4 nel quale si raccontano le vicende dei ragazzi tre anni più tardi, stavolta con i mondiali di calcio del 1986 a fare da sfondo ai fatti.

Come sempre, quello che viene dopo un film di successo è sempre meno bello e coinvolgente, in questo caso si potrebbe dire la stessa cosa anche se il resto della storia si sviluppa in 4 puntate da 45 minuti e quindi anche tecnicamente è un sequel ben diverso.

Finora ho visto le prime tre puntate, e la grande differenza rispetto al film è l’assenza totale del tema relativo alla politica, argomento basilare nella storia precedentemente narrata.

Nel telefilm si punta più alle vicende personali dei ragazzi e alle loro relazioni, il protagonista vive un altro shock questa volta a causa dei comportamenti della madre ma ritrova la sua vecchia fiamma dopo un incontro casuale all’interno di un ospedale al termine della prima puntata.

Il merito di This is England è quello di fotografare in maniera precisa un certo periodo del Paese con le sue vicende politiche, sociali e culturali.

La guerra nelle Falkland, il thatcherismo e la disoccupazione ma anche le evoluzioni delle subculture urbane sorte a inizio anni Sessanta conquistano l’attenzione dello spettatore.

Ricostruito in maniera perfetta l’abbigliamento della varie correnti di quegli anni, il film evidenzia quella Gran Bretagna che in realtà ricordano in tanti anche in un periodo certamente poco brillante, quella Gran Bretagna che ad ogni modo, dal dopoguerra ad oggi, è la terra che guida l’Europa e lancia tendenze di ogni genere alle quali alla fine si accodano tutti.

 

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