Lavoro

 

Slavoro, università, stagecalpitante. Se dovessi scegliere un termine per definirmi in questo periodo utilizzerei senz’altro quello con cui ho iniziato questo post di fine marzo. Mi sento così, un po’ come Pippo Inzaghi quando lo vedi in panchina che frigge e non vede l’ora di entrare, anche per 3 minuti, ma ha quella smania che gli brucia dentro. In questo momento anche io sono leggermente fuori da giochi, se per tutti le cose proseguono con la normale quotidianità non è così per me che da ormai un mese ho completato il mio percorso universitario e da una ventina di giorni mi sono catapultato nel mondo di coloro che cercano un impiego: uno stage, un tirocinio, un lavoro. In queste tre settimane ho avuto il primo impatto con quella che tutti definiscono ormai crisi, trovare qualcosa non è così difficile, il problema resta quello dei salari, semplicemente minimi e talvolta ridicoli, e le ambizioni che ciascuno di noi ha, oltre al percorso di studi che vorrei sfruttare o onorare facendo qualcosa di inerente. La prospettiva dello stage in facoltà all’Ufficio Eventi sembra sempre più lontana. Il rimpasto amministrativo e dei funzionari, in seguito alla formazione dei due nuovi dipartimenti, sta creando tantissimi problemi a tutti, soprattutto ai dipendenti, entro metà marzo dovevano nominare i nuovi capi ed il coordinatore principale, se tutto andrà bene ciò avverrà non prima del 16 aprile. Questo mese di ritardo allunga ulteriormente i tempi per poter avviare eventualmente le pratiche del il mio stage, dopo l’incontro della scorsa settimana credo che non ci saranno grosse novità ancora per un po’ e di conseguenza, questi rallentamenti, affievoliscono di molto questa ipotesi di impiego. Nel frattempo il mio invio di curriculum è a pieno regime, dopo alcuni incontri negli uffici di IncontraGiovani e Eurodesk, ho iniziato a mandare il mio profilo a diversi indirizzi. Mi sono proposto in parecchie aziende legate alla comunicazione e mi sono iscritto ad una borsa di studio che mi permetterebbe di fare uno stage di tre mesi nel terzo settore ma che darà il proprio responso a metà maggio. Ho inviato curriculum a Sky, e a La7 dove c’è uno stage interessante, quello in cui le richieste sono perfettamente in linea con le caratteristiche che emergono nel mio curriculum. Infine, mi sono candidato per lavorare alle Olimpiadi di Londra di questa estate: dopo aver letto un annuncio all’università all’ufficio di IncontraGiovani, ho deciso di inviare la mia disponibilità per un qualcosa che solo al pensiero mi esalta enormemente. Malgrado tutto, in settimana sono riuscito ad accordarmi con Enrico, un mio amico dell’università, e da domani inizierò a collaborare con il quotidiano on-line che gestisce da diverso tempo (2duerghe.com). Mi occuperò di sport e di calcio in particolare, domani seguirò il match delle 12.30 fra Roma e Novara mentre il lunedì avrò uno spazio fisso in cui commenterò il turno di campionato facendo un punto sulla giornata appena trascorsa. È un impegno che mi entusiasma e mi stimola, sarà un piacere, ancor di più un divertimento.

Buona domenica, buon pesce d’aprile.

Tra amici

L’ultima settimana è stata certamente contrassegnata dagli amici e dagli incontri, dai pranzi e dalle cene con tante persone, tutte diverse tra loro per storie e conoscenza. Domenica è stata la volta della “braciolata” in quel di Parco Catone, luogo immerso nel verde nei pressi di Monteporzio a due passi dal celebre Osservatorio. Nonostante un meteo non del tutto confortante, ci siamo diretti verso la nostra destinazione ognuno con la propria macchina creando un serpentone di auto che dopo 50 metri già si era disgregato in diversi parti, creando un rallentamento inevitabile con annessa attesa per chi era in testa. Giunti a Parco Catone ci siamo rapidamente sistemati e abbiamo preso contatto con la situazione, con la brace e le griglie. Fortunatamente, i nostri vicini di tavolo, avevano da poco finito il loro pranzo, la carbonella era ancora attiva e tiepida e così abbiamo sfruttato il loro lavoro per cucinare velocemente. Nei pressi del fuoco ci siamo dati il cambio io, Alfredo ed Antonio i quali si sono prodigati soprattutto all’inizio per ravvivare ulteriormente la brace mentre il sottoscritto ha gestito maggiormente la cottura della carne. Scene goliardiche, buon umore, polemiche per l’assenza inattesa di David e soprattutto molto cibo avanzato, a testimonianza che ci eravamo ben organizzati, forse troppo. Terminato il pranzo, verso le 3, io e Antonio ci siamo spostati nell’area giochi del parco occupando rapidamente un campo di terra con due porte di legno. Importunati da un bambino desideroso di giocare con noi, pochi minuti dopo è iniziata la fuga disperata per scappare dal diluvio che si stava iniziando ad abbattere su Monteporzio. Dopo aver ripiegato nelle rispettive auto, siamo tornati verso Frascati dove ci siamo fermati a casa di Alfredo per un rapido caffè prima di tornare a Roma. Martedì è stato il turno dell’uscita mensile (ormai questa è la scadenza) con Daniele e Simone due dei miei storici amici, gente che conosco dall’asilo. Il copione della serata è stato rispettato in pieno anche stavolta: appuntamento alle 22.15 sotto casa di mia nonna, rapida decisione sul locale (ormai sono sempre quei 3-4) arrivo nel posto prescelto, birra, chiacchierata, caffè finale dal “cornettaro” di Via dei Monti Tiburtini, saluti finali. Questa volta siamo tornati al “Bandana”, nei pressi di Porta Pia, dove eravamo stati l’ultima volta a fine ottobre prima di Inter-Juventus e dove siamo tornati due giorni dopo la partita di ritorno, stranezze della vita. La serata è stata caratterizzata dai soliti discorsi: le teorie di Daniele su Zeman, il suo allenatore preferito, le risposte piccate di Simone sui discorsi tattici, la rubrica di quest’ultimo in cui ci narra le sue mirabolanti e ripetute avventure da playboy, io che provo a mettere ordine. Poco dopo l’una ci siamo divisi, l’appuntamento è per dopo Pasqua sicuramente quando avremo altre partite da commentare e altri racconti da ascoltare. Ieri sera infine è andata in scena la cena tanto agognata con Paolo, Chicco e Alessandro, altri tre amici storici con i quali sono cresciuto giocando sotto casa di mia nonna. Il ristorante prescelto è stato quello nei pressi della Posta di L.go Beltramelli, una trattoria di nuova gestione che non mi ha lasciato molto soddisfatto. Raggiunta la meta comodamente a piedi, abbiamo ordinato: fritti, pizze e birra mentre cominciava Milan-Barça. La serata è trascorsa piacevolmente fra uno sguardo alla partita, i racconti strepitosi di Alessandro sui set del mondo del cinema, le intenzioni di Federico che si augura di poter fallire i due test per il Comune così avrà una giusta causa per tornare a Londra, città che è in cima ai suoi pensieri ogni giorno fin da quando apri gli occhi la mattina. Paolo ci ha raccontato le ultime disavventure capitate sotto la metro, mentre io ho esposto i miei progetti futuri. Quasi dieci mesi dopo l’ultima cena condivisa siamo riusciti a replicare, l’auspicio è che per la prossima non si debba aspettare altrettanto perché è stata una serata esilarante, come le altre due, come tutte le volte in cui sto in compagnia di questi amici.

“Quanto sei bella Roma quand’ è mattina…”

All’altezza del Pigneto mi sono reso conto di quanto la situazione fosse assurda, ho fatto due calcoli e mi sono messo a ridere per la disperazione. Questo è quanto successo stamattina intorno alle 8.30 sul autobus 105 mentre cercavo di raggiungere P.ta Maggiore per scendere e avviarmi verso lo Scalo di San Lorenzo posto in cui avrei dovuto prendere successivamente il tram. È stata la giornata del mio caro amico Christian che ha concluso il suo percorso universitario discutendo una tesi sulla situazione dello Yemen in Scienze Politiche in quel di Viale Pola, una delle sedi Luiss. L’appuntamento con la sua tesi di laurea fissata alle ore 9 mi ha obbligato ad una serie di scelte drastiche: sveglia alle ore 6.45, autobus alle 7.30, niente macchina per il traffico e l’impossibilità di trovare un posto auto, tanto coraggio ed infinita pazienza. Come detto inizialmente, dopo aver percorso un buon pezzo di Casilina, alle 8.30, ancora non ero arrivato al mio parziale traguardo a causa del traffico e dei perenni lavori lungo la strada. L’amara considerazione ho iniziato a farla all’altezza della Circonvallazione Casilina, poche fermate prima di abbandonare il 105. La distanza calcolata dal sito Atac fra casa mia e Viale Pola è di 15,8 km: per percorrere tale tragitto ho impiegato un’ora e quaranta minuti, servendomi di soli due mezzi e avendo anche una buona dose di fortuna considerando che ho dovuto attendere pochissimi minuti autobus e tram. Il calcolo tempo-distanza mi pare semplicemente drammatico, fuori da ogni logica mondiale. Pensavo al fatto che David impiega un’ora per arrivare da Fiuggi all’università percorrendo 69 km (dati viamichelin.it) con il Cotral e io per fare nemmeno 16 km all’interno della stessa città impego quasi il doppio. Il paragone è pazzesco, chi viene da un’altra provincia e fa il quadruplo della mia distanza impiega la metà del tempo che spreco io per andare da un lato all’altro della città. Probabilmente molti di voi, carissimi lettori, non avrete il quadro chiaro della situazione, o meglio, non riuscirete a capire esattamente spazi e distanze ma posso assicurarvi che la mia esperienza di questa mattina sfiora il surreale. Il problema è che non posso nemmeno attaccarmi allo scarso servizio dei mezzi o al fatto che non ero ben collegato alla mia destinazione, la triste realtà è che su strada la mattina è impossibile muoversi. Nonostante tutto sono stato il primo ad arrivare pur sforando di 10 minuti sull’orario previsto, ma quando hai appena vissuto un viaggio del genere è l’aspetto meno preoccupante della Terra, anzi, si può serenamente annoverare fra quei trionfi di dimensioni epocali.

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Questi qua

Tra le tante chiacchiere che ho sentito dopo l’eliminazione di martedì sera, non ho sentito nessun riferimento a due aspetti, evidentemente sono sfuggiti alla maggior parte della critica sportiva ma non a me. Lo scorso anno sempre nell’andata degli ottavi di finale perdemmo 1-0 subendo gol all’ultimo minuto (come quest’anno) su una papera di Julio Cesar ma ribaltammo clamorosamente il risultato a Monaco per 3-2, con un gol sempre allo scadere firmato da Pandev. Stavolta la zona Cesarini ci ha puniti in entrambi i casi, andata e ritorno, chiudendo anzitempo la nostra misera avventura europea, ma dell’Inter che riuscì nel miracolo bavarese oggi c’è bene poco. Non c’è Eto’o e praticamente Sneijder, non c’è sicuramente quella versione dell’olandese, ma soprattutto manca quel pizzico di fame e la benzina che iniziò a sparire clamorosamente al turno successivo,  nel crollo contro lo Schalke. I minuti finali sono stati determinanti, il Marsiglia invece stabilisce un record nella storia della Champions: nelle ultime tre partite ha segnato sempre dopo il novantesimo. In molti non ricordano il modo rocambolesco con cui i francesi hanno acciuffato la qualificazione ribaltando a Dortmund un parziale di 0-2 e vincendo proprio allo scadere. La fortuna marsigliese pare non essersi esaurita considerando che agli ottavi, nei due match, hanno ottenuto risultato e qualificazione in maniera casuale alla fine. Tre partite di fila sistemate ad un passo dal gong, qualcuno dall’alto li sta scortando senza dubbio, il Bayern è avvertito anche se il triplo bonus francese temo che non sia prolungabile essendo già andato oltre il paranormale. Per quanto ci riguarda, abbandoniamo una Champions in cui siamo stati sempre di troppo, fin dall’esordio era evidente che sarebbe stata una stagione ricca di problemi e l’Europa avrebbe soltanto amplificato i nostri limiti. Ieri, mentre guardavo il sorteggio, un po’ mi sono intristito, certi momenti li rivivremo ad agosto 2013 se tutto andrà bene, fra molto tempo, fra una vita. Essere fuori da ogni cosa a metà marzo è brutto, non ci capitava da troppo tempo e questo ritorno all’orrore mi ha spiazzato. Credo di avere una buona dose di amarezza dentro di me proprio per questo, vivere la stagione senza obiettivi, senza traguardi, con due mesi da giocare è tristissimo e mi sto lentamente riempiendo di malinconia. Erano un paio di anni che in tanti desideravano dirci “Zeru Tituli” mercoledì mattina ci ha pensato subito la Gazzetta. Questa frenesia, seguita da una prontezza invidiabile evidenzia una cosa: se c’era qualcuno che non aspettava altro vuol dire che in questi anni, in questi 7 anni conditi da 15 trofei, abbiamo regalato dispiaceri a tanti e questo è un buon segno. Rifondare, ricostruire, ristrutturare, ho sentito queste parole d’ordine, le colpe di una stagione deludente sono di tutti, in particolare del Presidente e subito dopo dei dirigenti. Moratti ha chiuso i rubinetti, pochi soldi da spendere e diverse cessioni importanti, Branca si è macchiato di qualche errore grossolano, ha comprato qualche giocatore discutibile e questi sono i risultati. Riguardo agli errori commessi su allenatori e giocatori già mi sono espresso, ciò che mi preoccupa e aumenta il mio disappunto è l’indefinito nel quale continuiamo a nuotare, le dichiarazioni di Moratti degli ultimi giorni mi preoccupano non poco. Il FPF non deve più essere una maschera dietro alla quale nascondersi anche perché lo stiamo attuando solo noi e la scusa non regge più. Fra qualche anno capiremo se siamo stati lungimiranti o dei poveri creduloni mentre gli altri si rinforzavano e spendevano. Non la vedo bene, il futuro è un mega punto interrogativo, attendo con ansia la scelta del futuro allenatore, in base al nome del nuovo tecnico si capirà tutto, sapremo le intenzioni e cosa ci aspetta a partire dal mercato. Gente come Mazzarri, Blanc, Spalletti, non mi convince, serve un uomo forte alla Mourinho, un Capello, meno Guardiola. Servono certezze non più scommesse, dopo due anni di caos abbiamo bisogno di chiarezza e di gente da Inter, di campioni e non di giovani sconosciuti. Il problema grande sarà convincere queste persone senza l’Europa che conta e senza i denari di Moratti. Ricostruire una squadra competitiva con questi presupposti è impossibile. Mi sono intristito in questi giorni perché sono tornato indietro nel tempo e perché il futuro per forza di cose non potrà essere ricco di gloria. Oggi ci attende una partita inutile contro una squadra di metà classifica, con giocatori che non hanno più nulla da dare essendo stanchi, svuotati e già nella leggenda, calciatori che non vogliono centrare la qualificazione Uefa perché vedono questo impegno futuro come un peso e basta.

Oggi, domenica 18 marzo 2012, siamo questi qua.