Euro Italia

Ad un certo punto, un po’ tutti, abbiamo avuto paura della beffa, sul rigore di Montolivo i timori si stavano materializzando in delusione vera, ma poi, la storia ha preso un’altra direzione: siamo in semifinale, e giovedì sera a Varsavia, affronteremo la Germania, la grande favorita nella classica per antonomasia. Lentamente sta iniziando a crescere l’entusiasmo intorno a questa squadra, lo scetticismo sta mutando in convinzione, la freddezza in supporto totale. Gli Europei mi sono sempre piaciuti, per alcuni aspetti più dei Mondiali perché a livello tecnico e qualitativo sono di gran lunga superiori alla Coppa del Mondo. Il top del calcio è in Europa, tralasciando Brasile e Argentina la rassegna continentale annovera le nazionali migliori. Poche squadre, un turno in meno rispetto ai Mondiali, ma il livello è altissimo. Non ci sono le pittoresche e sgangherate formazioni africane, i simpatici asiatici o i talentuosi ed esagitati sudamericani, si gioca tra di noi, tra gente simile e le sfide che si vedono nella fase ad eliminazione diretta sono duelli storici, battaglie ricche di significato. Germania-Italia giovedì sarà l’ennesimo faccia a faccia tra noi e i tedeschi, una gara che è più di un “derby” per troppe ragioni. È dal 1968 che gli Azzurri non conquistano la Coppa Henry Delaunay, un trofeo che non ci porta troppo bene e che nelle ultime edizioni ci ha visti spesso protagonisti sfortunati. L’amarezza di Euro2000 è nella memoria di tutti, così come l’impresa in semifinale contro l’Olanda, un successo leggendario che non ha nulla a che vedere con ieri sera.

Nel 2004 tornammo a casa con 5 punti e con il biscottone scandinavo, un timore che si è ripresentato lunedì scorso contro l’Irlanda. Quattro anni fa siamo usciti meritatamente ai rigori con la Spagna, ieri invece la lotteria dei penalty ci ha regalato una gioia, meritavamo di vincere nei 90 minuti, abbiamo dovuto giocarne altri 30 più i rigori, ma alla fine siamo passati, lasciando all’Inghilterra l’ennesima eliminazione dagli undici metri.

Mazzocchi a fine partita ha detto che l’Italia va in semifinale ogni sei anni, io aggiungerei che andiamo anche in finale ogni sei anni: a partire da Usa ‘94, gli almanacchi dicono questo.

Vorrei tanto poter vivere questa gioia, quella che mi rimase strozzata in gola dodici anni fa nella notte di Rotterdam su un tiro di Trezeguet. Alla mia personalissima bacheca manca solo questa coppa: ho vinto quasi tutto tranne l’Europeo e sogno di chiudere questo cerchio.

Sei anni fa l’emozione più grande a Berlino, oggi siamo a 90 minuti dal raggiungere una finale insperata e per questo ancora più bella. Tra noi e l’atto conclusivo di Kiev ci sono i tedeschi, proprio come in quel Mondiale.

A volte la storia si riscrive, altre si ripete.

Forza Azzurri, crediamoci.

 

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