La Treccani, la focaccia, le nostalgia di se stessi, le cazzate, il viaggio

 

Premessa

Sono stato ad Ovada venerdì e sabato. Sono andato con mio zio a riprendere mia nonna e a salutare mio cugino che la prossima settimana ripartirà per Seattle. In realtà, l’occasione è nata anche per andare al cimitero da mia zia, non essendo stato al suo funerale e per prendermi l’enciclopedia Treccani che aveva in casa.

 

Svolgimento

Era molto tempo che non mi divertivo così. Ho passato le migliori 40 ore degli ultimi due mesi, ridendo, scherzando, ironizzando su tutto insieme a mio cugino e a mio zio. Come in tutte le situazioni drammatiche c’è sempre un inatteso risvolto comico e la due-giorni appena vissuta ne è una lampante conferma. Svuotare una casa perché la padrona è morta e il figlio vive dall’altra parte del mondo ha un implicito senso di tristezza che noi siamo riusciti ad anestetizzare.

Io penso di aver detto oltre 4000 cazzate, un fiume in piena, non ho dato tregua a nessuno anche perché ho trovato due spalle di buon livello che hanno messo il carico quando serviva.

La mia macchina, una Punto noleggiata per l’occasione, era talmente piena che si è abbassata notevolmente, insomma, l’abbiamo fatta diventare una Punto Abarth per tutto il peso che abbiamo infilato nel cofano e nei posti dietro.

I 70 volumi della Treccani complessivamente pesavano 210 kg, in più avevo altri milioni di cose che mia nonna si è voluta portare a Roma. Mio zio invece ha stipato all’inverosimile la sua enorme Volvo, trasformata per l’occasione in una casa smontata con 4 ruote sotto. In tutto ciò ho mangiato focaccia a intervalli regolari esagerando come ogni volta che metto piede in Liguria. Ne avrò ingurgitata una “chilata” buona fra il pranzo di venerdì, la cena, la colazione di sabato ed il pranzo successivo. Oltre all’enciclopedia, mi sono preso un libro di Jonathan Coe, il computer portatile, una maglia, una moka per il caffè nerazzurra, una bottiglia di brandy e un altro paio di cose per mia madre.

Nel turbinio di stronzate che ho detto, la sera, mentre ero a letto, mi sono un po’ intristito: ho pensato a mia zia, a quella casa ripulita e poi a me. La mia versione migliore, quella di cazzaro l’ho ritrovata improvvisamente in questo mini viaggio e mi è tornato in mente quando ero così, cioè mi sono risentito per alcuni momenti il top player di cazzate del 2008-2010, in questo ragionamento ho avuto davvero nostalgia di me stesso, di quello lì.

Ieri mattina alle 10 siamo ripartiti, tappa d’obbligo al cimitero e poi via verso Roma, incolonnati con mio zio e mia nonna davanti ed io dietro. Il viaggio è durato soltanto 7 ore, in silenzio, con un po’ di musica quando c’era segnale, con i libri dietro e gli altri bagagli.

Ho scaricato il tutto e ora ho non so quanti mila euro sotto forma di volumi ammucchiati in sala. Più tardi vuoterò la vetrina e inizierò con la sostituzione. Non so quante volte in vita mia mi capiterà di utilizzare l’articolo determinativo per riferirmi a un qualcosa per antonomasia, stavolta posso farlo: a casa non ho più un’enciclopedia, ho L’Enciclopedia.

 

Frasi del viaggio:

 

Samuele:Questo te lo prendi tu, vale un sacco di soldi, te lo vendi e con quei soldi viene a trovarmi a Seattle”.

Samuele/2: “I give you money, I wanna see cammello, you know…”

Matteo: “Zio la tua macchina è talmente carica che mi pare una pentola a pressione con 4 ruote avvitate sotto”.

 

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