“Vivere, Amare, Capirsi”

Ieri pomeriggio sono voluto andare a spulciare in questo blog, volevo vedere cosa scrivevo durante un altro profondo periodo di crisi, l’ultimo prima di questo e datato agosto-settembre 2009. In quei mesi, dopo un’estate passata completamente a Roma, a mia nonna fu diagnosticato un tumore, ci furono dei problemi con mio padre, la tesi sulla quale avevo lavorato molto saltò in aria completamente, litigai con il mio relatore e fui costretto a ricominciare tutto dall’inizio spostando di 45 giorni la mia discussione. In quel periodo poi, si accavallarono una marea di fatti negativi e contrari, la persona a cui ho fatto riferimento ultimamente già era presente e soffrivo per lei, ma per altri motivi, la inseguivo a quei tempi, mi sembra passata una vita. Quel periodo durò di fondo fino al 14 dicembre quando sbagliarono anche i titoli sulla copertina della mia tesi. Due giorni più tardi mi laureai, presi il massimo dei voti e da lì in poi fu una cavalcata magnifica. Il vento cambiò quel mercoledì mattina in T25, ma io me ne resi conto solo più tardi.

Ecco, in quel periodo di crisi, smisi di scrivere anche sul blog, ricordo un sms di Francesca in vacanza a Berlino che si chiudeva con un “Ho ricominciato a scrivere…” ed io le risposi di tutto punto “Io invece ho appena smesso”. Una settimana dopo scrissi sul blog una poesia che oggi ripropongo, ma non tanto per coincidenze o scaramanzie, la ripubblico perché ricordo il mio stato d’animo e i miei pensieri terribili. È una poesia breve ma che dice molto, la cosa che mi ha stupito è il fatto che a distanza di 3 anni abbondanti dica ancora solo verità.

 

 

A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi;

 

A piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali;

 

A stabilire un contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere;

 

A mostrare i propri sentimenti c’è il rischio di mostrare il vostro vero io;

 

A esporre le vostre idee e i vostri sogni c’è il rischio d’essere chiamati ingenui;

 

Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti;

 

A vivere c’è il rischio di morire;

 

A sperare c’è il rischio della disperazione e

 

A tentare c’è il rischio del fallimento.

 

Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande nella vita è quello di non rischiare nulla.

 

La persona che non rischia nulla, non è nulla e non diviene nulla.

 

Può evitare la sofferenza e l’angoscia, ma non può imparare a sentire e cambiare e progredire e amare e vivere.

 

Incatenata alle sue certezze, è schiava.

 

Ha rinunciato alla libertà.

 

Solo la persona che rischia, è veramente libera.

 

 

(da: “Vivere, Amare, Capirsi” di Leo Buscaglia)