Dopo il primo, ecco il secondo grande brivido del 2013

 

Dopo il primo grande brivido del 2013, ecco il secondo: ho scritto un libro. Oggi ho messo il punto e anche questo progetto l’ho portato a termine. Non vi avevo raccontato niente anche in questa circostanza? Sì è vero, però penso di aver fatto bene, ho eliminato ogni tipo di domanda, di pressione e curiosità. Ho potuto lavorare serenamente, sotto traccia anche qui e alla fine sono soddisfatto del risultato.

L’idea mi è venuta un giorno di novembre a pranzo, mentre mangiavo e ascoltavo il telegiornale. Ho avuto l’illuminazione e ho iniziato a sviluppare subito quello che avevo in testa. È un libro di sport, di calcio precisamente, ma sinceramente penso che scrivere di pallone in tutte le sue sfumature sia la cosa che mi riesca veramente meglio. Non è presunzione, anzi, è una constatazione per la facilità con cui riesco a mettere su carta i miei pensieri.

Ho scritto un libro che io comprerei immediatamente, i miei amici appassionati anche, perché racconto storie di calcio, attraverso un filo rosso molto chiaro che unisce emozioni, grandi campioni e squadre che hanno regalato momenti leggendari.

Scrivere un libro era una cosa che volevo fare da tempo, sono riuscito ad arrivare alla mia meta in 4 mesi, esaltandomi veramente in alcuni passaggi, scoprendo tanti aneddoti e cimentandomi a volte in momenti di ricerca snervante e minuziosa.

Ci sono tre momenti difficili nella stesura di un testo: il primo è ovviamente trovare l’idea, il secondo è passare dalla teoria alla pratica, il terzo è avere la forza e la determinazione di andare avanti quando passa l’entusiasmo e ti rendi conto che mancano ancora un centinaio di pagine.

Un libro infatti è diverso da una tesi, non sei obbligato, non hai tempi che ti stringono, sei libero e per questo puoi rischiare di perderti perché non è un dovere. Sono andato avanti malgrado tutto e sono molto felice.

Quando accennai questa cosa a Gabriele non era molto convinto, ma il suo scetticismo non mi frenò. Iniziare una cosa e arrivare in fondo. Sempre. Manca solo la prefazione, mi piacerebbe che la potesse scrivere un mio amico che contatterò nei prossimi giorni, penso che sia la persona più adatta.

Ho studiato le pubblicazioni di calcio negli ultimi tempi, ho girato molte librerie per farmi un’idea di case editrici e di temi trattati. Penso che il mio libro abbia dei contenuti e un taglio che possa interessare, per me ha le carte per poter essere pubblicato. Lo spero, sarebbe molto bello ma intanto sono contento di averlo scritto. Ora vedremo.

Fra un po’ partirò e avrò del tempo per rileggere il tutto e correggere qualche errore di forma, quando tornerò inizierò la seconda fase, entrare in contatto con gli editori. Ma procediamo un passo alla volta.

In quattro mesi di merda ho pianificato una partenza e scritto un libro. Nonostante tutto, perché barcollo, ma non mollo.

Fino alla fine.

 

 

 

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(Parlo anche di questa storia, ovviamente).