Istanbul

Insomma Istanbul. Sì, il momento di parlare del mio ultimo viaggio in Turchia è arrivato considerando che l’eredità che mi ha lasciato, l’influenza, è leggermente calata e posso permettermi di scrivere un attimo.

Dovevo andarci nel gennaio del 2010 con David, poi per motivi di prezzo decidemmo di viaggiare verso Atene. Esattamente il 31 agosto dello scorso anno invece, mentre azzannavo costolette in rapida successione sulle colline intorno Lugano, dissi a Giorgia che secondo me lei poteva essere la persona adatta per andare in Turchia. Intraprendente, avventuriera, esperta, una che per Istanbul aveva tutti i requisiti. La buttai lì quella sera, un po’ per gioco, un po’ per speranza, di certo fu una frase che nascondeva un complimento mio verso di lei. Quattro mesi dopo, il 31 dicembre, ero proprio nella capitale turca per Capodanno. Con Giorgia.

Come detto già in precedenza questo viaggio è stato un suo magnifico regalo, tanto grande che mi ha anche un po’ spiazzato ma alla fine, nonostante qualche discussione, sono andato. Felice di raggiungerla dopo il suo tour in Terra Santa e desideroso di vivere e vedere questa città dove da tempo volevo andare. Parto dicendo che Istanbul mi è piaciuta veramente, capitale diversa dalle altre, tante città e popoli in un unico posto diviso geograficamente in tre parti da corsi d’acqua e ponti. Fatico a dire che sia un luogo europeo, ma è azzardato dire che sia asiatica, è un perfetto incrocio, un qualcosa di sospeso, un crocevia, un punto di collegamento vero fra i due continenti.

Tante moschee, forse troppe, nemmeno le guide sanno il numero esatto, ma in una megalopoli di 13 milioni abbondanti di abitanti è credibile che il conto si possa perdere. Ho visto belle cose, respirato infinità di aromi e profumi, da quelli classici al sapore di carne di Kebab a quello del caffè, fino a miscugli strani e impossibili da decifrare. Il mio posto preferito rimane la chiesa di Chora con affreschi davvero stupendi, fra le moschee la mia prescelta rimane quella di Aya Sofia o quella inusuale di Suleymanye con i minareti messi in un modo tutto particolare. Ho mangiato bene, tanto kebab, mai di strada ma sempre in qualche locale. Ci siamo goduti una cena dal celebre Cipriani in seguito all’Hamam, il bagno turco tradizionale, e abbiamo eletto a nostro preferito il ristorante Babylonia, quello convenzionato con il nostro ostello. Proprio riguardo la sistemazione alla fine c’è stato un cambio a sorpresa e abbiamo lasciato quello a Taksim per uno nella zona di Sultanahmet, a mio avviso migliore per posizione strategica e vicinanza ai luoghi di interesse culturale.

Non ci ha soddisfatto la crociera sul Bosforo, ci siamo divertiti molto invece nel tour by night con Emre e Uhr. Per tre giorni su sei abbiamo avuto la guida, la scelta di Giorgia è stata ottima, avere qualcuno che possa spiegarti e indirizzarti, o anche semplicemente fare da traduttore con la gente del posto, è una comodità davvero grande e utilissima. Bella l’atmosfera del Bazaar, più caratteristica quella del Mercato delle Spezie dove ho comprato zafferano per mia mamma e castagne per mio papà. Peccato per l’influenza che mi ha colto non troppo di sorpresa la notte fra l’uno ed il due, febbre che mi ha accompagnato per gli ultimi due giorni non precludendomi però i giri finali e qualche visita. Ho stretto i denti per tanti motivi e ho cercato di fare in modo che un malanno non potesse decretare anzitempo la fine della mia avventura turca.

È stato un gran viaggio, quasi una settimana, un lasso di tempo importante per vedere parecchio in una città che sembra non finire mai. Grande, caotica, spesso grigia, con gente che beve sempre the in bicchieri minuscoli, ho salutato il 2013 e abbracciato il 2014 in un posto che desideravo scoprire da tempo con la persona che ha recitato il ruolo principale nell’anno appena finito.

Alla fine è stato tutto giusto così.

 

Çok teşekkür ederim Gio.

 

“And it seems to me you lived your life like a candle in the wind…”