Senza averti qui

Tre anni senza sono tanti. Ovvio, detta così sembra qualcosa di irreparabile, no, per carità, però è per dire che tre anni esatti senza averti qui non sono mica pochi. Certo, ci sono state le due famose settimane a Pechino nel settembre 2011 o quelle a dicembre 2012 qui a Roma, a casa, poca roba però se paragonate a questo infinito lasso di tempo. Tre anni senza il Tattico, senza il Saggio compagno, 36 mesi senza lo scudiero o il generale in base alle situazioni, tre anni più solo. Questo è certo.

Non è facile ora ripercorrere certi momenti anche perché onestamente non mi interessa troppo, so che malgrado la distanza ti ho sempre sentito vicino, costantemente presente al di là delle 7 ore di fuso orario, del lavoro o degli impegni. Per questo mi sono impegnato, ho sempre voluto tenerti dentro, coinvolgerti e raccontarti, anche senza risposte, consapevole però che il messaggio era stato recapitato e letto. Elaborato e compreso. Ecco, appunto, io so che stai lì e soprattutto che ci sei.

Ci sono stati momenti complicati ma tu c’eri anche se io pranzavo e tu cenavi, pure se io andavo a dormire e tu eri pronto a vivere una nuova giornata. C’eri e ci sarai. Penso di averti detto tutto negli anni, l’unica cosa che non ti ho mai raccontato è che quando ci sono parentesi grigie o attimi di tristezza e difficoltà, penso a te e in quel pensiero ritrovo sollievo, pace, mi rassereno. Penso a quello che diresti, faccio i conti conoscendo le tue risposte, sorrido perché so già la battuta, l’associazione logica e mentale. La rima. Mi è successo giorni fa e di fondo mi è tornata in mente una frase, quella che era alla fine dei tuoi ringraziamenti della tesi magistrale: “Because when I suffer, I don’t know why but in my thoughts I find relief thinking of you”. Perfetta, giusta, semplicemente calzante. Questo è ciò che capita a me pensando a te.

Ho visto ultimamente gran parte della lunga intervista che raccolsi prima della tua ultima partenza, quando con una telecamera ti seguii per mesi per avere qualche aneddoto, per fissare su un video un lungo racconto, un pezzo unico, qualcosa che ho soltanto io. In quelle parole ci sono tutte le speranze, i ricordi e le emozioni, le battute e le idiozie vissute nel periodo precedente a Pechino, un documento inedito, impareggiabile.

Sono più solo sì, però ti aspetto sempre, egoisticamente, con simpatia e ironia, augurandoti nel frattempo di raggiungere tutto ciò che desideri e conquistare quegli obiettivi che in tutto questo tempo ti hanno spinto a non rallentare. Mi piace questa cosa, mi piace quando prima di andare a letto ti scrivo su WeChat, l’ultimo pensiero è per te, il punto finale della giornata, l’ultimo mio, il primo tuo. Molto romantico, quasi tenero, abbastanza “femminile”.

Prima o poi ci ricongiungeremo, avremo modo di fare mattina, parlando di tutto, di niente, di brividi, sparlando, giudicando, pontificando, quel posto qui accanto a me in questo lungo cammino, è sempre riservato. Per te.

Ciao Falco.