Ratataplan

È tutto un fatto di numeri d’altra parte. Cento giorni alla maturità e un laureato su quattro non ha lavoro. Numeri, calcoli, parole che si affastellano e cambiano poco, ovviamente. Non ho fatto i cento giorni, dovevo andare scuola, non si poteva saltare un giorno per me. Maratoneta nell’animo, operaio tra i banchi quando il talento è poco e allora la butti su tutto il resto. Avevano previsto bel tempo e invece è sempre coperto, ma è marzo, e per gli aperitivi lungo mare è troppo presto, c’è da aspettare. Ancora.

Impazza la moda del selfie, tanti scatti rubati e spesso venuti fuori male, ma a me piace ancora la foto, uno che te la fa, un passante straniero con la mappa in mano a cui chiedi di immortalarti. Intanto è ricominciato il Grande Fratello e torniamo tutti a essere un po’ spioni, non ci piace ma un po’ ne sappiamo, e mi chiedo se sei più stupido te che lo vedi o quello che ti giudica cretino per ciò che osservi in TV sdraiato dal tuo divano, ma alla fine, sono opinioni. Vale tutto, come sempre.

Diciotto e non sentirli, ventisette e viverli con un po’ più di peso, guardo le mie cugine e provo invidia per chi ha meno anni, forse per la prima volta. Nel frattempo, il traffico ti risucchia dentro, il telefono squilla ma non rispondi, riconosci il numero e sai che le offerte impazzano e tutti si litigano i clienti e quindi, meglio starne alla larga.

Applicazioni che non vanno, ritardi, messaggi non recapitati, la tecnologia ci strangola e ci strapazza, fastidiosa come un bambino con la pistola ad acqua, ci irride e noi sottostiamo ma tanto è già mercoledì, anche questa settimana è scavallata e qualcuno ti ricorda che l’onore è ancora un pregio.

Pareri e sapori, torte colorate e pizzette avanzate, il compleanno è alle spalle, ora dritti verso il resto e quindi l’ignoto, occhio alla prossima puntata dicono, pare sia sempre la migliore, ma poi la radio passa un pezzo di Daniele Silvestri e ti ricordi tante cose. Fortunatamente belle.