Dà, chiudi lo zaino, si va a Campovolo!

“Una scarica di brividi di tre ore”. Così David aveva definito il concerto di Campovolo dopo che avevo letto la notizia e gliel’avevo girata. Ero ancora in Canada senza nessuna certezza di ritorno, eppure decisi di coinvolgere il Cauto in questo concerto, pochi giorni dopo i biglietti erano già assicurati. Non c’ero nel 2005, non potevo per via degli esami nel 2011, ci sarò, anzi, ci saremo domani. E direi anche finalmente.

Fra tutti e tre questo sembra essere lo show più entusiasmante, in primis per ciò che verrà proposto. Tre ore live, il concerto più lungo di sempre, e due dischi a guidare la serata, ossia Ligabue e Buon compleanno Elvis, uno di quegli appuntamenti per la vecchia guardia. Per noi.

Dopo l’Olimpico in diverse occasioni e la magia dell’Arena, è il modo migliore per chiudere il ciclo anche dal punto di vista delle location e ha particolarmente senso essere lì proprio con David, solo con lui.

L’intervento poteva intralciare l’avvicinamento, di certo influenzerà, ma questa settimana sono stato particolarmente riguardato e per quanto alla lunga fatica, caos, e lo stare in piedi per un tempo prolungato incideranno, sono felice di essere lì e non permetterò a qualche fastidio di intaccare l’evento.

Siamo pronti, il fomento sale vertiginosamente, da giorni sto riascoltando tutta una serie di brani per immergermi nel clima e dare una ripassatina ai vecchi testi, a un appuntamento del genere non si può improvvisare, bisogna goderselo per bene, innanzitutto cantando al punto da perdere la voce dopo un’oretta massimo.

Il brivido nel brivido sarà il compleanno della mia fedele spalla che taglierà i 28 anni in un’occasione unica, forse sarà uno di quei 19 settembre che fra tanto tempo ricorderà in modo speciale e con un sorriso diverso. Ho scritto a Ligabue se può fargli gli auguri dal palco, mi ha risposto che lo farà salire proprio a cantare “Non è tempo per noi”. Grandissimo.

A 48 ore dal termine dell’estate, con Alfredo ripartito, l’operazione fatta, un ottobre in cui forse avrò tempo di respirare e tutta la routine che è ricominciata, ovviamente questo concerto diventa uno spartiacque, un termine ultimo. Lo striscione del finish.

Sarà bello finire nel modo migliore, con un clima che diverse volte ci farà venire la pelle d’oca eppure, da tempo io vedo in questa serata un retrogusto che balla fra il romantico e il malinconico. Non mi interessa forzare sensazioni, ma so bene che chiude non solo l’estate ma di fatto il mio periodo romano, questo ritorno, questi 100 giorni alla Napoleone su cui spesso mi sono soffermato.

Più che altro, estendendo il concetto, e guardando tanto indietro quanto avanti e a quello che sarà, questo evento potrebbe chiudere veramente un’epoca, lunga nove anni, e da dividere in due parti nette: 2006-2012 e 2012-2015. Ho questa sensazione, perché poi tornerò dall’altra parte del mondo, il periodo d’ambientamento già c’è stato e chissà quando certe cose torneranno.

Mai più, di certo, se capiteranno, saranno ben diverse ma non necessariamente peggiori, ci tengo a sottolinearlo.

Non mi interessa caricare di significati un appuntamento che vive di luce propria, assolutamente, è solo che ho questa percezione da troppo tempo per non scriverla.

Ma è quasi sabato, c’è un treno speciale (un elemento che farà la differenza nella scala del fomento) che ci attende e ci porterà a Reggio dove troveremo un’atmosfera impossibile da immaginare, di sicuro ci lasceremo travolgere, perché questo deve succedere.

Che siano brividi, tanti brividi.

Chiudi lo zaino Dà, si va a Campovolo!

 

Come vedi sono qua, monta su,

non ci avranno fin che questo cuore non creperà,

di ruggine, di botte o di età.