Non chiedermi perché

Con un foglio Word davanti, le cuffie bene piantate nelle orecchie a isolarmi, nell’intervallo di Croazia-Spagna, con Carlos che sistemava dei DVD appena arrivati e con la mia compagna di banco che continuava a parlare da sola mentre faceva delle ricerche per il suo articolo, è partita Happy di Luca Carboni.

L’ho sentita per la prima volta, e mi ha portato lontano per alcuni minuti, su una spiaggia mentre camminavo verso il bar a prendere un ghiacciolo, con le infradito per la sabbia bollente, nel primissimo pomeriggio. L’ombrellone con le maglie appese e ciondolanti, gli zaini sotto rigorosamente all’ombra, asciugamani disposti in modo strategico, qualche amico, e quel vociare della gente del mare. Ero lì, con questa canzone a fare da sfondo, sparata dalle casse nere del bar, tutto perfetto, con il bianco della salsedine sul braccio e le monete in mano.

Sono stato al mare per alcuni minuti, con il Catto che aveva mangiato poco, il Super Santos leggermente sgonfio, un tramezzino ancora sopravvissuto al pranzo nella borsa frigo di Antonio, le pizzette al pomodoro della Bionda, Alfredo intento a disturbare con la sabbia l’Eroe Sacro.

C’eravamo tutti, ed era bello così. Poi mi sono fermato un attimo sulla ringhiera della terrazza del bar e ho guardato la riva, poi il mare, infine l’orizzonte e Carboni cantava ancora. Loro erano lì, sulla sinistra, poca gente essendo in mezzo alla settimana, e quindi il traffico del rientro al ritorno che ci aspettava, ma stavamo bene, domani non poteva essere un problema in nessun modo.

Siamo al mare, magari ci torniamo anche la prossima settimana, l’estate è lunga, anzi è appena cominciata, ci sono gli Europei, fa caldo, di cosa dovremmo preoccuparci? È tutto in perfetta sintonia, è tutto un rivivere certi film, un riassaporare, un esserci nuovamente, un riallacciare un lungo filo.

È così, e mi piace un sacco.

 

 

Non so

perché si sogna

sono sempre un po’ irrequieto

ma io amo te