Come a Parma.

Considerando il ritmo avuto negli ultimi tempi, tornare a scrivere dopo una settimana è abbastanza insolito, ma testimonia quanto questi giorni siano stati complicati ed i prossimi non saranno certamente migliori. Mi sono ritrovato, e forse infilato, in  una marasma di grosse dimensioni e tutto questo a 8 giorni dall’esame forse più importante della sessione, quello che a mio modo di vedere all’80% potrebbe decidere il voto finale, il voto della tesi. Stamattina ho fatto una cosa strana, dopo essermi svegliato mi sono messo a sentire subito la musica, ho attaccato l’I-pod e mi sono preparato così, mentre facevo colazione mi è tornato in mente un episodio. Nel maggio del 2008 infatti, ci furono giorni in cui vivevo con la musica costantemente sparata nelle orecchie, per rilassarmi, pensare e soprattutto distrarmi. Oggi è successo nuovamente ed il numero dei parallelismi che mi riconducono a quel periodo aumenta sensibilmente. Vivere un avvicinamento ad un certo impegno come quello del 3 giugno in questo modo è quanto di peggio possa esserci al mondo: ho lavorato 3 giorni su 4 con orari e ritmi paranormali, ho una stanchezza galoppante perché la mattina mi sveglio presto e la notte mi addormento tardi essendo preoccupato e agitato, in poche parole è un vero macello. Se l’anno scorso la frase di questo periodo era “più è una bolgia e più fomento” ora direi che è “più diventa un assedio e più mi preoccupo”. Lavoro, stanchezza (devo recuperare ancora almeno 10 ore perse a Stoccolma), preoccupazione per non riuscire a studiare come vorrei per un esame del genere sapendo la sua importanza oltre a fatti miei personali, mi stanno letteralmente massacrando. Restando nel campo delle metafore e delle coincidenze questa settimana mi sembra molto simile a quella di Parma 2008, quando a 7 giorni dalla sfida cruciale vennero fuori mille cose tutto contro di noi, con l’asticella della pressione che continuava a salire drammaticamente. Mi sento un po’ così, in mezzo al mare con un contesto e un’atmosfera pessima che si sommano ad uno stato fisico e soprattutto mentale in evidente crisi. È stato però bello notare l’appoggio, le voci e il sostegno da persone lontane che forse come mai in questi giorni ho reclamato non avendoli qui fisicamente. Da Pechino a Stoccolma, passando per la più vicina Imperia, loro ci sono e questo è sempre un segnale forte. È giovedì oggi, domani scatta il count-down verso il 3 giugno, in mezzo ci sarà una finale da vincere che mi vedrà protagonista all’Olimpico e devo ammettere che già sento l’ansia, quando ci giochiamo una coppa, qualunque essa sia, io mi inizio ad angosciare e questa volta, considerando il resto non  mi è certo di aiuto. Chiudo il mio intervento, prendendo spunto e in prestito da David  una frase che abbiamo tirato fuori una decina di giorni fa in Svezia … per me, “il peggio deve ancora venire”.

 

P.S. Quaranta minuti dopo aver scritto questo post ho saputo di aver vinto nuovamente il bando del part-time all’università che ha riacceso un piccola fiamma di entusiasmo. Anche per quest’anno, almeno, non sarà una stagione da zero tituli.