Ciao Duisburg

Fra giovedì e venerdì si è chiusa definitivamente anche questa stagione. L’ultimo esame e l’ultimo turno di lavoro chiudono una sessione che rimarrà nella mia testa come quella più intensa e potente dal punto di vista emotivo. Lascio quindi Dusiburg, il mio ritiro blindato nel quale ho vissuto questi ultimi 50 giorni a tinte forti. A metà maggio sono tornato dal viaggio a Stoccolma e da lì in poi è iniziato un lungo periodo vissuto a dei ritmi insoliti, è successo veramente di tutto e credo che l’intensità vissuta in questa sessione sia stata il giusto epilogo alla fine di un ciclo che sta per terminare. Studiare e lavorare con un mondo fuori in continuo movimento che ti risucchia costantemente non è facile, soprattutto quando arrivi ad un punto di svolta con degli esami che decidono tutto mettendo in ballo quasi due anni di sacrifici e studio. Alla fine sono stato felice di essermi misurato con questo clima, tante difficoltà, avversità ed imprevisti che hanno riempito ogni giorno di questi ultimi due mesi, mi hanno motivato e rafforzato. Malgrado tutto ho fatto gli esami che avevo previsto, ho trovato il tempo anche per ripeterne uno e ho vissuto l’emozione di rifiutare anche un voto perché troppo basso. C’è stato veramente di tutto, se penso che nell’ultima settimana in ordine sono capitati i seguenti fatti: mare, febbre, incidente, esame, e un pomeriggio in commissariato è evidente come di momenti morti non ce ne siano stati. Questi ultimi 7 giorni in fondo sono l’emblema della sessione, ogni giorno è successo qualcosa, in questa settimana ad esempio si sono condensati un numero di cose che normalmente capitano nel triplo del tempo. Abbandono Dusiburg con soddisfazione, in attesa del risultato dell’ultimo esame che chissà quando sapremo, credo di aver fatto quello che dovevo e di aver portato a compimento la mia “missione”. C’è un’estate di mezzo adesso, anzi un mese scarso di ferie che trascorrerò a Roma, il viaggio a Pechino è stato spostato a fine settembre e di conseguenza vivrò un’estate romana come nel 2009. In questi giorni ho pensato molto a quel periodo forse perché trovo dei punti di contatto ed il solo pensiero mi ha regalato un po’ di ansia, però alcuni aspetti sono evidenti per non farmi tornare indietro con la memoria. Quando non ho impegni e nessuna prospettiva mi sfomento sempre un po’, niente viaggi, niente brivido finale, inizierò a studiare dopo ferragosto come al solito, quindi per un mese non mi affaticherò in nessun modo. La suggestione del viaggio a Pantelleria è svanita quando ho fatto l’incidente, quando ho visto i danni alla mia macchina ho capito che i soldi dell’ipotetico viaggio stavano prendendo una direzione ben diversa con destinazione carrozziere e non più l’isola della Sicilia. Dopo il 15 agosto riaprirò i libri per il mio ultimissimo esame della magistrale ed in corso d’opera, in base ad alcune valutazioni, deciderò se presentarmi il 2 settembre oppure il 16. A lavoro tornerò il 29 agosto e la prima settimana la farò tutta da solo in attesa che rientrino gli altri, intanto saluto la mia ideale e cara cittadina tedesca di Duisburg e faccio ritorno a casa, le luci si spengono, l’estate si accende.

 

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Sapore di mare (mica tanto)

Negli ultimi giorni mi ero lamentato soprattutto di una cosa, del fatto che dopo oltre un mese e mezzo di stagione balneare, per la prima volta in vita mia, ancora non ero riuscito a vedere un granello di sabbia. Alla prima occasione buona mi sono accodato ad Antonio e alla Bionda per una giornata sulla spiaggia di Torvajanica. Il problema principale alla fine però si è rivelato un altro ossia il mio stato di salute pessimo causato dalla maledetta aria condizionata che come ogni anno mi ha messo ko. Odio con tutto me stesso i condizionatori e tutto ciò che genera e produce questo cazzo di fresco artificiale. Detesto chi non la sa utilizzare e sintonizza l’apparecchio a temperature polari fregandosene di chi condivide lo stesso luogo. Martedì è stata la giornata in cui mi sono ammalato, la mattina c’è stato un diluvio mondiale, faceva freddo, poi caldo, nel frattempo tutti avevano rialzato l’aria condizionata e fra ufficio, palestra e biblioteca mi sono consegnato al mio nemico. La sera avevo mal di gola, il giorno dopo anche il raffreddore, ieri sera 38.3 di influenza. La giornata marina non so se mi abbia aiutato o meno, di fatto stavo già male e la sera sarei stato in coma lo stesso, alla fine la soddisfazione di aver visto il mare almeno per una volta ce l’ho avuta, anche se è destino che io e la spiaggia quest’anno non avremo una relazione facile. Ovviamente i miei molteplici acciacchi divengono l’ulteriore avversario con il quale dovrò confrontarmi questi giorni per preparare l’ultimo esame, studiare un libro di linguistica con la febbre è come pretendere di correre più veloce di un ghepardo. È evidente come questa sessione si sia trasformata in una sfida contro ogni avversità, in 40 giorni ne ho viste di tutti i colori e per ora sto ancora in sella, l’ultimo ostacolo da superare sta diventando ancora più complicato per una bella influenza che rende ancora più pepato questo scorcio finale. L’appuntamento è per giovedì 14 ancora una volta, come lo scorso anno questa data chiuderà gli esami, ma stavolta conterà molto di più ed esserci arrivato malgrado tutto vale doppio.

 

Il Coniglio Bianco inforcò gli occhiali: “Da dove devo iniziare, Maestà?” chiese. “Inizia dall’inizio” disse il Re con solennità, “e va’ avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati”

(Lewis Carroll)

 

 

Il prossimo post sarà il cinquecentesimo, un bel traguardo che vorrei tagliare con qualcosa di speciale, con un’idea diversa, particolare. Finora non ho avuto nessuna illuminazione, ma cercherò di onorare questo passaggio nel modo migliore.

Veni Vidi Vici

Avevo concluso l’ultimo post prima della partenza affermando che stavamo per recarci in un luogo di fomento, in una città di simpatici invasati; tornato da Siena posso soltanto ribadire e sottolineare con il pennarello rosso quanto avevo detto venerdì sera. Sabato 2 luglio rimarrà nella mia mente come il giorno del primo Palio, del fomento massimo e di un clima che non ha eguali al mondo per tantissimi motivi. È una città meravigliosa Siena, di questo ne ero già a conoscenza seppur i miei ricordi su questo posto stavano iniziando ad essere un po’ sbiaditi, averla vissuta all’apice del suo entusiasmo mi ha regalato un brivido difficile da poter spiegare. È andato tutto bene, il viaggio, l’hotel, addirittura anche il meteo che per diverse ore, considerando le nuvole e un po’ di pioggia, ci aveva fatto temere una clamorosa beffa. Il tempo fresco è stato alla fine il grande alleato, ci ha permesso di non essere ammazzati dal caldo torrido e ci ha conservato per bene calcolando le 3 ore e mezza trascorse seduti vicino allo steccato su un lato di Piazza del Campo. Abbiamo preso posto praticamente di fronte alla Torre del Mangia all’altezza della tribunetta riservata ai contradaioli e qui abbiamo potuto vivere un dei momenti di maggior fomento, forse quello principale. L’ingresso dei fantini a cavallo che andavano a caricare i proprio contradaioli i quali a loro volta gridavano e aizzavano il fantino in modo clamoroso, con una grinta e una rabbia terrificante. Dei tre giri del Palio non ho quasi memoria, l’atmosfera elettrica a coinvolgente durante la corsa mi ha preso a tal punto che ricordo qualche immagine. Alla fine la vittoria è andata all’Oca e qui devo fare un piccolo passo indietro per spiegare una cosa. La morte del cavallo della Chiocciola durante le prove del giorno prima aveva spinto me e David a parteggiare per questa contrada piuttosto sfigata, quando ho saputo però che non avrebbe preso parte alla sfida in nessun modo ho deciso di scegliere comunque una contrada per vivere il Palio con il gusto della gara e del tifo per qualcuno. Dopo un’indecisione che è durata almeno un’ora, al Duomo, nei pressi di un banchetto che vendeva le bandierine delle varie contrade, ho scelto quello dell’Oca decidendo quindi di tifare per quest’ultima. Al termine del Palio la mia soddisfazione è stata ovviamente doppia anche perché ero in qualche modo vincitore, di certo avevo scelto con lungimiranza e posso dire di aver portato bene: un Palio, una vittoria, il massimo insomma. La serata dopo la corsa è scivolata fra una discreta cena, una passeggiata per le vie della città in festa ed il rimescolamento in mezzo al corteo in delirio dell’Oca prima di raggiungere nuovamente la macchina per tornare a Vescovado di Murlo dove avevamo il nostro l’hotel. Sono stato felicissimo di aver vissuto questa esperienza e di aver assaporato un clima magico e irripetibile, ogni mia attesa è stata ripagata alla grande ed il fatto che io voglia tornare a vedere il Palio quanto prima è la dimostrazione che sono estremamente soddisfatto di questo regalo che ci siamo voluti fare.

Dopo Stoccolma c’è Siena, questo è stato per due mesi lo slogan mio e di David, ora che anche il Palio è andato in archivio bisogna mettersi nuovamente alla ricerca di qualcosa, anche perché lo slogan in realtà aveva una coda abbastanza drammatica che sarebbe opportuno evitare…

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