Lontano dal corteo

Parto subito da un concetto chiaro, io non sono uno che ama le manifestazioni, i cortei e certi tipi di protesta. In vita mia ho partecipato ad un corteo nel novembre del 2001, al primo anno di liceo durante l’occupazione a scuola e ad una protesta nel marzo del 2003 insieme ai professori contro l’attacco sferrato dagli Usa in Iraq. In seguito a queste due esperienze, ho maturato la decisione di non partecipare più a nulla del genere. Non credo nella forza di queste manifestazioni, nella potenza del popolo e nelle possibilità di riuscita di certe cose. Il popolo non conta, è la drammatica realtà, chi crede ancora in questa magica utopia, ossia al contrario, è troppo ancorato a certi moti risorgimentali e rivoluzionari o a periodi trascorsi che non hanno nulla in comune con la situazione odierna. Non credo quindi in queste dimostrazioni, non partecipo e dichiaro apertamente il mio scetticismo anche perché poi i fatti non riescono mai a smentirmi. La manifestazione di oggi, quella organizzata dagli indignati alla fine si è trasformata in un’occasione colossale per qualche centinaia di violenti ed imbecilli che hanno sfruttato tale giornata per scatenare la loro demenza nei confronti di chiunque: macchine, vetrine, palazzi, opere d’arte, gente comune ed ovviamente le forze dell’ordine. Per colpa di persone indegne ci hanno rimesso un po’ tutti, in particolare coloro che sfilavano in corteo in modo pacifico e con le migliori intenzioni. Penso che non si possano più tollerare certe situazioni, se avvengono dei disordini allo stadio si gioca la partita dopo a porte chiuse, su questo esempio per me bisognerebbe abolire o non concedere più certe manifestazioni perché è scontato come poi vadano a finire. Tutti sapevano della minaccia dei Black bloc e che ci sarebbero stati disordini, nessuno può far finta di nulla, non si può lasciare in mano una città ed un centro storico, mettere a repentaglio l’incolumità degli agenti per un migliaio scarso di vandali. Se questo è il risultato credo che non convenga più a nessuno autorizzare certe manifestazioni che nascondono minacce di questo tipo. Sarò impopolare, antidemocratico, esagerato, ma una città non può essere in balia di teppisti che sfruttano pretesti del genere. Chi prova a sfasciare mezza Roma non può nemmeno lontanamente pensare di provare a costruire un futuro. Tralasciando le gesta tristi di tanti miei coetanei posso dire di non capire appieno il motivo dell’indignazione. Ho sentito molte testimonianze dei partecipanti, protestare contro il governo, le banche, la crisi, mi sembra qualcosa di molto astratto. Sono idealmente al fianco di coloro che erano in piazza perché hanno perso il lavoro e non sanno come mandare avanti una famiglia, con quella persone che hanno pagato veramente la crisi, sono vicino a loro ma ripeto un concetto, con queste dimostrazioni non si risolve nulla e non si combatte nessuna crisi. Critico apertamente tanti giovani, anche alcuni miei amici dell’università che erano là un po’ per partito preso, un po’ per demagogia e soprattutto con tanta ipocrisia dentro. Quando si hanno i soldi in tasca, le spalle parate da qualcuno e l’appuntamento alle 23 per uscire il sabato sera e andare nel locale più di moda della capitale è facile dichiararsi indignati, è tanto facile quanto ridicolo ed incoerente.

 

attualità, manifestazione, indignati

(Quanto sarà “indignato” il proprietario di questa macchina?)