A cena, da solo

Forse sì, forse faccio cose strane, ma a me non sembrano nemmeno così originali come quella di ieri sera, uscire dalla redazione, incamminarmi su Lungotevere e raggiungere la mia pizzeria preferita di Roma a Trastevere per cenare da solo.

Avevo fame, avevo voglia di pizza, avevo soprattutto voglio di quei supplì, poi ho pensato che fra 21 giorni ripartirò e così il desiderio è diventato rapidamente voglia spasmodica. Sono uscito, mi sono lasciato San Pietro alle spalle mentre mi toglievo la cravatta e mi slacciavo il bottone della camicia e sono andato.

Era presto, ma avevo fame nonostante avessi pranzato alle 3, mi sono seduto su un tavolo scelto appositamente nella sala senza aria condizionata in fronte al bancone delle pizze e ho ordinato. Mi piace sempre guardare chi sa fare qualcosa con le mani, chi sa pensare con le mani, quelli che dal nulla riescono a tirare fuori un capolavoro, un prodotto eccezionale. Provo una sana invidia per questa gente. Così, mentre trangugiavo rapidamente i miei primi due supplì guardavo i tre pizzaioli davanti a me che impastavano, condivano e infornavano le prime pizze della sera, fra cui, ovviamente, la mia margherita.

Per me la pizza è la Margherita e ogni volta che la mangio, soprattutto “Ai Marmi”, mi ripeto sempre: “Una cosa del genere solo gli italiani potevano inventarsela, che cazzo di popolo, che grandezza”.

Visto che ero ormai in trance agonistica, dopo la pizza mi sono concesso il tris, un altro supplì, un bicchiere di acqua di Nepi e poi mi sono involato verso casa in attesa dell’H quando le 20 non erano ancora scoccate.

L’ultima volta che mi sono trovato a mangiare da solo così ero a Bergamo per lavoro, il fatto che dietro di me ci fosse un altro ragazzo italiano (probabilmente non romano) mi ha fatto sentire meno inusuale.

Beh, io sono uno che se ha voglia di fare una cosa la fa, se sto da solo non lo vedo come un problema, se lo fosse o lo fosse stato in vita mia avrei fatto il 13% di quello che ho fatto in vita mia.