Il Mondiale del Sinodo

Per anni mi sono chiesto cosa significasse raccontare i Mondiali, gli Europei o le Olimpiadi, quegli eventi lunghi e attesi che durano diverse settimane e si snodano giorno per giorno. Il Sinodo di quest’anno per quanto non abbia nulla di sportivo, ovviamente, mi ha dato una idea chiara di come sia lavorare per eventi speciali. È stata una lunga maratona che a breve finirà, e mentre ci tiriamo avanti con fatica e stanchezza (stavolta vera e propria) mi ricordo che devo fare le valigie e ripartire. Tre settimana lunghe e intense in cui abbiamo lavorato senza sosta, in cui ci siamo scordati del tutto di quello che c’era fuori e intorno a noi. Interviste, appuntamenti, meeting, corse contro il tempo. Ecco, seguire impegni del genere implica ritmi così, in cui pranzi alle tre, se va bene, e annulli di fondo la tua vita sociale, o anche proprio tutto quello che non si svolge intorno alle mura vaticane.

Mi ricorderò di tante cose e sarà una esperienza che mi tornerà in mente spesso in futuro. Tanti volti, tante parole, qualche risata malgrado tutto. Una vita da branco scandita dalla pausa caffè delle 10:30 e dalle sessioni mattutine e pomeridiane.

Il mio idolo rimarrà il grande Arcivescovo Salvador Pineiro, ma non dimenticherò l’incontro con il Cardinal Bagnasco, l’udienza con il Papa, l’aula Paolo VI, il buffet alle 11:00, la caccia a qualcuno da intervistare ed il clima multiculturale.

Sapevo che ottobre non sarebbe stato un mese da considerare fino in fondo, sapevo che mi avrebbe risucchiato via da tutto ed è andata proprio così. Ora c’è tempo solo per mettere il punto a questa lunga parabola durata 25 giorni e poi si ripartirà. Ma questa è veramente un’altra storia, complicata e particolarmente difficile, un discorso che merita di essere affrontato a parte.