Andiamo

Non sono pronto e quindi significa che lo sono. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Non ricordo infatti di essere mai stato pronto per una partenza, ma stavolta mi sto superando visto che non ho ancora un posto dove andare a dormire martedì sera, un dettaglio non proprio irrilevante ma che comunque dice qualcosa. Intanto sottolinea quanto poco tempo abbia avuto ultimamente a causa del Sinodo, ma soprattutto evidenzia le difficoltà di trovare qualcosa da qui.

Non sono pronto anche perché non ho avuto mentalmente del tempo per prepararmi. Non c’è stato. Si chiude tutto e si riparte, così, forse in maniera un po’ approssimativa ma noi siamo i fenomeni di questa disciplina. Si chiude un’altra fase di questo anno folle ed infinito, intenso ed estraniante.

I miei 100 giorni sono agli sgoccioli, è ora di tornare a Toronto. Ho fatto quello che dovevo, ho imparato altre decine di cose, il banco di prova che in maniera quasi autonoma mi ero creato è stato superato e quindi è il momento di ricominciare e partire. La missione è finita, posso riconsegnare le chiavi dell’ufficio, togliere il disturbo e salutare tutti.

Questo è quello che è successo, adesso bisogna vedere quello che capiterà. Le sensazioni sono negative per una ragione sola: sono “arrivato”. Mi aspetta un’altra lunga salita, tutto l’anno è stato una salita, e la quantità di energie mentali che ho speso ha dell’inverosimile. So che il serbatoio è vuoto, lo capisco dai pensieri che faccio, lo intuisco dall’approccio che ho.

Continuo a pensare ad una cosa, continuo a pensare che paradossalmente potrebbe essere l’unica fonte di energie extra. Inizio a faticare notevolmente, ma non avere avuto un giorno di vacanza in un anno del genere pesa. Non avere avuto un giorno per non pensare a quello che dovevo dire o scrivere è un aspetto che sommato ad altre decine di fattori inizia a fiaccarmi.

Eppure c’è un ulteriore scorcio, una salita che mi riporterà a Roma per Natale, quando apparentemente sarà il momento di prendere una pausa vera da tutto.

Fino a lì, mi aspetta ancora una maratona da correre ovviamente sotto zero ed il ritorno implicherà inevitabilmente tante difficoltà da affrontare e non solo dal punto di vista meteorologico.

A luglio me ne sono andato con uno spirito, ora torno con un morale diverso. Ma ho fatto un patto. E per quanto sarà dura e difficile, forse molto di più di quanto mi immaginassi, ho il dovere morale verso me stesso di tenere fede a ciò che mi sono promesso e io non posso proprio tradirmi.

Non sono pronto. Quindi sono pronto.

Andiamo.