Come preventivato

Mercoledì pomeriggio, con l’ultima lezione di letteratura italiana, è finito ufficialmente il mio secondo semestre del primo anno della magistrale. Per qualcun altro, invece, le lezioni si concluderanno la prossima settimana, ma ormai siamo effettivamente agli sgoccioli di questa quarta edizione. Non voglio sindacare su come sia andata, ma voglio fare un piccolo raffronto su un paio di aspetti. Per quanto mi riguarda, ho vissuto questo anno della magistrale, un po’ a singhiozzo, ho seguito fin dal primo giorno, ma sino a metà dicembre, quando ormai i corsi stavano per finire ed io mi apprestavo a discutere la tesi, mi sono sentito un po’ abusivo, non del tutto uno della specialistica. Questa situazione mi ha limitato nella successiva sessione di esami, e soltanto da marzo, è iniziata veramente la mia avventura. Non mi resta troppo nemmeno delle lezioni, di certo ho cambiato idea su un professore in particolare, mentre ho apprezzato decisamente il corso di storia contemporanea. Fondamentalmente, questa annata di magistrale, ha rispecchiato per alcuni lati la quarta serie. Fin da settembre, sapevamo che sarebbe stata ben diversa dalla precedente ed inevitabilmente sottotono, i mesi a seguire, non hanno fatto altro che darci ragione, confermando i pronostici. Pochissimi brividi, se non un paio di natura negativa: la rinuncia all’Erasmus per David e il rapporto incrinato con Francesca. Prima di Natale, mi lanciai in una previsione proprio con il nostro amico fiuggino e gli anticipai, che a mio avviso, non sarebbe successo nulla di clamoroso se non un paio di brividi forti ma negativi. Cinque mesi dopo, penso di non essermi allontanato troppo dalla realtà. Tutto ciò che si può considerare positivo, sono state le tesi, finora quattro, ma questi sono momenti che avevamo preventivato, logiche conseguenze del nostro percorso che aveva raggiunto l’apice nella terza serie. Anche per le tesi, però, alle emozioni vere e grandi, si sono aggiunti mille problemi e numerose difficoltà per ciascuno di noi: slittamenti, litigi, cambi di argomento e di relatori, un po’ di tutto insomma. Senza dubbio, il momento clou della serie resta una delle prime puntate, forse la primissima, ovvero Verona. In terra veneta, è stato raggiunto il massimo. Credo che ci sia poco da aggiungere, è stata una stagione così, di transizione, ma non per questo da buttare, ne tanto meno da criticare eccessivamente. È stata proprio come ce la aspettavamo, e quindi, di certo non ci ha sorpreso. Ora incombe la sessione estiva di esami, bisognerà prepararci bene e cercare in tutti i modi di portare a casa qualcosa di buono, ma questo dipenderà da noi, a seguire le lauree di altri tre de La Cerchia, e poi, forse, sarà il momento di salutare la quarta serie e di andare magari in vacanza.