Intanto

Intanto portiamoci a casa questa bella coppa e riapriamo la bacheca. Questo è quello che conta dopo la battaglia di ieri sera, il primo titolo conquistato con tanti saluti ai nostri avversari e ai nostri detrattori. Pensavo che avremmo perso per una serie di motivi, l’avevo detto, così come avevo affermato che saremmo usciti col Barça prima dell’andata. Non butto le mani avanti, non ne ho bisogno, forse sottovaluto questo gruppo indistruttibile, che mi continua a sorprendere e a regalare soddisfazioni. Mi piace la Coppa Italia, è un trofeo a cui ho sempre tenuto, e non sopporto chi la snobba, sono contento quando la vinco e mi dispiace se la perdo, il suo valore non dipende da chi la alza. Se la tira su Zanetti va bene, se è un altro capitano non vale nulla? No, questi discorsi appartengono ad altri. È stata una vigilia arroventata dalle polemiche dopo Lazio-Inter, in cui siamo stati tirati in mezzo in maniera inaccettabile, e per molti aspetti, la vigilia stessa, ha ripercorso il prepartita di Barcellona, così come l’esito finale. La roma e il suo pubblico hanno alzato tensione e pressione, creando un geniale effetto boomerang che ha inghiottito tutto l’ambiente. Anche la polemica sulla città che deve ospitare la finale è stata fuori luogo, Mourinho ha espresso un concetto giusto: ”Solo in Italia c’è la possibilità che una squadra giochi in casa”. Ranieri ha risposto ieri sera e ha perso un’occasione per fare bella figura, dato che ha detto una cosa inesatta: “In tutta Europa si gioca sempre nella capitale”. Certo, ma Wembley e Saint Denis non appartengono a nessuno, non sono gli stadi di nessuna squadra, sono effettivamente campi neutro, mentre in Spagna, viene designata un’altra città ospitante eventualmente dopo la semifinale, nel caso in cui ci fosse un club di Madrid. Comunque sia, dovevano dimostrare di essere più forti, che in campionato sono dietro per solo colpa di Damato (interista e fan di Cassano), che giocano meglio, ed alla fine, hanno perso partita, coppa e faccia. Lunedì, la Sig.ra Sensi, ha affermato che noi ci saremmo dovuti vergognare per aver vinto in quel modo con la Lazio, oggi mi auguro che lei si vergogni di essere rappresentata da un giocatore che è entrato in campo per farsi giustizia con il mondo, come il primo dei picchiatori coatti. Spero che si vergogni per l’invasione di campo di un suo tifoso, per il fatto che qualcuno (certamente non di fede interista) abbia messo l’inno della roma prima della partita, in una finale in cui si doveva giocare in “campo neutro” e per le dichiarazioni dei propri giocatori (Toni in particolare), ai microfoni a fine partita. Mi auguro che LEI si vergogni. Parlando della partita, abbiamo giocato meglio nel primo tempo, controllando gioco e ritmo, abbiamo rischiato un paio di occasioni, ma alla fine dei primi 45 minuti, il vantaggio era comunque meritato. Nella ripresa meglio la roma, ma nonostante tutto, abbiamo concesso ben poco e portato a termine la missione fra un fallo e l’altro. L’episodio finale, a cui ho già accennato in precedenza, credo che sia folle e di una violenza inaudita. Nelle interviste, ho già sentito mezze giustificazioni e il classico vittimismo romano (“Ora solo perché è stato lui faranno un casino”), usciamo però dall’equivoco e dal discorso provocazioni, altrimenti incappiamo nella stessa sterile discussione su Zidane-Materazzi. Nessuna provocazione ti dà il diritto o ti giustifica, dal fare un gesto tale, punto. Totti si deve vergognare, è un personaggio recidivo e pertanto non merita nemmeno mezza attenuante. Lo considero un campione fantastico tecnicamente parlando, ma la grandezza del suo piede, è indirettamente proporzionale al suo cervello. Io ho il mio Capitano, ieri il migliore in campo, un signore da sempre, che meritatamente ha sollevato al cielo di Roma, il 5 maggio e sottolineo questa data, l’ennesimo trofeo degli ultimi anni.

Grazie ragazzi, grazie Capitano.

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