Un pomeriggio di settembre/3

…Allungò il tragitto prima di arrivare a destinazione, recitando nella sua mente le prime parole che avrebbe dovuto dire, provò ad allontanare i timori, cercando di farsi coraggio. La giornata era più calda di quella appena trascorsa, ma il vento sahariano, non accarezzava più, perché aveva cominciato a frustare in modo energico la città. Le folate cariche di sabbia turbinavano insieme al suo stato d’animo, e paradossalmente, lui non si era mai sentito così in sintonia con l’universo circostante, la vita gridava sotto la sua pelle. Arrivato sotto casa sua, lei lo raggiunse e si salutarono stringendosi in un abbraccio anticipato da un lieve sorriso. Tutto ciò avvenne senza aprir bocca, finché lui introdusse il discorso. Raccontò quello che era venuto a sapere, e continuò a parlare per diversi minuti, convincendosi sempre più che la sua unica volontà era l’ammissione di colpa da parte sua. Lei provò a negare inizialmente, ma era rimasta del tutto spiazzata dalla serenità con cui le veniva richiesta la verità, le sembrava quasi maligna. Fu evidente come la stesse dolcemente indirizzando verso il mondo delle sue disillusioni e delle nuove certezze che stavano crescendo dentro di lui. Lei provava a resistere, ma la tentazione della resa verso cui la stava portando era troppo forte, quindi si lasciò andare e precipitò nel baratro più profondo dell’animo umano: il proprio fallimento. Scoppiò in un pianto improvviso e confessò il suo tradimento, ma avendo compreso le sue intenzioni fin da subito, non sentì il bisogno di chiedergli scusa e lui si sentì profondamente liberato. Era scivolata negli inferi, negli abissi della propria colpa. Erano due comuni ragazzi, uno tradito ma spesso traditore di se stesso, e l’altra traditrice del proprio sentimento più grande; nulla avrebbe reso questi due giovani più umanamente vicini. Le accarezzò teneramente il viso, mentre si guardavano intensamente negli occhi, non c’era necessità di parole tanto era chiara la meraviglia di ciò che era accaduto. Erano uniti in modo indissolubile dalla consapevolezza della loro comune miseria di essere umani. Guardarono il cielo riempito dall’arancione del tramonto, consci della loro incapacità di capire l’infinito che gli apparteneva, anzi, sempre più inesorabilmente attratti dalla sua magica eccezionalità. L’eternità visse in un’ora: toccarono l’apice del loro sentimento, mentre stavano per dirsi addio, ma ciò che avvertirono quel pomeriggio di settembre, sarebbe rimasto per sempre dentro le rispettive vite.