Categorie

Dopo una attenta osservazione antropologica, voglio riportare qui di seguito alcune categorie o sottogruppi della specie umana che meritano certamente una descrizione, anche perché hanno avuto il merito e la forza di colpire la mia fantasia.

Quelli che amano prendere il rosso al semaforo: esistono. Non accetto alcun tipo di contestazione, perché Roma è piena di questa razza. Per quanto mi riguarda, posso dire che si scatenano soprattutto in due posti, luoghi che sono divenuti punti della mia osservazione, ovvero alla fine di Via Filippo Meda prima di Monti Tiburtini e su Via Casilina prima dell’ingresso al Consorzio di Torre Gaia, direzione fuori Roma. Questi personaggi per motivi non identificati rallentano con il verde, in attesa che scatti il rosso, hanno macchine talvolta vecchie o comunque datate ed una età che va dai 40 anni in su. Il loro atteggiamento è detestabile, fanno perdere tempo senza motivo e se ne fregano altamente degli insulti che ricevono giustamente, anche perché i semafori in questione, soprattutto quello di Via Meda, dura oltre 50 minuti.

Quelli che giravano con il cellulare attaccato al collo: sono passati di moda e me ne dispiaccio. Si sono attestati fra il 2002 e il 2005, poi hanno subito un drastico calo, non se ne vedono più in giro. I personaggi più belli erano le persone di una certa età che giravano con questo “coso” appeso, al punto che sembravano tutti turisti usciti da un museo con l’audioguida appresso. Le signore over 60 erano fantastiche, con il carrello della spesa e il cellulare al collo, magari un bel nokia 3310 mi regalavano sempre un sorriso. Questa categoria è sparita ed io ne avverto da tempo la mancanza.

Quelli che lasciano i contenitori vuoti del bagnoschiuma in palestra sotto le docce: maleducati. Hanno dai 16 a 99 anni e li considero maschi irrispettosi, persone che non sono in grado di fare due passi con il contenitore vuoto e buttarlo nei 54 cestini sparsi per lo spogliatoio. Mi danno tremendamente fastidio, in particolare quando vado a lavarmi e trovo Badedas finiti per terra, è più forte di me, sono in ogni palestra del pianeta e non li tollero. Zero rispetto, zero civiltà, forse lo faranno pure nel bagno di casa loro.

I ragazzi con la catenina d’oro fuori, sopra la maglia e il lupetto della Roma come ciondolo:  negli anni 90 andavano fortissimo. Erano tantissimi, vestiti in vario modo, con questo tratto distintivo che poi in realtà è diventato esageratamente comune. Il lupetto veniva regalato alla prima comunione, a volte al battesimo, raramente alla cresima; appena consegnato veniva indossato con orgoglio dal bimbo che il lunedì successivo lo ostentava a scuola con fierezza: “Anche io ce l’ho, anche io so’ daa maggica”. Alle elementari ne ricordo tanti, in giro per strada pure, su in chiesa era un must. Ce ne sono meno ora, si tatuano direttamente il Colosseo su una gamba o il gladiatore sulla spalla, ma quelli con la catenina fuori, erano tutta un’altra storia.