Un Ferragosto insolito

Dopo ben 5 anni ho festeggiato anche io il Ferragosto considerando che da diverso tempo lo vivevo a casa senza far nulla, e molto spesso da solo poiché i miei genitori erano in giro o in vacanza da qualche parte. Ho voluto spezzare questa tradizione del non-ferragosto e così ho raccolto l’invito di Gabriele e mi sono aggregato al suo gruppo con destinazione mare, per una domenica sulla spiaggia di Fregene. Il programma prevedeva una lunghissima giornata marina, l’aperitivo e poi la sera in qualche locale sul litorale. Avendo deciso di non partecipare al resto della giornata, mi sono spostato  autonomamente, raggiungendo i ragazzi direttamente al mare. Il timore del caldo, del traffico ferragostano, l’assenza del parcheggio nei pressi della spiaggia e la strada che non ricordavo benissimo, sono stati i motivi che mi hanno spinto a muovermi in modo alternativo: con i mezzi pubblici. Giunto all’Anagnina, ho preso la metro direzione Termini ed arrivato alla stazione, sono salito sul treno per Maccarese-Fregene, 35 minuti di viaggio e sono sceso. Qui dovevo prendere la navetta per il mare, ma il mezzo era da poco partito e quindi avrei dovuto attendere un’ora. Vista la prospettiva inquietante decido di incamminarmi, dopo pochi metri, incontro un uomo che stava dipingendo il muretto fuori dalla sua casa e gli domando la direzione e la distanza da lì al litorale. Il signore mi indica la strada, e mi avverte dicendo che avrei dovuto percorrere almeno 5 km. Tranquillizzato dalla distanza non eccessiva, lo ringrazio e inizio a camminare seguendo le sue indicazioni e una famosa frase di Davide: “E vabbè, se nun ce stanno i mezzi se la famo tutta in corteo!”. Fomentato e molto fiducioso, parto con il mio zaino sulle spalle, imbocco la pista ciclabile, mi mangio il panino con la mortadella, mi bevo il mio succo di frutta alla pesca e dopo oltre due km, decido di girare a destra ad uno svincolo. Dopo pochi metri, una macchina si accosta vicino a me ed una signora mi chiede l’indicazione per il Singita, lo stabilimento che stavo cercando anche io, le rispondo che sapevo solo la via e niente più, che ero a piedi e non sapevo dove andare. Mi dice di salire e dopo aver salutato anche l’altra signora in macchina, partiamo alla scoperta del Singita. Sbagliamo strada una volta, ci fermiamo a chiedere indicazioni all’edicola fin quando imbocchiamo la retta via e giungiamo di fronte all’accesso della spiaggia. A questo punto, considerando il casino per parcheggiare, le due signore mi scaricano davanti l’entrata, le saluto e loro proseguono la caccia ad un posto auto. Malgrado le mille peripezie, c’erano solo Irene e il fidanzato lì ad attendermi, Gabriele è arrivato con il resto della truppa solo venti minuti più tardi. Dopo aver preso posto, è scattato il primo momento sportivo della giornata, il beach volley che ha visto me, Giacomo e Gabriele vincere in 3 set, dopo aver perso il primo. Prestazione imperiosa e successo meritato. Nonostante il mare un po’ mosso e l’acqua non proprio cristallina, decidiamo di fare il bagno e di mangiare appena asciugati. Finiti i panini, è iniziato il momento racchettoni, a seguire il beach volley nuovamente, fin quando siamo andati a Fiumicino per accompagnare Giacomo a riprendere la madre. Tornati in spiaggia, due calci al pallone con Gabriele in porta e poi l’atteso brindisi con tanto di crostata per celebrare i 24 anni di Giacomo festeggiati già la sera prima. Dopo gli auguri, mi sono preparato e sono ripartito a caccia di un mezzo che potesse riportarmi almeno alla stazione di Maccarese. Cammino per un km e mezzo abbondante seguendo le indicazioni della Municipale e arrivo in via Sestri Levante, dove mi confermano l’esistenza di un autobus e un’amara verità: anche in questo caso il pullman era passato da meno di 5 minuti. In attesa della corsa successiva, mi si avvicina una giovane ragazza orientale la quale mi chiede di farle fare una telefonata, in inglese le spiego che non avevo credito ma solo la promozione per inviare sms. Si accontenta della mia risposta e inizia a mandare sms ad un numero Wind, che poco dopo chiama direttamente al mio cellulare e inizia a parlare con la ragazza. Questa mi spiega che si era completamente persa, di non avere il cellulare e di essere del tutto disorientata. Dopo oltre mezz’ora di sms (alla fine ne ha mandati 4) e di telefonate, arriva fortunatamente il bus, saluto la ragazza, e salgo sopra. Pochi minuti e inizia a suonare il mio telefono, il numero sul display era quello con cui avevo parlato la giovane amica 10 minuti prima, evito di rispondere ma arrivano altre due telefonate. A quel punto mi incazzo e mando un sms in inglese a questo numero, spiegando che la ragazza non era più con me e chiedendo cortesemente di smetterla. Nel frattempo, l’autobus su cui ero salito avrebbe fatto tutta l’Aurelia e fino alla stazione metro di Cornelia, decido di non scendere più a Maccarese ma di arrivare fino al capolinea. Alle 20.15 scendo dal bus e imbocco il sottopassaggio della metropolitana, mi arriva un altro sms, sempre in inglese da parte della giovane amica dispersa, mi ringrazia aggiungendo che aveva ritrovato il ragazzo e il suo cellulare. Tutto bene quel che finisce bene, viva il lieto fine, buona serata e buon ferragosto. Alle 21 ero a casa mia, sano e salvo, e con la sensazione di aver vissuto una giornata estremamente insolita.

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