Obrigado Julio

Avrebbe pianto lo stesso. Si sarebbe commosso in quel modo anche se in banca avesse avuto 10 mila euro e non 30 milioni. Quelle lacrime sono il motivo per cui andiamo ancora allo stadio e ci alziamo la domenica con il pensiero alla partita, il pianto di Julio è la dimostrazione che in un mondo segnato ormai da soldi, ingratitudine e Fair Play Finanziario ci sono delle persone, poche, che giocano anche per altro, che hanno sentimenti veri ed accesi, giocatori che non sono in campo solo per lo stipendio. C’è gente che ama il proprio sport, e la maglia che indossa non è lo strumento per arricchirsi, ma un abito da vestire con orgoglio, un simbolo che ti lega ad un popolo con il quale si può creare un rapporto infinitamente stretto. La commozione di Julio ha avvolto San Siro, tutti in piedi per lui, per un pezzo di storia interista che se ne va. Un campione, un portiere fantastico che per anni è stato il migliore al mondo senza dubbio. L’estremo difensore di 5 scudetti, 3 coppe Italia, 4 Supercoppe, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club. Ha vinto tutto questo il nostro Acchiappasogni, insieme a tanti altri grandi campioni, una partita dopo l’altra è riuscito ad imporsi, a conquistare ogni cosa ma soprattutto la stima e l’affetto di quella gente che ieri intonava il suo nome. Ricorderemo i trionfi, ma come rimangono impressi i gol dei centravanti avremo nella nostra mente il rigore parato a Ronaldinho in quel derby giocato da 10 leoni, la deviazione sul tiro di Messi al Camp Nou, il miracolo contro il Fenerbahce ad Istanbul nella prima gara di Champions 2007-2008. Ricorderemo tutto questo, i sorrisi e gli abbracci, i pullman scoperti con la sua parrucca nerazzurra e la bandiera dell’Inter dietro di lui come un mantello. Dopo gli addii di Mourinho, Materazzi, Eto’o, Thiago Motta, Lucio e Maicon perdiamo un altro eroe della seconda Grande Inter, nel frattempo sta nascendo una nuova squadra: coraggiosa, determinata, un gruppo che sembra avere chiaro l’obiettivo, riportare questi colori in alto. Bisogna crederci, salutare con gli occhi lucidi i nostri campioni e guardare avanti, ripartire con fiducia sognando di rivivere un giorno certe imprese. Se per decenni i nostri padri ci hanno raccontato di Sarti, Burgnich, Facchetti, noi per i prossimi anni parleremo di Julio Cesar, Maicon, Lucio.

Siamo interisti, apparteniamo alla leggenda, lo dice la storia. Obrigado Julio.

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