Ti ricordi?

Avevi deciso che bastava così, o meglio, che avanti non si poteva più andare. Lo hai scelto te, con coraggio, ma quello di fondo non ti è mai mancato, in tutta la tua vita.

Hai deciso di andartene, rapidamente, prima di quanto potessimo immaginare, ormai ci scherzavamo su. E allora mi viene in mente quando apparecchiavo tavola con i piatti che sul fondo ritraevano le città europee, e io mi prendevo sempre quello con Copenaghen. E la volta che siamo andati a La Thuile e dentro l’albergo non c’era nessuno alla reception e un ospite mi ha detto di suonare il campanello e dopo averlo fatto ti sei arrabbiata?  E quando mi hai accompagnato alla Banca Popolare di Milano con la gamba rotta in centro per comprare il biglietto dell’Inter? Era la prima volta che andavo a San Siro.

Oppure quando siamo stati tutti insieme per Pasqua nel 1997, la più bella che io ricordi. E quando sono andato di sotto all’alimentari e mi sono preso un pezzo di focaccia enorme che ho impiegato 20 minuti per finirla? Mi è venuto in mente quando con Valentina dopo cena improvvisavamo gli spettacoli e morivamo dal ridere. E allora come dimenticarci di quando venivi a prenderci con la Uno grigia a Piazza Principe a me e nonna? Che ricordi. E la sera che Samuele mi infilò due gocce di qualcosa di alcolico nel “Fragolino” e avevo due occhi grossi come due palloni? Quando siamo andati a comprare i pattini, quando mi hai spedito la sveglia dell’Inter che ho messo volutamente in salone, quando già stavi male e non sei riuscita a dirmi bravo per la laurea a febbraio.

Tutti ricordi, tutte schegge impazzite che stasera volano liberamente nella mia testa. Stasera però, quando riabbraccerai Zia Rosalba, dalle un bacio da parte mia e dille che penso sempre a lei.

 

Vado a letto, un’altra giornata drammatica sta per finire.