Senza benzina

Spesso facciamo dei gesti senza prestare troppa attenzione, gesti normali, automatici, azioni che poi rivelano altro e aprono a nuovi pensieri. A me stamattina è successo questo, mentre ero sul Raccordo, ben prima delle sette, mi sono tirato su completamente la zip del Woolrich, era a metà e l’ho portata fino sotto il mento. Questo gesto apparentemente banale mi ha ricondotto a quando lo feci prima di uscire dall’Aula Rossa per affrontare Fermata in una discussione-litigata epica del dicembre 2008, in seguito ad una mia reazione piuttosto plateale.

Questa azione mi ha riportato indietro nel tempo, ma contemporaneamente catapultato a due ore più tardi quando avrei dovuto sempre affrontare qualcuno seppur per ragioni diverse.

Dopo 48 ore di riflessione, ho deciso di mollare lo stage al quarto giorno. Scelta folle? Inaudita? Può sembrare così, ma quando stai male e hai una serie di problemi che ti tolgono il fiato è difficile resistere e coniugare uno stato del genere con un impegno tanto impegnativo quanto intenso e faticoso. E quindi, dopo una quarantina di ore di lavoro, ho deciso di mettere un punto, deciso, forte, simbolico ma importante.

Ho spiegato le mie motivazioni e ho trovato tanta disponibilità quanta comprensione, un atteggiamento che conferma le sensazioni positive che avevo avuto dai miei nuovi colleghi. In questo momento ho troppe cose da sistemare, non posso fare tutto, anzi, ho delle priorità e da quelle devo ripartire. Non penso che mi pentirò di questa scelta impopolare.

Tornando a casa, sulle note de “Il comico” è riaffiorato in me il ricordo di quando percorrevo quella strada, qualche mese fa nel pieno dell’estate, e cantavo questa canzone spensierato uscendo dalla redazione. Mi sembra una vita fa, ma è la testimonianza di come tutto possa cambiare in un attimo, figuriamoci in 4 mesi. Il punto è che i mutamenti netti ed improvvisi, spesso sono sinonimo di brutte notizie ed il mio caso non sconfessa di certo questa idea.

Dopo la chiacchierata di ieri mattina con Gabriele durata appena 2 ore e 48 minuti mi sono sentito un pochino meglio, il fatto che mi abbia contattato addirittura al cellulare da Pechino è emblematico dell’urgenza che avesse nell’esprimermi i suoi pensieri. Ha detto che era il momento di rompere il lungo silenzio e parlare, di dire tutto ciò che aveva elaborato in questi giorni, soprattutto dopo le ultime due mail. Fortunatamente è intervenuto nel momento più adatto e di questo gliene sono grato.

Sorrido se penso che sei giorni fa scrivevo: “Nel frattempo, ho azzerato il contachilometri. Si ricomincia, era ora”. Evidentemente avevo dimenticato di controllare il serbatoio, non avevo benzina e la spia era accesa, non potevo imbarcarmi in un viaggio troppo lungo, infatti, sono rimasto a piedi.

Ma in fondo si sa, sono un inguaribile burlone, particolarmente sciocco.

 

stage, ricordi,