Il salumiere, il pistacchio, Al Qaeda: il mio 11 settembre

 

Mentre New York si stava svegliando per onorare la memoria dell’11 settembre, io ero appena tornato dall’Ospedale Pertini dove avevo accompagnato mia nonna per delle analisi del sangue. Mentre gli americani facevano colazione, io mi stavo per mangiare una fetta di prosciutto poco prima di pranzo inconsapevole di essere ad un paio di passi dalla mia fine.

Sì, assolutamente, la mia fine intesa come morte prematura ed accidentale, una di quelle cose che leggi il giorno dopo sul giornale e pensi: “Poveraccio, che brutta cosa, e poi era così giovane…”.

Ma passiamo ai fatti.

Dopo l’ospedale ho accompagnato mia nonna anche al supermercato a fare la spesa e ci siamo divisi i compiti per accelerare i tempi: lei al bancone del pane, io a quello dei salumi dove sotto rigide direttive chiedevo un etto di prosciutto crudo dolce ed un etto di mortadella senza pistacchio.

Il cortese salumiere mi rispondeva che aveva solo quella con il pistacchio e che avrei dovuto toglierlo con le dita, una risposta di circostanza non consapevole che nel frattempo io pensavo: “Si col cazzo che io mi metto a giochicchiare con il pistacchio, la mortadella così la mangia mia nonna”.

Alla fine però, previo consulto con quest’ultima, ordinavo un etto di mortadella che ovviamente non mi avrebbe riguardato. Rientrato a casa, con un certo appetito e con la colazione che era ormai un lontano ricordo per lo stomaco e la mente, mi appropriavo furtivamente di un pezzettino di pane e di una fetta di prosciutto crudo. Infilata in bocca parte di quest’ultimo, notavo con stupore dei pezzi di pistacchio all’interno della carta che fungeva da involucro al prosciutto. Sorpreso più che intimorito, analizzavo da vicino i due pezzi verdi e avevo immediatamente la conferma che si trattava davvero di pistacchio.

Dopo aver imprecato e sputato il tutto, mi scorreva davanti tutta la mia vita: le lauree, i viaggi, la notte di Madrid, il Catto, i miei genitori, il Lago di Lugano, Molly Malone e avvertivo mia nonna del disastro che stava per avvenire.

Lo spavento di mia nonna ha superato il mio timore, ma dopo aver bevuto mezzo litro di Gatorade pensando: “Morirò, ma almeno chiudo con una cosa che mi piace”, notavo che nella fatalità più nera le mie labbra non avevano toccato nulla di pistacchioso (non si dice ma ci siamo capiti).

Nessun gonfiore immediato, niente shock anafilattico, nessuna morte per soffocamento. Salvo e ancora padrone dei miei sensi, riflettevo sul fatto e sulla sua assurdità: evidentemente nell’affettatrice c’era del pistacchio fuoriuscito dalla mortadella da chissà quanto, nel tagliare il prosciutto questi fottutissimi pezzetti verdi erano terminati nella carta e io stavo per morire.

Forse a volte mi dimentico che effettivamente per gente come me vivere significa abituarsi ad avere una pistola puntata alla tempia, con un colpo solo, a volte ti dice bene come oggi, perché Dio ti mette una mano in testa, altre invece finisci che vai al pronto soccorso e ti iniettano via flebo qualcosa. Altre invece…ci siamo capiti.

Dopo il 5 maggio del Catto (post che ho letto ieri senza un motivo valido) poteva esserci l’11 settembre di Matteo, se sto qui che scrivo e provo ad ironizzare significa che alla fine non è andata così male.

 

allergie, pistacchio, 11 settembre

(Non era il momento su, ho ancora qualcosina da fare, lasciami vivere altri 3-4 anni dai)