Azzurro sbiadito

Siamo fuori dal mondiale. Malamente. Abbandoniamo il Brasile in maniera meritata, dopo una partita brutta, mal giocata e decisa da due episodi giudicati in maniera discutibile dall’arbitro. Torniamo a casa clamorosamente, dopo un avvio incoraggiante, anche se la prestazione con l’Inghilterra aveva illuso troppo (non il sottoscritto), l’Italia è stata inguardabile contro la Costa Rica e l’Uruguay. In entrambe le partite la nazionale ha commesso due errori facilmente pronosticabili perché profondamente italici: prendere sotto gamba i primi avversari e giocare per il pareggio nella sfida contro Suarez e compagni. Tutto prevedibile, tutto molto tricolore.

Siamo di fronte ad un disastro enorme, per la seconda volta nella storia dei mondiali usciamo per due volte di fila al girone, era capitato solo nel 1962 e nel 1966. In quell’occasione la prima contromisura fu quella di chiudere le frontiere per 14 anni, basta stranieri, rifondazione totale, spazio agli italiani e ai giovani. Quattro anni dopo eravamo in finale contro il Brasile ma soprattutto si cominciò a ricostruire davvero. Il mondiale del 1982 è figlio di quella scelta, perché in Argentina nel ’78 quei giocatori erano il primo risultato della scelta avvenuta dopo l’eliminazione con la Corea in Inghilterra. Oggi, ovviamente, non sarebbe possibile una mossa del genere, il mercato europeo, la Legge Bosman e un mondo che è andato avanti non possono permettere scelte drastiche di questo tipo, di certo però siamo dentro un pozzo dal quale è dura risalire.

Bisogna ricominciare dai giovani delle scuole calcio, occorre tornare ad insegnare calcio inteso come fondamentali, tecnica, abilità. L’avversario si supera con la finta, il dribbling, la giocata a sorpresa e non solo con lo scatto o la corsa. Si deve tornare a “fare calcio”.

Per tre decenni abbiamo avuto generazioni di fenomeni. Quelle invece targate Anni 80 e Anni 90 non stanno fornendo granché ed ovviamente non siamo difronte ad una casualità. Nel campionato continuano ad esserci troppi stranieri mediocri, troppi giocatori che potrebbero essere comodamente sostituiti da giovani ragazzi italiani. Il nostro paese vive un periodo di profonda crisi, il calcio è povero di conseguenza, il livello del campionato è basso, non abbiamo talenti ed è impensabile di poter fare bene ad un mondiale dove l’asticella si alza parecchio. Abbiamo stadi vuoti e vecchi, vivai abbandonati, esterofilia portata ai massimi termini e la costante voglia di non cambiare accontentandoci di qualche accorgimento.

Dopo un Europeo ottimo e una buona Confederations Cup, siamo ripiombati nel vuoto pagando tutti i nostri errori. Abbiamo fallito sotto ogni aspetto e quanto meno qualcuno ha avuto il buon senso di rassegnare le proprie dimissioni. Il CT ha commesso molti sbagli: dalle convocazioni, al cambiare modulo, stravolgendo molto di quanto era stato costruito in questi mesi. Personalmente non avevo capito l’utilità di rinnovare il contratto a Prandelli prima del Brasile mentre accolgo con piacere l’uscita di scena (spero reale) di Abete al suo settimo mondiale da dirigente FIGC. Nel frattempo il vice presidente Albertini si era già fatto da parte e adesso assistiamo ad un vuoto totale, di potere, di risultati e di uomini.

Siamo stati azzerati, speriamo di non buttare l’occasione di ripartire sul serio e in modo intelligente.

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