Le mie storie mondiali (Parte 2)

I mondiali di Francia ’98 per quelli della mia età iniziarono molto prima, in primavera, grazie a World Cup, il gioco per la Playstation che pompato dalla musica dei Chumbawamba ci condusse all’estate, e per entrare ancor più in clima io mi comprai anche il pallone ufficiale della manifestazione il “Tricolore” a 35000 Lire. Nonostante gli esami delle elementari di mezzo seguii le partite lo stesso: mi svegliai in tempo per vedere la gara di apertura Brasile – Scozia dal divano di casa di mia nonna, mentre l’esordio con il Cile lo vidi dalla nonna di Simone, e al rigore del 2-2 di Baggio scappammo a festeggiare per strada, su Via Tiburtina. Per la gara con il Camerun fui ospite di Cristiano, per la terza partita del girone invece ci radunammo tutti a casa di Paolo e Chicco. Festeggiammo insieme il raggiungimento degli ottavi prima di scendere di sotto a giocare replicando le gesta di Vieri e Baggio. Il lettone dei miei tornò ad essere il teatro per vedere gli ottavi contro la Norvegia, partita per la quale mi ero procurato uno dei miei oggetti preferiti: la fastidiosissima ma elettrizzante tromba da stadio. I quarti, invece, tappato nel salone di mia nonna per il caldo, li vidi insieme a lei. L’angoscia di sfidare la Francia padrona di casa era tangibile, decidemmo non so per quale mio gesto scaramantico di sintonizzarci su TMC e non sulla RAI e iniziò l’agonia.

Ancora i rigori, i beffardi e fottuti tiri dal dischetto, come quattro anni prima, furono la pietra tombale sui nostri sogni, transalpini avanti e noi a casa, con Bergomi e Vieri in lacrime, anche se l’immagine emblematica per me rimane quella di Baggio che con le dita mima di quanto poco fosse uscita la palla nell’occasione sciupata in partita.

Per le semifinali ci spostammo al mare, al Circeo, la Croazia sfiorò il miracolo, il Brasile fu fortunato nuovamente ai rigori e volò a Saint-Denis per sfidare la Francia. La sera della finale celebrammo da mia nonna il compleanno di mia madre e mio zio con quattro giorni di ritardo. Ricordo il mistero Ronaldo, la scioltezza con cui i Blues si imposero (tifai Francia) e mio zio che rischiò di far scoppiare casa facendo suonare la mia onnipresente tromba da stadio vicino la fiamma delle candeline sulla torta. Sfiorata la tragedia tornammo a casa, il mondiale era finito…

 

Quattro anni più tardi, dopo aver vissuto nel frattempo la cocente beffa a Euro 2000, mi rituffai nel Mondiale di Giappone e Corea del Sud del 2002, la gara inaugurale fu prima del solito, il 31 maggio con la scuola ancora in corso. Il famoso SeneGol (come titolò la Gazza il giorno dopo) superò la Francia mentre noi ci radunammo a casa di Vincenzo per un pranzo in vista dell’esordio contro l’Ecuador del temibile De la Cruz, mediocre laterale che la stampa italiana era riuscita a far passare come fenomeno inarrestabile. Ancora stordito dal 5 maggio, iniziai a farmi prendere dall’atmosfera lentamente. Perdemmo una partita incredibile con la Croazia che vidi in sala a casa mia con mio padre (mia madre e mio zio erano fra Genova e Alessandria) e poi, dopo la beffa, andammo a pranzo da nonna.

Dall’altra mia nonna mi isolai per soffrire in occasione di Messico – Italia e Del Piero ci risolse parecchi problemi regalandoci il duello con i padroni di casa della Corea del Sud. Fu un mondiale strano per orari e atmosfera, svegliarsi la mattina e vedere le partite era alienante, così come pranzare con la Nazionale in campo. Con il passare delle partite fui inghiottito dalla tensione, motivo per cui iniziai a isolarmi perennemente. Che dire su Italia – Corea? Sembrava in discesa grazie a Vieri, poi Moreno salì in cattedra e la storia la sappiamo tutti. Una beffa, una vergogna, una rapina a mano armata senza mezzi termini, affogai la mia tristezza andando a giocare con un caldo mortifero a basket in chiesa, ovviamente da solo.

Conclusa la nostra breve e opaca esperienza in Oriente, la finale la vidi in Puglia a casa di amici di famiglia (tifai Germania, sempre contro il Brasile…), a Mola di Bari, prima di procedere per Monopoli e raggiungere il famoso Cala Corvino, sì quello del telefilm “Professione Vacanze” di Jerry Calà, l’unico aspetto positivo di un inizio di estate abbastanza deludente…

(CONTINUA)

 

http://www.youtube.com/watch?v=sp5yXNqN–A