Il ritorno

Ho sempre avuto un rapporto piuttosto conflittuale con la mia città, per tante ragioni, di fondo non ho mai avuto quell’innata romanità sbandierata da molti dei miei concittadini, un sentimento mai sentito e nemmeno coltivato che ha però sempre lasciato spazio a quello di maggior respiro e più generale dell’italianità.

Sono contento di essere tornato ma non del tutto. L’impatto non è stato dei migliori, complici anche un sonno ingestibile, il fuso orario e dei ritmi ancora non completamente ristabiliti. È stato bello vedere diverse persone però ho la sensazione che in qualche modo il mio posto, attualmente, non sia questo, o al massimo lo sia per un breve passaggio.

So che sono qua per diverse ragioni e che sarà un segmento molto importante, una parentesi che fra qualche mese capirò magari in modo più approfondito e totale, però c’è ancora un senso di estraniamento a ciò che dovrebbe essermi ovviamente familiare.

Andando in giro per sbrigare tutta una serie di pratiche ho respirato un profondo senso di negatività, di lamentele, di discorsi vecchi e sentiti, di lentezza e ritardi, di approssimazione, di cattive notizie, di telegiornali zeppi di news pesanti, tutti quegli aspetti che non mi sono mancati e che mi urtavano quando ero qui.

Sapevo che non sarebbe stato un ritorno semplicissimo, lo sapevo anche perché i tempi stringono, le vacanze non ci sono e le cose da fare sembrano moltiplicarsi ogni giorno anziché diminuire, lo sforzo maggiore finora è stato proprio quello di trovare un equilibrio e il giusto setting.

Allo stesso modo mi rendo conto di come io sia infastidito dall’aver perso un certo ritmo. Soprattutto quello degli ultimi due mesi e mezzi a Toronto quando ero entrato in un’altra dimensione e viaggiavo con il pilota automatico fra impegni e scadenze, ma sempre ad alta velocità. Da abitudinario e lento nell’adattarsi a nuovi scenari, aver spezzato quel ritmo è stato veramente un problema anche perché quando mi adatterò a questo sarà praticamente tempo di richiudere i bagagli.

C’è ancora qualcosa che non mi torna, probabilmente anche la sensazione di aver lasciato qualcosa, o meglio qualcuno, a Toronto così, a mezz’aria, forse nel momento meno adatto. Ci sono insomma una serie di motivazioni che stanno complicando questo rientro, in parte le avevo previste e forse questa era una ragione in più per cui affermavo che sarei rimasto volentieri un altro mese.

È andata ormai, sto qui e dovrò tirar fuori il meglio, so che quando il 4 agosto tornerò a parlare in camera e il primo programma sarà finito, mandato e trasmesso, sarò più sereno, fino a quel momento ci sarà una pressione montante come è normale che sia, ma nella sua novità è una sensazione vissuta e superata troppe volte per essere un problema.

Sto a Roma, fossi a Toronto stasera forse sarebbe meglio, fra un po’ magari non sarà più così.