Ogni volta che torno

C’è qualcosa di strano che mi accompagna ormai quando penso a Roma e a casa. Una sensazione veramente difficile da spiegare, che capisco e avverto in prima persona ma che fatico a chiarire, soprattutto se la devo raccontare.

Penso che uno dei danni principali causati da questi ultimi anni in giro, soprattutto l’ultimo anno e mezzo, è la percezione di scollegamento che vivo. Per quanto oggi le distanze geografiche si sono ridotte e la tecnologia ha abbattuto molte barriere mettendoci tutti in contatto senza troppi problemi, esistono ancora situazioni e incastri emotivi che perdurano.

Vivere così lontano e con un fuso orario piuttosto scomodo amplifica certe distanze, migliaia di km che inevitabilmente ti allontanano e ti rendono più distaccato e meno coinvolto. Non è menefreghismo o egoismo, è soltanto che tutto ti arriva in modo diverso, filtrato, e quindi con un peso diverso.

Roma e tutta una serie di cose mi sembrano lontane in ogni senso, quello che succede in Italia anche. È come se fossi sempre meno interessato alle vicende pubbliche quanto magari a cose familiari. Non penso che tutto ciò sia dettato dal fatto che essendo da solo ho già abbastanza problemi e situazioni da dover affrontare, è solo che alcune vicende nemmeno mi sfiorano, ma allo stesso tempo so che se fossi lì avrebbero un peso diverso.

Esserci o non esserci fa tutta la differenza del mondo, la verità è questa, e la lontananza distorce il tuo interesse, modifica l’emotività ed il tuo coinvolgimento.

Ogni volta che torno a Roma sono sempre braccato da due sensazioni: il naturale piacere, l’entusiasmo di tornare a casa e di sentirmi a casa in tutti i sensi, così come una strana forma di timore, vedere che durante la mia assenza magari è cambiato qualcosa, soprattutto in senso negativo, anche semplicemente cogliere qualche ruga in più nel volto di qualcuno.

Questo timore è il riflesso del fatto di non esserci stato e del renderti conto come in fondo, quel mondo che ti appartiene, ma che più che altro ti è appartenuto, va avanti senza di te e prosegue, come è normale e giusto che sia.

Quel mondo appunto, già in passato mi è capitato di dire che c’è una sensazione in fondo che mi infastidisce, ossia il non sentirmi più pienamente o in un certo modo a casa a Roma, e tanto meno dove sono attualmente. Per quanto la mia vita sia qui, il mio mondo di riferimento rimane quello, eppure non mi sento centrato al 100% in nessuna delle due realtà.

Non so se sia una conseguenza di un graduale distaccamento, di un passaggio esistenziale, di una normale conseguenza della vita, non lo so, e non lo riesco a capire, di fatto avverto questo non avere patria e non sentirmi più legato in un certo modo.

Non è tanto un discorso di sentirsi italiano e di patriottismo, tutt’altro, è proprio non avere più quella sintonia con un luogo come hai avuto per la stragrande maggioranza della tua vita.

Credo che l’essere di passaggio e il non aver tempo per riabituarmi incida, lo scorso anno, solo dopo qualche mese, mi sono sentito a casa, però c’è un qualcosa che non torna più come vorrei e il discorso mi urta inevitabilmente. Sostengo infatti che non sia un caso che quando penso al dopo Toronto, non penso a Roma, non è il posto in cui vorrei tornare se avessi scelta. Almeno non ancora, e non ora. Capiterà, ovviamente, e magari sarà il momento per risintonizzarmi su quella frequenza.

Intanto ci torno, per alcuni giorni. Poi, vediamo.

Ogni volta che tornoultima modifica: 2016-04-17T22:16:37+02:00da matteociofi
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