Tanto per scrivere una cosa

Non è che non sto scrivendo, è che a dire il vero non ho molto da dire, se non che le settimane corrono in modo surreale, forse anche perché la GMG sta per cominciare e come qualcuno ha giustamente sentenziato “Queste sono le nostre Olimpiadi”.

Onestamente, dopo aver vissuto lo scorso Sinodo, 26 giorni di lavoro senza pause nulla può spaventarmi. Non sarò a Cracovia (e la cosa non mi addolora più di tanto per diverse ragioni, in primis una transvolata intercontinentale in meno) ma coprirò tutto da qui, ogni giorno dallo studio lavorando invece nel pomeriggio al coordinamento per lo show in inglese che andrà in onda alle 19.00

Posso dire che è una bella estate calda e che non ha davvero nulla da invidiare a quelle romane, ho deciso di comprarmi la bicicletta perché devo smetterla di coprire distanze paranormali a piedi come nulla fosse, e questa cosa mi esalta come un bambino di inizio Anni 90 in attesa di una BMX.

La spiaggia il weekend, il venerdì rigorosamente lo stesso bar, e poi il barbecue, il Canada è una monarchia parlamentare fondata sul barbecue per chi non lo sapesse, tutto è in funzione di quello, al punto che a volte penso “Sì, vabbè, ma vuoi mette un bel piatto di pasta?”.

In tutto questo, come spesso accade, gli ultimi giorni hanno portato una carrellata di notizie tutte in rapida successione: chi si sposa, chi si è sposato, chi lo farà a maggio prossimo e fra tre mesi, o chi è diventato papà per la seconda volta in meno di due anni. Tutti scatenati, in questa ridda estiva di unioni e passi significativi.

Io sono però più che altro turbato dalla vicenda Icardi, dall’attesa del calendario, dalla scelta degli abbinamenti per l’outfit per la prossima settimana, dalla bici, dal vivere il primo battesimo in Canada, dalla Lemonade e gli Slushies a 0.99 dollari in offerta da Harveys. Vabbè dai, senza nulla in mano sono riuscito a scrivere addirittura un mezzo post. Pensa te, Catto.

Settimana 3

 

Anche Cracovia finisce in archivio, viene catalogata come un’altra esperienza, un altro viaggio da mettere lì nell’album dei ricordi. Cracovia certo, ma anche Auschwitz e Birkenau, quei posti in cui una volta nella vita devi andare per troppe ragioni.

Finito il lungo week end, grazie al bank holiday di ieri in Irlanda, la terza settimana di lavoro è già cominciata. Così, subito, senza pensarci più di tanto, oggi si chiude il giornale e domani sarà pronto a uso e consumo dei lettori con un mio lungo articolo sulla tragedia di Lampedusa. Da italiano ho provato a raccontare e spiegare in maniera dettagliata questa vicenda che oltremanica è arrivata senza stravolgere più di tanto.

Nel frattempo ho conosciuto anche l’amministratore delegato del giornale, colui che vive in Italia e che mi ha prestato casa sua. Ci siamo visti ieri sera, un paio di battute, un piccolo resoconto su questo mio avvio di stage e la sensazione che sia un’altra brava persona.

Mi fa sorridere che un “dipendente” viva a casa di fondo del proprio capo, è un po’ come se Balotelli vivesse da Galliani, una combinazione altamente bizzarra.

Dopo tre giornate primaverili a Cracovia, sono tornato al freddo di Dublino che sta regalando malgrado tutto lampi di sole se non fosse che le temperature si sono abbassate clamorosamente ma è altrettanto vero che tutto non si può avere.

Sono già dimagrito e questa non è una notizia, ho dormito in 4 letti diversi nel giro di 12 giorni è questo è abbastanza strano, nemmeno fossi un attore in tournée, di certo mi sto adattando parecchio, sto cercando di fare del mio meglio.

Uno degli aspetti sul quale ho riflettuto maggiormente in questi giorni è la grande differenza che sto percependo tra questa esperienza e quella precedente della scorsa primavera. Noto quanto sia diverso studiare 4 ore e lavorare 8 ore in una redazione. Il tempo a disposizione è sempre poco, quello che rimane si utilizza per fare spesa, lavare, cucinare e pulire. I ritmi sono veramente diversi e per me, “vecchierel canuto e bianco”, c’è pochissimo spazio per rifiatare. Insomma, se finora non sono ancora riuscito a bere una birra al Porterhouse, il mio pub preferito di Dublino, un motivo ci sarà.