Chiudete le valigie, si torna a Venezia

La prima settimana è andata, anche se sono stati 8 giorni lunghi almeno doppio per intensità, impegni e strattonate emotive. Ci sarebbero da scrivere 4/5 post kilometrici per raccontare questo primo pezzettino di ricongiungimento, ma stasera è già tempo di vigilia, di partenza con destinazione Venezia e poi Verona.

Due destinazioni che mi riportano veramente indietro ai tempi dell’università. La laguna imbiancata per Capodanno 2008 con David e Antonio, il nostro primo viaggio; mentre la città di Romeo e Giulietta è il concerto di Ligabue dell’ottobre 2009, forse l’apice di fomento, lo zenit della Cerchia.

Domani si parte in treno, ma con Italo e non Trenitalia, in due e non in tre, senza il pandoro Bauli di Antonio residuo delle feste ma con il trolley da viaggiatore imborghesito.

Sarà un’altra pagina per arricchire questa avventura, questo viaggio. Ero a Toronto quando fantasticavo sul fare un giorno queste cose, camminavo su Dundas con Made in Italy appena uscita di Ligabue e pensavo a “Venezia che affonda, bellezza che abbonda…”

Chiudete le valigie, si torna a Venezia!

P.S. Per chi viene dal Venezuela, Venezia ha un valore speciale. Pensate all’origine del nome, se fate qualche ricerca Google vi spiegherà il perché…

Colombia 2017 – Il ritorno

Quel posto che era stato teatro di un ricongiungimento tanto atteso, diventa otto giorni dopo il palco su cui si consuma il più classico degli arrivederci strappalacrime. La lunghissima fila per mollare la valigia ci toglie oltretutto del tempo prezioso da condividere insieme come scorcio finale. Il momento dell’abbraccio dura relativamente poco e porta in dote con se tutto un suo dolore molto particolare, che chiunque avrà vissuto almeno una volta nella vita in qualche modo. Il volo verso Miami viene riempito proprio con queste righe, queste pagine, cercando di sfruttare il tempo per ricollegare i pensieri e fare un po’ di ordine, ma anche per riassaporare quanto appena vissuto.

Arrivato a Fort Laurdale, l’altro aeroporto di Miami, condivido un taxi e vado in hotel. Miami è stata inondata, ci sono pozzanghere dappertutto ed è chiaro che il maltempo continui a seguirmi senza tregua. Il breve giro serale termina da “Sbarro” per un pezzo di pizza, e qualche rapida occhiata dalla quale traggo alcune sensazioni iniziali: troppa poca luce per strada, semafori che sembrano dimenticarsi dei pedoni, umidità altissima, tanti italiani, ma soprattutto tendenza da parte di chiunque a parlarti in spagnolo direttamente, come se l’inglese fosse un accessorio.

La seconda giornata in Florida è inaugurata da un check-in online complicato (l’ennesimo) ed un incontro con due italiani di Prato alla fermata del trolley blu, il mini-bus gratuito che copre alcune parti di Miami Beach. Mi suggeriscono di camminare per Ocean Drive e Collins Ave, seguo le loro direttive e abbandono l’idea di un salto anche downtown. Faccio una lunghissima passeggiata costeggiando il mare, fra palme, campi da beach volley e gente che sfreccia con bici e pattini. Arrivo fino alla quinta e poi risalgo mentre il sole esce sorprendentemente e quando lo fa picchia anche per bene. Mi infilo in Lincoln Road che decreto come la mia strada preferita e pranzo qui, in un pub irlandese. Mi prendo tutto il mio tempo, anche se vorrei che fossero già le 6 per dirigermi in hotel. La stanchezza c’è, lo scoglionamento non tarda e soprattutto Miami, senza mare è finita lì, in ciò che ho già visto, considerando anche che entrare nei negozi significa consegnarsi alla bronchite per una aria condizionata a livelli inumani. Un classico nordamericano a cui sono ormai abituato.

È proprio mentre mangio il mio panino che dal pub parte una canzone che mi riporta in un attimo a Dawson’s Creek – essendone parte della storica playlist del telefilm – e mi getta addosso un senso di malinconia inattesa e veramente profonda. Tre minuti in cui penso al viaggio che volge alla fine, a quando ci rivedremo, a tutto un subbuglio di emozioni e a quanto in questi anni “ho vissuto”, una frase e un concetto difficile da spiegare ma che so bene cosa significhi per me.

Questo alone mi accompagna per il resto della giornata prima di raggiungere agevolmente l’aeroporto e partire, in orario e con tanto di compagnia italiana al fianco e Jennifer Lopez come hostess. La pastiglia mi fa effetto intorno metà viaggio e di fatto mi fa dormire fino alla fine. Piove anche a Madrid e chiudo l’en plein in modo perfetto, incrocio le dita e spero che il clima di Roma non mi tradisca. Anche perché, quando avrò raggiunto Fiumicino, il viaggio sarà finito, veramente finito, ma non le emozioni e tutto quello che ho visto, sentito e annusato. Queste cose infatti, sono doni che non svaniscono quando i carelli dell’aereo toccano terra. 

CONTINUA

A casa, di nuovo

Di nuovo a Roma. Dopo un viaggio lungo e con notevole ritardo ho riabbracciato casa mia e i miei genitori mercoledì sera. Alfredo stavolta si è preso l’anteprima con forza e generosità e così si è presentato sotto il portone con due bicchieri e una birra a mezzanotte, per le prime due chiacchiere e raccogliere in esclusiva le impressioni da bravo giornalista. Ieri invece ho incontrato Antonio e La Bionda che come avvenne a maggio ho potuto salutare 24 ore dopo il mio ritorno. Domani sarà la volta di David, Teoria ed Alfredo. Lunedì invece Daniele e Andrea. In tutto questo devo salutare anche quei parenti che non ci saranno per Natale e sono in partenza. Insomma, il ritorno coincide sempre con incontri e visite, soprattutto se le feste incombono e l’occasione di rivedersi dopo due mesi coincide con la chance di scambiarsi i vari auguri.

Sono stato contento di essere tornato, meno di aprire l’armadio e scoprire che avevo ancora tutta la roba estiva dentro. Di conseguenza, oltre al dover sistemare montagne di cose, ho dovuto fare il cambio di stagione dal momento in cui ero fuori luogo con la felpa della Umbro primaverile. Ovviamente il tempo di Roma è pessimo, piove e fa freddo, peggio di Dublino, ma alla fine è lo stesso modo in cui sono stato accolto anche a fine maggio.

Ancora non ho mangiato nulla di particolarmente classico e atteso, ma nei prossimi giorni inizierò la dieta di pizza, porchetta, lasagne e cannelloni, il giusto viatico per incamminarsi allegramente ai leggeri pasti natalizi.

P.S. A Da, ieri era il compleanno di Elena eh…

Messaggio della serata

David:  se per assurdo un giorno diventerà tua moglie non avercela con me per questa mail.”

Un compleanno insolito

 

L’ultima volta che ho celebrato il mio compleanno all’estero era il 1996, ero in vacanza con tutta la mia famiglia a Gran Canaria e tre giorni prima Nicolino Berti aveva segnato un gol fondamentale all’Olimpico contro la Lazio. Diciassette anni dopo ho festeggiato ancora oltre i confini italici, ma stavolta non al caldo e con la vista sul mare, bensì al quinto piano di un residence di Sandyford, periferia sud di Dublino.

Temevo questa giornata, temevo il fatto di non poter celebrare i miei 26 anni e temevo un’ondata di nostalgia considerando anche il maltempo, ma alla fine, grazie ad una serata piacevole la giornata ha preso comunque il suo senso. Ho festeggiato nel mio appartamento con la mia coinquilina e le nostre due vicine di casa, ho cucinato la pasta al sugo, loro hanno portato una bottiglia di Chianti, mi hanno cantato in tre lingue diverse “Tanti auguri a te” ed è finita là. La cosa che mi fa maggiormente piacere è che il mio giorno non sia passato del tutto in cavalleria. Ho ricevuto tanti auguri, via mail e via sms, anche se all’appello mancano quasi clamorosamente alcuni nomi, comunque sia, ho deciso di dare spazio alla straordinaria mail che mi ha inviato Alfredo.

Mi ha scritto un triplice messaggio ipotizzando i suoi auguri tra 26 anni in tre forme diverse: versione poco simpatica, versione simpatica, versione antipatica. Semplicemente geniale.

 

 

(VERSIONE POCO SIMPATICA)

Ueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee  Cardinal Bagnasco!

Tanti auguri per i tuoi 52 anni! Spero che il tuo soggiorno nelle langhe piemontesi stia andando bene. Sul numero speciale di «Chi» ho visto una foto di te e la tua famiglia con il nuovo cane, molto carino. Hai visto ieri l’Inter contro il Caltanissetta? Dai, quest’anno sono fiducioso per il ritorno in B! Ce la faremo con l’inossidabile Mister Cambiasso (il nostro Ferguson)!

Oh, Mattew ti aspettiamo presto in redazione! Ma te ricordi quando a 26 anni sognavamo la Gazzetta, i viaggi all’estero e i grandi reportage? Che coglioni! Entrare ad «Avvenire» è stata la miglior scelta che potessimo fare. Stipendio sicuro, argomenti blindati e poco lavoro.

 

P.S. Per il fine settimana vorrei organizzare una visita in ospedale a David, gli portiamo le castagne e il vino rosso di nascosto!

 

 

(VERSIONE SIMPATICA)

Ueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee Pierluigi Pardo!

Com’è andata a Mosca? Ieri sera ho sentito la tua telecronaca su Inter Channel! Ho visto anche la clip che ti ha preparato il tuo grande maestro, Roberto Monzani, per farti gli auguri. Molto commoventi anche gli auguri dell’ex-presidente Moratti e del nuovo presidente Schelotto, riuniti insieme per l’occasione. Qui in Giamaica tutto bene, dovrei tornare e fine mese. Giusto in tempo per la nascita del quarto figlio di David. Spero che non chiami «David Junior» anche questo…

 

P.S. Quest’anno il campionato Uefa è nostro! Hai visto Mister Cambiasso che gioco?

 

 

(VERSIONE ANTIPATICA)

Caro Mattew,

Questa è una mail che cade nel vuoto come tante altre. Da quando te ne sei andato, penso che nessuno controlli più il tuo account. In qualche modo spero tu mi possa leggere da lassù. Oggi avresti compiuto 52 anni.

Ieri in occasione del tuo anniversario ho presentato una nuova raccolta di tuoi inediti per Mondadori (da me curata). Dopo il successo di «E’ finita» (1 milione di copie vendute), questo volume ho deciso d’intitolarlo «Che fomento!». Mettere ordine fra i tuoi appunti e occuparmi della «Fondazione Ciofi» contemporaneamente non è stato facile, ma penso d’aver onorato la tua memoria. La settimana scorsa sono passato al cimitero di Fiuggi a salutare Davide (non ho mai capito perché abbia voluto cambiar nome); che tristezza.

 

P.S. E’ successo l’impensabile, l’imponderabile: hanno esonerato Mister Cambiasso! E io che pensavo d’aver visto tutto…

 

Auguri, festeggia in cielo!