La prima settimana (e non solo)

Erano le 18.15 e mentre percorrevo Viale dell’Umanesino, ho iniziato a pensare a questo post, a cosa scrivere, ma soprattutto a come raccontare questa settimana, questi primi 5 giorni di lavoro. Alla fine, dopo diversi ragionamenti ho deciso che sarei partito dal 1996, da ben 16 anni fa, per ricollegarmi ad oggi. Il triplo salto mortale all’indietro è dettato da un aspetto semplice e piuttosto simbolico che è il seguente: nel 1996 mi venne regalato il Sega Mega Drive, il mio primo gioco fu Total Football e dopo alcune partite decisi di azzerare il volume della tv per eliminare l’effetto stadio del gioco poiché io avrei fatto la telecronaca. Quel pomeriggio decisi che avrei voluto fare il giornalista, o meglio, scattò dentro di me quella molla, ed oggi, a distanza di 16 anni, una televisione ha mandato in onda (e anche in diretta) il mio primo servizio. Mentre l’emittente stava trasmettendo la mia voce, io ero indaffarato nel contattare il metereologo per farlo intervenire in diretta proprio dopo il mio servizio. Non me lo sono gustato, ma va bene così, lo avevo sentito già troppe volte nei giorni prima. Giovedì l’ho registrato e abbiamo deciso di comune accordo con il montatore che la terza lettura era buona per essere mandata in onda. Questo è certamente il fatto principale di giornata, ma partire dalla fine per raccontare questa settimana, è un compromesso che si può accettare. Intenso è l’aggettivo per descrivere questi giorni di lavoro, mi sembra lontano anni luce lunedì 14 perché nel mezzo è come se avessi vissuto almeno un paio di settimane. Questa affermazione evidenzia quanto i giorni precedenti siano stato pregni di lavoro e di massimo coinvolgimento, a ritmi elevati e con una concentrazione portata a livelli quasi esasperati per non perdermi nemmeno una virgola. Oggi è stata la giornata anche della prima esterna, insieme all’operatore ci siamo recati al Canile comunale per fare delle riprese che ci serviranno per la puntata di lunedì. La prima settimana è da poco archiviata e sono convinto che rimarrà la più difficile proprio perché ha aperto questa nuova avventura. Le sensazioni della vigilia sono state tutte confermate: è una grossa occasione, nessuno dall’esterno se ne può bene rendere conto ma io ho già capito quanto possa aiutarmi e quanto possa apprendere, sapere e conoscere da questo stage. L’ambiente è bello, a volte frenetico ma decisamente giovanile. Sono stato accolto bene, anche se sono sicuro che agli occhi degli altri sembrerò come sempre (all’inizio) quello timoroso e quasi impaurito, in realtà è solo la mia educazione ed il mio modo di entrare in punta di piedi con quell’aggiunta di riservatezza che mi contraddistingue. Non sarò mai l’amicone di tutti dopo mezza giornata e preferisco questo low profile, di tempo ce n’è e sono convinto, come capita sempre, che a fine luglio in tanti cambieranno la loro prima impressione su di me. Due giorni ora per rifiatare ma soprattutto per metabolizzare tutto e fare un po’ d’ordine, ho bisogno di questo, di assimilare un attimo quelle tremila cose che mi sono state versate in testa in 5 giorni anche perché da lunedì dopo pranzo, si ricomincia di nuovo.