“Ci siamo, benvenuti a Toronto 2016”

Il primo post, un nuovo file Word, un nuovo anno e la mano che digita ancora, inevitabilmente, 2015 anziché 2016. Si ricomincia da qui, da Toronto, con un viaggio lungo e non troppo comodo, di certo il peggiore degli ultimi su questa rotta. Ho scoperto che anche se ti sposti verso occidente e parti dal Portogallo, da una piovosa Lisbona, ci metti sempre otto ore abbondanti, come se partissi dalla più orientale Roma.

Sono finite le vacanze, almeno per me, è terminata la toccata e fuga romana, un lampo, una ventata che è passata e che è volata via troppo in fretta. Camminavo oggi per Jarvis Street e mi domandavo se a Roma c’ero stato o meno.

La sera del 31 è trascorsa nel modo più giusto, a casa, perché per me non era capodanno bensì le ultime ore in Italia. Quando i botti poi hanno lasciato spazio al silenzio mi sono addormentato in un sonno profondo con diversi sogni. Uno in particolare lo ricordo bene perché ciclico e latore di tanti significati. Mi sono sognato il gol di Piqué nella semifinale con il Barcellona e i minuti dopo. In quel sogno, che in realtà è un incubo per come mi angoscia, c’è uno stato di nervosismo, ma soprattutto il timore di non farcela e soprattutto della beffa. Ricordo le sensazioni di quella sera, e ogni volta che rivedo quelle immagini, mi dico sempre “Non ce la facciamo, lo sapevo”. Poi, invece, andò diversamente.

Non è casuale però che questo sogno si riproponga in certi frangenti, un po’ come l’altro sogno-incubo che faccio più volte, anche se in questo caso specifico il comun denominatore è una persona e non una situazione.

Comunque sia, nonostante un paio di disguidi, trolley imbarcato, visto contestato per una dicitura effettivamente contradditoria, ritardi sulle partenze e quant’altro, alle 21:10 ieri sera ero a casa. “Lo Scannatoio” così mi riabbracciava e dopo un rapido risotto, quando mancava ancora molto alle 23, mi sono addormentato.

Inizia un altro anno, un nuovo capitolo veramente. Mentre attendevo il volo per Lisbona ieri mattina, ragionavo sul fatto che il nuovo anno stava cominciando con un viaggio, un dettaglio chiaro, la miglior metafora. Un viaggio per iniziarne un altro, lungo e che nasconderà tante altre insidie. Un anno che chissà come fra 364 giorni commenteremo.

Si ricomincia, ma stavolta non da zero e questo è un aspetto basilare. C’è tanta strada davanti ma la voglia non mancherà, arriverà piano piano, quando il 2016 entrerà nel vivo.

Non so perché ma oggi pensavo a quanto mi mancheranno quei pomeriggi di maggio a Roma. Quei primi caldi, quelle giornate lunghe e i primi week-end senza campionato, quelli in cui alle 3 vai a dormire e se va bene puoi farlo ancora in veranda. Non so perché la mente mi abbia trascinato in questo sentiero però sono convinto che quella sensazione fisica e climatica mi mancherà.

Speriamo che anche questa privazione venga colmata da altro. Mi auguro che ne valga la pena insomma, io farò il possibile, anche perché è il momento di ricominciare proprio come mi ha scritto Gabriele oggi: “Ci siamo, benvenuti a Toronto 2016”.

E allora, allacciamo le cinture, si va.