Solo a noi

Una cosa è certa sul tifo: non è un piacere parassita, anche se tutto farebbe pensare il contrario, e chi dice che preferirebbe fare piuttosto che guardare non capisce il concetto fondamentale. Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare. Nel momento del trionfo infatti il piacere non si irradia dai giocatori verso l’esterno fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco a quelli come noi in cima alle gradinate; il nostro divertimento non è una versione annacquata del divertimento della squadra, anche se sono loro che segnano i gol ed alzano il trofeo quando vincono. La gioia che proviamo in queste occasioni non nasce dalla celebrazioni delle fortune altrui, bensì dalla celebrazione delle nostre; e quando veniamo disastrosamente sconfitti il dolore che ci inabissa, in realtà, è autocommiserazione, e chiunque desideri capire come si consuma il calcio deve rendersi conto prima di questo. I giocatori sono semplicemente i nostri rappresentanti, e certe volte, se guardi bene, riesci a vedere anche le barre metalliche su cui sono fissati, e le manopole alle estremità delle barre che ti permettono di muoverli. Io sono parte del club, come il club è una parte di me; e dico questo perfettamente consapevole del fatto che il club mi sfrutta, non tiene in considerazione le mie opinioni e talvolta mi tratta male. In questo contorto universo ci sono delle cose uniche, dei momenti e delle situazioni alle quali infatti nessuno di noi potrebbe mai rinunciare. Anche se sai che qualsiasi cosa  può mettere qualcuno su un treno di pensieri che finirà con te seduto su uno dei suoi vagoni, non hai idea di quando possa succedere. È un fatto imprevedibile e fortuito. Con il calcio tutta questa casualità sparisce: tu sai che in sere come quelle dello scudetto o in pomeriggi come il 5 maggio sei nei pensieri di decine, forse centinaia di persone. E mi piace, mi piace il fatto che ex fidanzate, o altre persone che ho perso di vista e che probabilmente non rivedrò mai più, siano sedute davanti alla tv e pensino, per un momento, ma tutte nello stesso momento, Matteo, solo questo, e siano tristi o felici per me. A nessun altro succede, solo a noi.

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Eccomi a San Siro, l’unico posto al mondo dopo casa mia e casa di mia nonna, in cui mi sento veramente a mio agio.