Sloop John B

Nella settimana che mi conduce al compleanno numero 22, voglio arrivarci con questa canzone. Per me ha un significato speciale.

 

 

 

We come on the sloop John B
My grandfather and me
Around Nassau town we did roam
Drinking all night
Got into a fight
Well I feel so broke up
I wanna go home

So hoist up the John B’s sail
See how the mainsail sets
Call for the Captain ashore
Let me go home, let me go home
I wanna go home, yeah yeah
Well I feel so broke up
I wanna go home

The first mate he got drunk
And broke in the Cap’n’s trunk
The constable had to come and take him away
Sheriff John Stone
Why don’t you leave me alone, yeah yeah
Well I feel so broke up I wanna go home

So hoist up the John B’s sail
See how the mainsail sets
Call for the Captain ashore
Let me go home, let me go home
I wanna go home, let me go home
Why don’t you let me go home
(Hoist up the John B’s sail)
Hoist up the John B
I feel so broke up I wanna go home
Let me go home

The poor cook he caught the fits
And threw away all my grits
And then he took and he ate up all of my corn
Let me go home
Why don’t they let me go home
This is the worst trip I’ve ever been on

So hoist up the John B’s sail
See how the mainsail sets
Call for the Captain ashore
Let me go home, let me go home
I wanna go home, let me go home
Why don’t you let me go home

Noi Tre

“Il Drastico” detto anche “Il Sensitivo” (al secolo Antonio da Roma) e “Mr. Brivido” (David da Fiuggi). Sono loro i miei due compagni di viaggio, i miei commilitoni con i quali divido ormai da oltre due anni la quotidianità dell’università. Ci siamo incontrati per caso, il primo giorno in facoltà con David e a febbraio con Antonio, da lì in poi non ci siamo più separati, i corsi da seguire insieme ci hanno stretto sempre più e a fine dicembre siamo riusciti a coronare un nostro desiderio con il viaggio veneziano. C’è una frase che penso possa spiegare tutto, come disse Antonio tempo fa:”Noi non ci siamo scelti, noi ci siamo prescelti”, effettivamente andiamo pure troppo d’accordo dato che non abbiamo mai avuto modo di discutere. Ci siamo divertiti tanto in questi mesi trascorsi insieme, le lunghe chiacchierate sulle panchine o all’acquario, i nostri celebri “post partita” resteranno sempre dentro di noi. Ci siamo fatti coraggio in diverse circostanze, abbiamo fatto centinaia di previsioni (azzeccandone parecchie) abbiamo scommesso su tutto, anche su ciò su cui non si dovrebbe, abbiamo sdrammatizzato ogni situazione anche quando qualcuno di noi era coinvolto completamente in alcune vicende abbastanza complesse. Di ricordi ne ho tanti, forse il mare prima di andare a lezione è quello che mi piace di più, o forse è stampato nella mia mente meglio degli altri perché ho perfettamente in testa lo stato fisico (pessimo) e non solo con cui mi presentai in aula. Mi fa sorridere un fatto, ormai parliamo uguale, usiamo tre-quattro termini continuamente, anche a sproposito, e soprattutto le persone a noi vicine fanno lo stesso, abbiamo praticamente “colonizzato” i cervelli di altri, e queste sono soddisfazioni, anzi no, brividi…La storia dei soprannomi è diventata un modo per comunicare in codice riguardo chiunque ed ha aumentato la nostra complicità, sessanta personaggi appartengono alla lista, questo a mio parere, testimonia che a volte abbiamo poco da fare se non ammazzare il tempo giocando, ed è un privilegio che hanno veramente in pochi. Negli ultimi tempi ho capito che non posso stare molto tempo con il Drastico perché poi mi fomento troppo, ha questo potere su di me, e se poi l’entusiasmo sale alle stelle io non mi controllo più. Condividiamo gli stessi obiettivi e la stessa filosofia di vita (parolone) e tutto ciò aumenta la nostra sintonia, è stata una grande fortuna trovare certi compagni d’avventura, i risultati lo dimostrano, siamo vicini a primi traguardi, ma in realtà il più importante lo abbiamo già conquistato da tempo: noi tre.

 

La nostra cerchia si fonda su tre principi fondamentali: Fomento, Brividi ed essere Sempre Schierati.

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Verso il traguardo: La richiesta

Sapevo che sarebbe stato un lunedì importante, anche solo dal punto di vista simbolico, non mi auguravo che potesse prendere una brutta piega e nemmeno che davanti ad un pezzo di pizza col prosciutto seduto in veranda, in 15 minuti, potessi arrivare ad una conclusione/riflessione tanto importante e chiara. E’ stato il giorno della richiesta ufficiale di tesi al professor Trifone, dopo un paio di incontri preliminari a novembre e la scorsa settimana, stavolta è stato fatto il primo vero passo verso l’obiettivo. Insieme alla mia inseparabile compagna d’avventura siamo stati ricevuti nello studio del Presidente con il quale abbiamo concordato prima uno speciale programma d’esame e poi è scattato il discorso tesi. Dopo aver parlato dei tempi tecnici che mi dividono dalla laurea, il professore mi ha proposto due idee legate al mondo e al linguaggio giornalistico. La prima riguarderebbe uno studio ed un analisi di alcuni articoli di cronaca nera, rosa e fatti curiosi riportati da Il Messaggero a fine ottocento, la seconda sempre legata al giornalismo riguarda il filone sportivo, una ricerca su gli articoli de La Gazzetta dello sport nell’epoca fascista. Entrambe mi hanno fomentato, quella di cronaca cittadina mi diverte, quella sulla “Gazza” la potrei iniziare a scrivere pure stasera, anche perché ho già un primo colpo a effetto che ho subito preannunciato al professore. Il lavoro non inizierà dopo gli esami di giugno e luglio, ma ho intenzione di fare qualcosa fin da ora, appena avrò tempo. Mi sono divertito, le proposte mi piacciono e Trifone ha avuto il merito di colpirmi su argomenti che mi interessano particolarmente. Mi basta poco per fomentarmi, molto poco, però ho bisogno della pressione addosso, di un po’ di competizione, del tifo contro, di stare in guerra con mezzo mondo e di qualcuno da battere, altrimenti rendo la metà, mi conosco troppo bene. Il primo passo seppur formale è stato fatto, ora non mi resta che lavorare e impegnarmi per poter conquistare finalmente l’Eldorado.

 

 

Frasi del giorno

Professore:”Ciofi, se vuole, un paio di giorni di vacanza ad agosto se li può pure prendere!”.  

Valerio:”Siamo esseri umani e non abbiamo le chiavi per aprire tutte le porte”

Oasis Live

Non potevo mancare ed infatti non me lo sono perso, anche il concerto degli Oasis ieri al PalaEur mi ha visto comunque presente malgrado la mancanza di biglietto. Giunti con larghissimo anticipo, ovvero alle 17, abbiamo visto spegnersi quasi immediatamente la possibilità di portare a termine il nostro piano. Nemmeno l’atteso arrivo dei “fratelli”, più eleganti che mai, ed impegnati nel servizio d’ordine, ci ha regalato qualche barlume di speranza. La svolta della serata c’è stata in concomitanza all’arrivo di Daniele che ha calato il vero asso dalla manica risolvendo i problemi. Onestamente non c’è stato nemmeno un secondo in cui ho temuto di non vedere il concerto, considerando la compagnia che avevo, ero sicuro che alle 21 sarei stato sugli spalti, anche perché Daniele è uno in grado di entrare alla Casa Bianca o di farsi ricevere dal Papa tranquillamente. Il grande gruppo che si era ormai formato fuori dal Palasport, all’interno si è un po’ disgregato, ma ciò che più conta è che nessuno sia rimasto deluso. Lo show ha regalato comunque emozioni, un’ora e quaranta di grandi successi e tanta energia, personalmente il grande brivido l’ho avvertito quando ho riconosciuto l’intro di Slide away, la mia canzone preferita, ero incredulo, infatti non è un pezzo che suonano troppo spesso e poterlo ascoltare live è stato straordinario. Durante la seconda strofa, ho capito che Liam non era proprio lucidissimo, infatti ha sbagliato ripetendo I wonder where you are now anziché But you said please don’t!, la conferma del suo stato poco sobrio ce l’ho avuta quando ha annunciato Live Forever (altra mia canzone preferita) mentre poi ha cantato Champagne Supernova. Malgrado questi due cambi volanti, lo spettacolo è stato piacevole, migliore del 2006 secondo me, io l’ho vissuto di più, anche grazie alla compagnia che è stata all’altezza e merita un ringraziamento speciale. Devo annotare una cosa, il coro più intonato della serata è stato, senza poi un motivo chiaro, “We won it five times” cantato da Davide intorno alle 350 volte con particolare trasporto. Poco prima delle 23 abbiamo lasciato il PalaEur, sosta da Luciano per un panino “non indifferente” e poi tutti a casa felici e soddisfatti.

Say it loud and sing it proud today

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