La mia vendetta perfetta

La mia grandissima antipatia nei confronti del Napoli è nata nel 1997, quando al San Paolo perdemmo la semifinale di ritorno di Coppa Italia ai calci di rigore, grazie ad un errore dal dischetto di Massimo Paganin. Quella triste serata che culminò con le mie lacrime di bimbo mi rovinò in qualche modo il mio compleanno pochi giorni dopo, ma soprattutto scatenò la mia antipatia verso il Napoli che in quell’edizione della coppa, fu poi giustiziato in finale dal super Vicenza di Guidolin. A parte i “nemici” storici come Roma, Milan e Juve, il Napoli occupa stabilmente un ruolo importante fra le squadre che detesto, anche perché forse il San Paolo è stato sempre campo sinonimo di delusioni. Per questo sono stato contento di tutto quello che gli è successo in questi anni, non mi stanno simpatici e lo dico apertamente, certe delusioni infantili si tramutano poi in sentimenti del genere. Durante la gara ho pensato tante volte ai miei amici napoletani interisti, quelli che ho incontrato e conosciuto ad Abu Dhabi e con i quali ho vissuto il lungo viaggio di ritorno, credo che ieri abbiamo goduto in maniera smisurata. Parlando della sfida, stasera abbiamo giocato una partita di sacrificio, bene il primo tempo, discreti nel secondo, molto male ai supplementari. Il Napoli meritava di vincere visto quello che ha creato nei 120 minuti, noi siamo calati alla lunga mentre loro continuavano a correre come se fosse il ventesimo del primo tempo e questa cosa mi ha stupito. Ero sicuro che ai supplementari il Napoli potesse vincere, ma la prospettiva dei rigori mi ha suscitato la fantasia di vendicare quella cocente eliminazione di 14 anni fa. Per questo motivo ho goduto profondamente nel farli fuori così, ci siamo ripresi quello che lasciammo al San Paolo anni fa e ci siamo riusciti nello stesso modo. La mia personale vendetta si è finalmente consumata. Sono felice per quel ridicolo di Varriale, quando ha intervistato Zanetti credo che si sia cambiato la sciarpa del Napoli e se ne sia fatta dare una colorata dal cameraman, così come sono estasiato nel vedere Mazzarri rosicare, e anche quest’anno credo proprio che rimarrà con due tituli: la Coppa di Reggio Calabria e quella di Toscana come disse il grande Josè lo scorso anno. Roma o Juve ora è la stessa cosa, magari usciremo in semifinale (raggiunta per l’ottavo anno di fila) ma sono felice che giustizia sia stata fatta e che ai rigori stavolta sono andati a casa loro.

Sulla ruota di Napoli stavolta è uscito il numero 20, che nella smorfia partenopea è ‘a Festa!.

Vai Inter, vai!

Un punto d’incontro

Stesso posto, stessa situazione, ma diversi gli interpreti. Ieri sera è stato il turno dell’uscita con Vincenzo e Christian, un appuntamento stabilito e deciso già due settimane fa al quale abbiamo tenuto fede e questo ci ha permesso di trascorrere una bella serata insieme, dopo non so quanto tempo. L’intenzione di andare da Avalon nei pressi di San Giovanni è stata annullata dall’impossibilità di trovare un parcheggio nelle vicinanze, ovvero nel raggio di un paio di km, così abbiamo virato sul Devil’s Kiss, ma anche lì abbiamo dovuto abbandonare l’idea per la mancanza di un posto auto. A quel punto, dopo essermi reso conto che uscire a Roma è impossibile anche in mezzo alla settimana, abbiamo ripiegato sul Vecchio Franklin nei pressi della stazione Tiburtina, luogo in cui eravamo certi che avremmo trovato finalmente il parcheggio. Il nostro vagabondare è terminato e siamo entrati in un pub che a me non è certo indifferente per tanti motivi, ma in particolare per uno: è il ritrovo mio, di Antonio e David. È un posto che è divenuto il nostro luogo di incontro, siamo andati diverse volte lì, trascorrendo delle belle serate, che però nell’ultimo anno e mezzo non avuto più seguito. La frase con cui ho iniziato il post è quindi spiegata: ieri ho vissuto una serata molto simile a quelle passate con Antonio e David perché di fondo, mi sono incontrato con i miei vecchi, cari e più fidati amici del liceo e non solo. Vincenzo e Christian sono i corrispettivi perfetti di Antonio e David ai tempi delle superiori, e loro due in questi anni di università sono stati i due degni sostituti dei primi, ai quali mi lega un’amicizia che dura addirittura dalle medie. Penso che nessuno possa sostituire qualcuno nella vita, ma ci sono spesso delle situazioni e delle persone che ricoprono dei ruoli e delle posizioni molto simili. Se Antonio e David sono stati i perfetti compagni di viaggio dell’università, lo stesso posso dire di Vincenzo e Christian, basta solo spostare il riferimento cronologico di qualche anno indietro. Sono stato certamente fortunato ad avere incontrato persone del genere, ragazzi con i quali ho trascorso tanti momenti e ai quali mi legano molti bei ricordi, per questo ieri sono stato felice di aver passato una serata del genere. A volte ti rendi conto che anche se la frequentazione non è così assidua, perché non può più esserlo, certi rapporti cimentati nel tempo riescono ad andare avanti e si parla e ci si confronta come se ci si fosse visti la sera prima o la mattina a scuola. Mi ha fatto quindi immensamente piacere rivederli e ritrovarmi in un luogo certamente non banale per me e per quello che significa, un punto di incontro bizzarro, simbolo di rapporti simili che viaggiano dentro al tempo.

Peccato

Un muro, una barriera, un ostacolo da superare, stavolta non ci sono alternative, bisogna fronteggiare il grande avversario e batterlo. La testa che pulsa, la voce un po’ rotta, il cuore che batte più veloce: i momenti decisivi si vivono anche così, con il timore dentro e la voglia dell’impresa. Dall’aula T18 è Ciofi-Filologia Romanza: la super sfida.

Anche stavolta le mie paure non erano infondate. Non amo inventarmi preoccupazioni o finti ostacoli, ma quando affermo che la situazione è difficile raramente sbaglio. Mi porto a casa un 24 che di certo non mi riempie di soddisfazione, bensì mi lascia un gusto amaro per come sono andate le cose e per il fatto che questo voto mina la mia ottima media. Ho sostenuto l’esame con una delle due assistenti del professore e mi sono reso conto fin da subito che l’abbinamento non era stato dei più fortunati. Sono andato bene sul manuale, anzi direi molto bene, non ho sbagliato nulla e ho dimostrato una buona padronanza dell’argomento anche grazie a dei buoni riferimenti e a qualche interessante collegamento. Ancora una volta però mi è capitata la fastidiosa circostanza di affermare un qualcosa, avere ragione citando anche il libro ed essere smentito ingiustamente. Questo è avvenuto mentre parlavo delle lingue iberiche e quando ho fatto riferimento alla differenza fra occitanico e provenzale. Non mi è piaciuto l’atteggiamento dell’assistente e mi sono infastidito molto per le contestazioni ingiuste di quest’ultima. La parte dell’esame in cui non sono andato bene è stata quella relativa ai testi, delle sei fotocopie che avevamo, ovviamente mi ha chiesto l’argomento più difficile: i Giuramenti di Strasburgo con le complicatissime evoluzioni del francese antico. Oltre a questo testo, mi ha chiesto anche quello per il famoso sesto credito, e questa cosa non mi è piaciuta troppo anche perché solo con me ha avuto questa “attenzione” particolare. Alla fine, dopo un interrogatorio vero proprio di una lunghezza di cui non ho memoria, ero rimasto solo con lei in aula, a quel punto è giunto il professore a “liberarmi” poiché anche lui si era reso conto del fatto che era ormai in ostaggio di questa simpatica donna. Quando lei ha detto 23-24, oltre al mio stupore per un tale giudizio, il professore ha subito ribadito 24 e dopo aver preso in mano il mio libretto, ha cercato di capire come fosse andato realmente il mio orale per mettermi qualcosa in più, per non rovinarmi la media insomma. Non c’è stato nulla da fare, questo è il voto che mi porto a casa, meritavo di più, 26 sarebbe stato più giusto. Se l’avessi fatto con il professore sarebbe andata diversamente in tutto e per tutto, sia l’esame sia il voto da verbalizzare. Riguardo l’assistente posso dire poco e niente se non che le ho augurato la fine della povera Marta Russo, quando ho pensato a questa maledizione mi sono messo a ridere da solo, ma questo è il famoso lato terapeutico delle cazzate. Sono sempre molto obiettivo e quindi posso dire che oggi è andata male, quando sono stato favorito o ho preso più di quello che mi spettava l’ho detto, oggi però devo dire il contrario. Peccato che sia andata così, speravo in un esito diverso, ma uscito dall’aula sono andato subito in biblioteca per farmi delle fotocopie per l’esame di Letteratura inglese. Il 9 febbraio non è lontanissimo, c’è molto da studiare ed una fastidiosissima tesina di tre pagine da scrivere entro otto giorni. Fra due settimane sarà tutta un’altra storia, l’esame in questione mi piace e mi coinvolge molto di più ma soprattutto ci sarà da riscattare il passo falso di oggi.

Riprendendo il finale del post di ieri, posso dire che El Jardinero stavolta non ha segnato, mi sarei accontentato di un bel pareggio, ma alla fine, le decisioni arbitrali hanno fatto la differenza e a Torino capita spesso.

Vediamo come va…

Io non la vedo molto bene, questo è fuori di dubbio. Poche ore mi dividono ormai da questo maledetto esame di filologia romanza, domattina dalla bolgia della T18 andrà in scena il primo esame di questa sessione invernale, il quintultimo della mia magistrale. Come ho già detto in un post di qualche giorno fa, non è un mio esame, non mi piace, non mi interessa e soprattutto mi ha messo in seria difficoltà, in poche parole non affronto la situazione con il fomento di sempre. Percepire un po’ d’ansia prima di un esame è una sensazione a me ormai abbastanza sconosciuta, non vivo più tutto ciò da moltissimo tempo, credo proprio dalla sfida titanica di glottologia del gennaio 2007. Per diversi aspetti, la preparazione a questo orale mi ha riportato indietro nel tempo e parecchie cose mi hanno riproposto i fantasmi di glottologia. Sto vivendo l’avvicinamento a questo esame in modo ben diverso e me ne rendo conto dalla scarsa vena che tende di solito al cazzeggio. Domani non voglio nessuno lì: niente “tifo”, niente battute, desidero stare solo e cercare il massimo della concentrazione, perché per ricordarsi tutte queste cose sarà fondamentale essere concentrati al 130%. Sento molto questo appuntamento anche perché siamo entrati nella fase calda, nel rettilineo finale, e quindi i calcoli si fanno in particolare per la media. Dovrò tener botta domani, limitare i danni cercando di prendere un voto che non abbassi troppo il livello che finora è stato ottimo. Io firmo per un 27, sotto questo sbarramento inizierei ad essere un po’ dispiaciuto o comunque un filo preoccupato per la prospettiva futura, ovvero altri 4 esami con molte probabilità che la media possa calare ulteriormente. Non mi nascondo dietro ad un dito, domani si può andare male, e non escludo che questo esame vada sostenuto di nuovo o per un voto troppo basso o per una bella bocciatura. Ho studiato tanto, con la coscienza sono a posto e so esattamente che di più non potevo fare, ho seguito tutte le lezioni tranne una in cui ho fatto il pre appello di filologia della letteratura italiana e quindi non mi resta altro che sperare bene e giocarmela.

Domani è tosta cari miei, come ho detto tante volte, domani è Juventus-Inter al Delle Alpi e quindi, speriamo che El Jardinero gliene faccia un paio…