Discriminazione territoriale

 

L’header di questo blog avverte i lettori di come qui si possa trovare molta demagogia e parecchio qualunquismo, un suggerimento che ovviamente spiazza e mette fuori strada proprio perché è in realtà fortemente ironico. A me è sempre piaciuto schierarmi, prendere posizioni e dire la mia, anche in situazioni magari spinose, ma ho sempre cercato di fare questo quando sapevo le questioni in ballo ed ero consapevole di cosa andavo a scegliere.

E allora mi ritrovo qui a parlare di questa diatriba di pseudo razzismo che si sta sempre più sviluppando fra Istituzioni, Lega, tifosi e società. Ho letto un sacco di stupidaggini, noto come tutti stiano in realtà mal interpretando delle cose e di come la spirale di perbenismo ed ipocrisia stia lentamente ingoiando chiunque

Io, e ci tengo a dirlo subito, sto dalla parte dei tifosi, di quelli delle curve e anche di quelli che per colpa di alcuni illuminati devono rimanere a casa con lo stadio chiuso e si vedono privati del loro diritto di andare a vedere una partita senza essere nemmeno rimborsati. La beffa che vivono questi ultimi non si deve ricongiungere a chi canta dei cori, no signori, ma a chi sta esagerando con una ondata di ridicolo moralismo.

Discriminazione territoriale. Sono queste le due paroline magiche che nelle ultime settimane stanno condizionando il campionato, chi canta o fa riferimento a questo concetto viene sanzionato con la chiusura dei settori (da cui è partito il coro) e la chiusura totale dello stadio come seconda sanzione in caso di recidività.

In questa folle regola però, esiste anche una gerarchia, un tariffario, nel senso che “Napoletani colerosi” o “Napoli merda” è una cosa, “Milano in fiamme” un’altra, il “buu” a uno di colore è razzismo, il “buu” ad un altro no.

Insultare il tifoso avversario rivolgendosi a sua madre è accettato, magari diranno che non è maleducato, dire ad un altro che la sua città di provenienza fa schifo o è una merda non è tollerato.

Già in queste poche righe si capisce quanto tutto ciò sia fumoso e poco chiaro, di come non ci sia una norma giusta, di quanto sia paradossale l’idea.

Non è così che si combatte il razzismo, e nemmeno una sua appendice forzata come quella della discriminazione territoriale che in Italia ci sarà sempre. Voler cancellare o vietare a qualcuno di gridare una città a caso affiancandogli MERDA è fuori da ogni logica, anche perché magari chi segnala queste cose è colui che in mezzo al traffico manda a quel paese qualcuno facendo magari riferimento alla targa diversa dell’automobilista: non è discriminazione quella?

E così, in maniera anche provocatoria, voglio rammentarvi che l’Italia è il paese dei Comuni, delle Cento Città, l’Italia è il paese del Palio, in cui il confine, l’altro, chi sta oltre un muretto rimane un nemico o un avversario. È così, fa parte di noi e sempre ci sarà perché non è solo un retaggio storico che abbiamo ma è una cultura insita nella nostra anima. Siamo diversi, disgregati, viviamo di rancori e di invidie, ma tutti sempre fieramente attaccati al proprio territorio, tutti radunati sotto una bandiera. Il calcio è campanilismo, è la più grande forma di appartenenza, aggregazione e senso di comunità che rimane in Italia e da sempre, e dico sempre, sono esistite certe dinamiche, come appunto quella di insultare la città avversaria, un posto che magari è tuo rivale da secoli, un posto contro magari i tuoi antenati hanno combattuto nel 1243 per un pezzo di collina. Chi non ricorda questo, chi vuol far finta di tutto ciò è miope e anacronistico, così come quelli che ogni tanto tentano di rilanciare l’idea di accorpare delle province (tipo Pisa-Livorno) creando mostri burocratici-amministrativi e insultando la storia e le nostre origini.

Non ci sto, non posso condividere tutto questo, soprattutto quando un ministro dice che un suo collega gli ricorda un orango e tutto finisce lì, senza nemmeno un pezzettino di Parlamento chiuso. In un momento di crisi, con un Paese che sta finendo nel baratro sempre di più, giorno dopo giorno, il problema principale è chiudere gli stadi perché uno fa discriminazione territoriale.

A voi sembra normale? Anche perché solo un stato debole può prendere misure così drastiche e stupide, chiudere tutto per colpa di dieci persone impedendo ad altre 50 mila di godersi uno spettacolo. Solo uno stato inesistente può operare così perché non è in grado di gestire nessun problema.

Solo un paese così, ipocrita, finto e dai valori morali plastificati può comportarsi in tal maniera. Solo la gente che ci vive e si fa ingarbugliare il cervello da mass media e giornalai (non giornalisti) può dar retta a certe pagliacciate schierandosi contro i tifosi e nutrendosi di quella demagogia che fa stare tutti un po’ meglio e ci fa dormire la notte contenti di aver detto la cosa giusta.

Ma io, mi dispiace per voi, non ci sto. Io sto dall’altra parte.

 

 

 

 

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Discriminazione territorialeultima modifica: 2013-10-09T13:15:00+02:00da matteociofi
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